Macron e i bravi ragazzi
Chi sono e a cosa aspirano i consiglieri del nuovo presidente francese, che lui chiama (con affetto) “les enfants”
Parigi. Fino a qualche giorno fa, li trovavi ancora tutti riuniti al sesto piano del quartier generale di En Marche!, nel Quindicesimo arrondissement, ad affinare le prime misure del quinquennio e a selezionare gli ultimi curricula dei candidati della République en marche alle legislative di giugno. Ma ora la “garde rapprochée” di Emmanuel Macron, la cerchia di fedelissimi che lo ha accompagnato nella sua ascensione verso l’Eliseo è pronta a passare sotto gli ori della République, chi all’Eliseo accanto al presidente, chi nei ministeri con un ruolo di primissimo piano. Sono rimasti nell’ombra nei mesi che hanno separato il lancio di En Marche!, nell’aprile 2016, dall’investitura del loro mentore, lo scorso 7 maggio, ma è grazie al loro lavoro quotidiano che il motore della macchina macronista ha potuto funzionare senza mai un guasto, senza mai dare l’impressione di potersi fermare dinanzi alle inquietudini e alle malelingue legate alla loro giovane età.
Molti di loro non avevano ancora trent’anni quando Macron li ha chiamati al loro fianco nel settembre 2014. Alcuni venivano dalla scuola di Dominique Strauss-Kahn, altri erano appena usciti dalle fucine delle élite, Sciences Po, Essec, Ena e École normale supérieure, ma tutti si sono ritrovati a far parte del primo cerchio dell’allora ministro dell’Economia quando nell’autunno 2015 inizia a farsi largo l’idea di un movimento fuori dai partiti, di rottura e superamento del vecchio schema sinistra-destra.
Tra questi spicca Ismaël Emelien, che ha conosciuto il futuro presidente della Repubblica nel 2006, all’interno della Fondation Jean-Jaurès, pensatoio social-liberale vicino a Strauss-Kahn, e a Bercy era il suo influentissimo “consigliere per la comunicazione e gli affari strategici”. Originario di Grenoble, Emelien è entrato in politica all’età di 19 anni (è del 1987), devoto alla causa strausskanhiana. Nel 2011, dopo lo scandalo del Sofitel che manda all’aria i sogni dei giovani social-liberali che credevano in Dsk, si dirige verso Havas, il colosso francese che fornisce consulenza per strategie di comunicazione. In poco tempo si specializza in comunicazione di crisi, strategia politica e studi di opinione, e attira l’attenzione del Tout-Paris. “E’ il miglior stratega di Parigi”, dirà di lui Laurent Bigorgne, direttore del think tank liberale Institut Montaigne. Nell’aprile 2016, quando Macron decide di lanciare En Marche!, Emelien diventa il pilastro del movimento. Subito, in totale discrezione, alza il telefono e chiama i suoi amici della start-up parigina Liégey-Muller-Pons, che avevano imparato a fare campagna elettorale da studenti di Harvard e del Mit di Boston ai tempi del primo Obama, nel 2008. Decidono così di unire le loro forze e di lanciare la “grande marche”, mandando 4.000 volontari a setacciare la Francia per raccogliere le inquietudini, le aspirazioni, i desideri e le aspettative dei francesi. A partire dai risultati ottenuti, fabbricano nel settembre 2016 il programma di En Marche!. “Macron valorizza il dissenso. Il dibattito contraddittorio gli permette di affinare il suo pensiero. Fra di noi, è semplice: io propongo, lui decide ed esegue”, ha confessato Emelien a Libération. Da domenica, a soli trent’anni, il ragazzo di Grenoble è il consigliere speciale del presidente della Repubblica, il ruolo che fu dell’economista Jacques Attali all’epoca di François Mitterrand, e del gollista Henri Guaino quando all’Eliseo c’era Nicolas Sarkozy. Nel luglio del 2014, quando non sapeva ancora che François Hollande lo avrebbe chiamato per sostituire Arnaud Montebourg al ministero dell’Economia, Macron stava riflettendo attorno all’ipotesi di creare una start-up sull’insegnamento proprio con Emelien, ma anche con un altro giovane brillante che diventerà poi un suo luogotenente: Julien Denormandie. Quest’ultimo, 36 anni, ingegnere di formazione, è stato assieme a Emelien l’artefice della strategia vincente di En Marche!. Vice direttore di gabinetto quando Macron era a Bercy, poi vice segretario generale di En Marche!, è stato uno dei suoi principali consiglieri nei mesi di campagna elettorale. Secondo le ultime indiscrezioni del Monde, potrebbe entrare all’Eliseo nel ruolo di vice segretario generale. Secondo il Journal du dimanche, invece, potrebbe ritornare nel privato, continuando a consigliare Macron nell’ombra.
