Édouard Philippe (foto LaPresse)

Macron in Francia nomina un primo ministro di destra e fa nascere il Parti de la nation

Mauro Zanon

Édouard Philippe, sindaco di Le Havre in quota Républicains, ha un passato socialista e un presente da fedelissimo di Juppé. Le manovre in vista delle legislative

Parigi. Si sono incontrati per la prima volta nel 2011, durante una cena organizzata da amici in comune, e da quel momento, nonostante i percorsi differenti, hanno continuato a sentirsi e a scambiarsi messaggi di stima. Édouard Philippe, sindaco del comune di Le Havre in quota Républicains (Lr), è il nuovo primo ministro francese scelto dal capo dello stato Emmanuel Macron per avviare una stagione di riforme condivise e confermare la sua volontà di aprire il governo a figure provenienti da formazioni politiche diverse. Ad annunciarlo, come da protocollo, è stato il segretario generale dell’Eliseo, Alexis Kohler.

 

“Lei (il premier uscente Bernard Cazeneuve, ndr) ha detto di essere un uomo di sinistra, e non avevo dubbi su questo. Io, invece, sono un uomo di destra, fatto che sicuramente non vi sorprenderà, lo so bene. Eppure, ci stimiamo reciprocamente, e sappiamo che l’interesse generale deve guidare l’impegno dello stato, degli eletti e dei concittadini”, ha dichiarato Philippe nel corso del tradizionale passaggio delle consegne nel cortile di Matignon.

 

In risposta al primo ministro uscente, che nel suo discorso finale ha citato molteplici figure storiche della gauche, tra cui Léon Blum, Philippe ha evocato i suoi modelli politici: Alain Juppé, di cui è stato un fedelissimo nonché direttore di campagna durante le primarie del novembre 2016, Charles de Gaulle e Georges Clemenceau. In conclusione, ha promesso di guidare un governo “combattivo”, determinato a rispettare l’ambiziosa tabella di marcia del presidente Macron.

 

La nomina di Philippe era praticamente certa da domenica pomeriggio, ma nel quartier generale dei Républicains si è sperato fino all’ultimo che il quarantaseienne di Rouen voltasse le spalle alla tentazione macronista. Così non è stato e ora la campagna dei neogollisti per le legislative di giugno diventa piena di ostacoli, con i liberali e i moderati vicini a Juppé pronti a fare i bagagli per raggiungere La République en marche – etichetta sotto la quale corrono i candidati macronisti – e l’ala conservatrice indecisa se cercare convergenze con il Front national o aspettare i risultati del prossimo 11 e 18 giugno per organizzare la ricomposizione della droite.

 

Nato nel 1970 in una famiglia di professori di francese, Philippe ha conseguito la maturità in Germania, a Bonn, prima di entrare a Sciences Po dove trascorre “tre anni da sogno”, come ha raccontato al settimanale Point. Dopo la scuola di rue Saint-Guillaume entra all’Ena, la fucina delle élite parigine. “Era un vero centrista, ironico e simpatico, amico di persone di sinistra e di destra”, dice oggi Julien Carmona, uno dei suoi ex compagni di banco all’Ena. Poi trascorre una breve parentesi al Senato nell’ufficio di un certo Jean-Luc Mélenchon, leader della France Insoumise, e vanta un fugace passaggio al consiglio di stato, ma è nel Partito socialista, ai tempi di Michel Rocard, che Philippe inizia a farsi le ossa.

 

Allora primo ministro di Mitterrand, il padre della “seconda sinistra”, riformista, europeista e liberale, era un punto di riferimento per il giovane di Rouen, così come lo è stato per Macron: “Sono cresciuto in un universo di sinistra dove si votava socialista, e c’era in lui un lato socialdemocratico rivendicato che mi piaceva molto. Apprezzavo i suoi discorsi sull’esigenza delle riforme”, ha dichiarato Philippe al Point.

 

Dopo la cacciata di Rocard da parte di Mitterrand, il neo eletto premier strappa la tessera del Ps e raggiunge la destra repubblicana. Si avvicina all’allora sindaco di Le Havre, Antoine Rufenacht, ex collaboratore di Raymond Barre poi direttore di campagna di Chirac alle presidenziali del 2002. Lo stesso anno partecipa alla creazione dell’Union pour un mouvement populaire (Ump) accanto ad Alain Juppé, dal quale non si separerà più.

“Si assomigliano su molti punti: l’intelligenza, la cultura, la visione della società”, ha detto Aurore Bergé, ex membro della squadra juppéista. Con la nomina di Philippe, ieri, a Parigi, è nato ufficialmente il Parti de la nation.