Un ufficiale tedesco filonazista preparava un attentato "false flag"
Complotti, questa volta per davvero
Roma. Sazi di troppi complottismi, corriamo il rischio di trascurare un complotto autentico. In questi giorni il ministro della Difesa tedesco, Ursula van Der Leyen, ha ordinato ispezioni in tutte le caserme per scovare segni di simpatie naziste tra i soldati, dopo l’arresto avvenuto alla fine di aprile di un ufficiale di 28 anni che stava pianificando un attacco terrorista di tipo ”false flag” (vale a dire compiuto con l’intenzione di addossarlo a qualcun altro). L’ufficiale, di cui non è stato rivelato il nome, aveva sfruttato uno dei punti deboli – deboli a un livello che non si crederebbe possibile – del sistema tedesco di accoglienza dei rifugiati siriani. Nel dicembre 2015 si era registrato come siriano a Zirndorf in Baviera con un nome falso, si era inventato una storia sul suo passato – aveva detto di avere un negozio di alimentari – e a partire dal gennaio 2016 aveva cominciato a ricevere un assegno di sussistenza di quattrocento euro al mese, senza sapere parlare una sola parola di arabo. E’ lo stesso punto debole sfruttato da Anis Amri, l’attentatore tunisino che nel dicembre 2016 ha attaccato il mercatino di Natale con un tir ed è poi stato ucciso dalla polizia a Milano. Amri si era registrato in 14 centri differenti, in regioni diverse della Germania e con nomi mai uguali, creando dietro di sé una scia di piste false che nelle sue intenzioni dovevano disorientare gli investigatori e l’intelligence.
Nel 2014 l’ufficiale aveva già sollevato l’attenzione dei suoi superiori perché la sua tesi di master era zeppa di idee estreme, per esempio aveva scritto che l’immigrazione in Europa avrebbe provocato “un genocidio di massa”. Gli era stato imposto di riscriverla e lui aveva acconsentito. A partire dal gennaio 2016, dopo la falsa iscrizione nel registro dei rifugiati, l’ufficiale tedesco ha vissuto una doppia vita, secondo gli inquirenti, che ne avevano disposto la sorveglianza, aveva elaborato un piano per sfruttare il suo doppio arabo: sparare a qualcuno e poi dare la colpa a lui – che non esiste. A gennaio è stato filmato mentre nascondeva una pistola nel ripostiglio dei bagni dell’aeroporto internazionale di Vienna e a inizio febbraio è stato arrestato dalla polizia quando è tornato a prendere l’arma. Anche un suo amico, uno studente di 24 anni, è stato arrestato perché era a conoscenza del piano e in casa gli è stato trovato materiale per confezionare esplosivo. La perquisizione dell’alloggio dell’ufficiale ha coinvolto 70 poliziotti, si è allargata ai suoi luoghi di lavoro e da lì è nato il caso che ha fatto partire le ispezioni in tutto il paese: in due basi militari una dopo l’altra sono state trovati segni di simpatie naziste, come una svastica intagliata nel calcio di un fucile, un pamphlet nazista, foto di ufficiali con uniformi e decorazioni del Terzo Reich, la sigla HH (Heil Hitler) su un muro. L’ispezione generale in tutte le caserme tedesche è finita ieri, un rapporto conclusivo dovrebbe uscire martedì 16 maggio.
In casa dell’ufficiale è stata trovata una lista di cinque potenziali bersagli da uccidere. Se il suo piano avesse funzionato e fosse riuscito a dare la colpa a un siriano, è probabile che il caso avrebbe assunto un significato politico forte. L’arrivo di 890 mila rifugiati dalla Siria nel 2015 ha creato una profonda divisione in Germania, ci sono stati attacchi contro i centri di accoglienza e per la prima volta la figura di Angela Merkel è stata messa in discussione sul serio. Il 24 settembre ci saranno le elezioni politiche – la Merkel si candiderà per la quarta volta – e saranno cruciali come quelle francesi appena vinte da Emmanuel Macron contro il Front national. Qualsiasi calcolo avesse fatto l’ufficiale tedesco, era fatto abbastanza bene: c’è una larga audience tedesca che non aspetta altro che di impugnare un attentato islamista per rilanciare una piattaforma politica di destra radicale che è simile a quella di altri paesi europei, quindi anti Unione europea e a favore del protezionismo.