Come ha fatto la Merkel a espugnare Düsseldorf
La sconfitta di Martin Schulz c'entra con le politiche in tema di accoglienza. Oggi i rifugiati non fanno più (troppa) paura
Berlino. La sconfitta era nell’aria. Nelle ultime due settimane i sondaggisti avevano indicato il recupero dei cristiano-democratici della cancelliera Angela Merkel sui socialdemocratici del suo sfidante Martin Schulz, ma domenica in Nordreno-Westfalia (NRW) i sondaggi non sono stati rispettati. La Cdu, il partito conservatore della Merkel, ha recuperato lo svantaggio e superato la Spd di due punti: un fatto storico se si considera che quella regione è un tradizionale feudo della sinistra. La batosta per l’Spd è stata grave: il partito ha perso otto punti (dal 39,1 al 31,2%, ossia il peggior risultato regionale dal Dopoguerra), trascinando nel crollo anche gli alleati di governo; in crisi di identità, i Verdi hanno lasciato per strada quasi metà dei loro consensi (da 11,4 a 6,4%). La bastonatissima governatrice uscente Hannelore Kraft ha subito dato le dimissioni dalla vicepresidenza federale del partito, lasciando a Schulz l’ingrato compito di guidare l’Spd alle legislative a settembre.
Fra le ragioni della sconfitta dei socialdemocratici è stata menzionata la loro scarsa competenza in tema di sicurezza. Due dei fatti di cronaca che più hanno impressionato i tedeschi in tempi recenti portavano il timbro renano doc: le molestie sessuali di massa avvenute davanti al duomo di Colonia la notte del Capodanno 2016 e il mancato arresto di Anis Amri, che pure le stesse autorità di Düsseldorf avevano definito pericoloso. Amri finirà per lanciarsi con un tir su un mercatino nel cuore di Berlino il 19 dicembre del 2016, uccidendo dodici persone. Incassata la sconfitta, lo stesso Schulz ha ammesso di “non essere un mago” ma di credere – e cos’altro doveva dire? – nella possibilità di vincere le elezioni a settembre. Lui e il suo partito hanno oltre un mese, da qui al congresso a Dortmund, per stabilire una linea più convincente: la sua promessa di “maggiore giustizia sociale” evidentemente ai tedeschi non basta.
Più interessante è capire come Angela Merkel sia riuscita a espugnare Düsseldorf e, soprattutto, cosa significhi questa affermazione per la sua leadership. In un curioso ribaltamento di ruoli, la Cdu di Merkel e Schaüble – accusati da mezza Europa e dall’Ocse di spendere troppo poco in investimenti pubblici per favorire invece l’export – ha sconfitto l’Spd criticandola per gli investimenti con il contagocce sul suolo renano. A guidare la riscossa cristiano-democratica, il partito ha scelto Armin Laschet. Il cv del non troppo carismatico governatore in pectore è la chiave di lettura dell’enormità della vittoria merkeliana. È vero che il NRW è importante perché è il Land più grande, come è vero che in questa zona il voto è soprannominato “la piccola elezione federale”; quel che più conta però è che Laschet è un uomo che in tema di accoglienza la pensa esattamente come la cancelleria. Da anni il politico cristiano-democratico di fede cattolica sostiene che “l’immigrazione è una chance” per la Germania. Di più: ad agosto 2016, il partito e il paese criticavano Merkel per aver deciso da sola di accogliere un milione di profughi siriani e iracheni, Laschet definiva “inutile” il dibattito sul divieto di burqa negli spazi pubblici. Se milioni di renani hanno votato per il mite Armin, a maggior ragione milioni di tedeschi potranno tornare a votare per Angela. Tanto più che nel frattempo lei ha cambiato rotta, tirando il freno sull’immigrazione.
Nel corso del 2016 la Cdu ha perso una serie di elezioni, insidiata a destra dagli xenofobi di Alternative für Deutschland: a riprova che oggi i rifugiati non fanno più (troppa) paura, c’è proprio il risultato di AfD. Domenica i sovranisti tedeschi hanno preso il 7,5% dei voti: un risultato dignitoso, ma anni luce dal venti e più per cento incassato mesi fa nei Länder orientali. Oggi chi abbandona la Cdu non sceglie necessariamente AfD: a dare corpo alle aspirazioni dei conservatori va segnalata anche l’ottima performance dei liberali (Fdp) di Christian Lindner, balzati al 12,4% (+4), e diventati terzo gruppo al Parlamento statale renano. L’obiettivo di Lindner è riportare l’Fdp al Bundestag, da dove il partito è stato estromesso quattro anni fa per non aver raggiunto la soglia del 5%. Oggi l’Fpd, alleata naturale della Cdu, è diventata kingmaker a Düsseldorf . Se l’onda lunga liberale dovesse continuare, domani Lindner potrà fare la differenza anche al Bundestag.