L'opa macroniana sulla politica francese è partita
Nella sede del Partito socialista francese, è già scattata la fuga a due giorni dall’elezione di Emmanuel Macron all’Eliseo
Parigi. A Rue de Solférino, sede del Partito socialista francese, è già scattata la fuga a due giorni dall’elezione di Emmanuel Macron all’Eliseo. Il primo nome altisonante ad annunciare di volersi candidare alle legislative di giugno sotto l’etichetta de “La République en marche” è quello di Manuel Valls, ex primo ministro. “Sarò candidato nella maggioranza presidenziale e desidero unirmi al nuovo movimento”, ha dichiarato a Rtl l’ex delfino di François Hollande, prima di aggiungere: “Poiché sono un uomo di sinistra e resto un socialista, non rinnegherò trent’anni della mia vita politica, e poiché ho avuto delle responsabilità e so che governare la Francia è difficile, non voglio tendere un agguato. Voglio la riuscita di Emmanuel Macron. Parliamoci francamente: siamo d’accordo sulla maggioranza delle proposte del progetto che Emmanuel Macron difende sì o no? Sì”. Infine, dopo aver invitato i deputati uscenti progressisti e quanti hanno auspicato una vittoria del candidato di En Marche! a fare altrettanto, ha pronunciato l’orazione funebre del sistema politico che ha retto fino all’altro ieri la Quinta Repubblica: “I vecchi partiti sono morti. Il Partito socialista è morto, non i suoi valori e la sua storia. Ma ormai è il passato. Tutti quelli che si riconoscono nel progetto riformista di Emmanuel Macron dovrebbero impegnarsi pienamente”. L’ex premier e rappresentante dell’ala riformista del Ps aveva già dato il suo sostegno al neoeletto presidente in occasione del primo turno, nonostante le divergenze emerse tra i due durante gli anni di governo. Ma già allora, sia Macron sia i suoi collaboratori avevano reagito tiepidamente, preoccupati di rispettare la volontà di rinnovamento dei volti della politica.
Ieri, dopo l’annuncio, la squadra di En Marche! ha reagito con ancor più diffidenza: “Non è stato investito dalla Commissione nazionale d’investitura (...) Avrebbe dovuto depositare la sua candidatura come gli altri perché la regola è uguale per tutti”, ha fatto sapere Benjamin Griveaux, portavoce di En Marche!. La situazione, per Valls, è complicata. E non solo perché nella circoscrizione in cui vuole presentarsi, l’Essonne, c’è già un’altra candidata a correre sotto le insegne di En Marche!, ma anche perché al Ps sono pronti a spingerlo verso l’uscita dopo questo ennesimo tentativo di tradimento.
Con il caso Valls è iniziato ieri il lungo regolamento di conti dei socialisti, che durerà fino alle legislative e potrebbe realmente portare alla morte definitiva del partito fondato da Mitterrand nel 1971. Morte accelerata dall’opa che Macron ha lanciato in questi giorni per conquistare i delusi del Ps ma anche dei Républicains, tentati dal suo centrismo ora che gli estremi sono occupati da una parte dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon e dall’altra dal Front national di Marine Le Pen. Bruno Le Maire, esponente dell’ala liberale dei Républicains, si è detto “pronto” a lavorare con Macron, affermando di essere in contatto con la sua squadra. Edouard Philippe, sostenitore di Juppé, ha dato anch’egli segni di apertura. Come loro in molti starebbe scalpitando nel partito neogollista, fatto che fa storcere il naso alla corrente più conservatrice di Lr: “Macron vuole distruggere il nostro partito”, si è lamentato il deputato Eric Ciotti. La creazione di un Parti de la nation è la sola speranza per Macron di avere una maggioranza all’Assemblea nazionale che gli permetta di fare le riforme che si è prefissato. Ma tutto dipenderà anche dal suo primo ministro, il cui nome sarà svelato all’inizio della prossima settimana, dopo il passaggio dei poteri con Hollande. Jean-Yves Le Drian, ex titolare della Difesa, è in queste ore il più quotato per diventare il prossimo inquilino di Matignon. Ma sono alte anche le possibilità di una coabitazione, alla quale François Baroin, ex ministro dell’Economia di Sarkozy e aspirante premier, si è detto pronto.
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