Tra le prime nomine di domenica scorsa, la più importante è sicuramente quella di Alexis Kohler, quarantaquattrenne ex collaboratore dell’attuale commissario europeo Pierre Moscovici, passato da Sciences Po, l’Essec, l’Ena e con esperienze al Tesoro, al Fmi, all’Agence des Participations de l’Etat, chiamato a indossare i panni di segretario generale dell’Eliseo, il posto più strategico del palazzo presidenziale. Kohler, direttore di gabinetto di Macron quando quest’ultimo era al ministero dell’Economia, è ora il numero 2 di Macron e principale collaboratore del capo dello stato. Avrà molte compiti da segretario generale: sarà il consigliere politico e strategico del presidente, il suo portavoce, colui che garantirà il coordinamento con Matignon, sede del primo ministro, con i partiti politici e con i sindacati, colui che farà arrivare a Macron tutte le informazioni da lui giudicate utili, che filtrerà i dossier, getterà un ultimo sguardo sui discorsi importanti e preparerà il consiglio dei ministri. Una sintesi di “tecnocrazia” e di “politica”, di cui Kohler è tra i più esperti di Parigi, stando a quanto riferito da chi lo ha conosciuto da vicino.
Tra i “Macron boys” in cammino verso l’Eliseo, come li ha chiamati Libération, c’è anche Benjamin Griveaux, volto televisivo di En Marche!, portavoce del movimento durante la campagna e secondo alcune voci di corridoio potenziale ministro del governo Philippe che verrà nominato oggi. 39 anni sulla carta d’identità, con un passato nel segno di Dsk e da ex consigliere di Marisol Touraine, ministra della Salute del quinquennio hollandiano, Griveaux, in caso di mancata entrata nell’esecutivo, potrebbe occupare un posto all’Assemblea nazionale (è candidato alle legislative sotto l’etichetta La République en marche nella circoscrizione di Parigi). Un altro nome importante della galassia macronista è quello di Stéphane Sejourné, 31 anni, che si è autodefinito la “cabina telefonica” di Macron. Come raccontato dal settimanale Obs, è stato il trait d’union tra il comitato centrale di En Marche! e gli eletti locali, e il responsabile delle investiture alle legislative di giugno. Consigliere politico di Macron quando quest’ultimo era titolare dell’Economia e tra i pilastri della stesura della legge sulle liberalizzazioni, Sejourné potrebbe continuare a sussurrare all’orecchio dell’attuale presidente o comunque ottenere un ruolo di primo piano nell’organigramma.
Tra i macronisti della prima ora candidati a un posto di rilievo nella nuova classe dirigente di Francia ci sono Cédric O., collaboratore a Bercy di Dsk, Moscovici e Macron, prima di occuparsi dei conti di En Marche!, Emmanuel Miquel, trentenne, responsabile dei finanziamenti del movimento fin dalla sua creazione, Marc Ferracci, economista, amico di lunga data di Macron (si sono conosciuti sui banchi di Sciences Po) e ispiratore della riforma dell’indennità di disoccupazione che sta già facendo urlare i sindacati, Stanislas Guerini, uscito dalla scuola strausskahniana, nominato segretario dell’associazione di finanziamento di En Marche!, e Sophie Ferracci, avvocato e organizzatrice di tutti gli spostamenti di Macron sia quando era a Bercy sia da candidato di En Marche!. Nella lista dei “100 con chi vuole riformare la Francia”, secondo quanto raccontato dal numero speciale dell’Obs dedicato all’elezione del candidato di En Marche!, figurano anche un ragazzo di 27 anni, Quentin Lafay, che nonostante la giovanissima età è già passato attraverso diversi gabinetti della Francia che conta e ha avuto la responsabilità di scrivere i discorsi di Macron durante alcuni dei suoi meeting. Lafay ha anche scritto un romanzo, “La place forte”, uscito per le edizioni Gallimard, e non è certo escluso che possa continuare a essere una delle “plume” di predilezione del capo dello stato.
Accanto al suo volto, apparso per la prima volta nel documentario dedicato all’ascesa del liberale di Amiens, “La stratégie du météore” (2016), è quello di una franco-senegalese di 37 anni che ha suscitato le maggiori attenzioni nella stampa parigina: Sibeth Ndiaye. Il Monde l’ha definita la “guardiana dell’immagine di Macron” e fa parte di quel gruppo ristretto che Macron chiama affetuosamente “les enfants”. Dietro il suo sorriso conciliante si nasconde in realtà una responsabile della comunicazione severa, attentissima a proteggere il suo assistito dalle esagerazioni di certa stampa. Ex sindacalista dell’Unef, e tesserata con il Partito socialista dal 21 aprile del 2012 (data in cui l’allora candidato Ps Lionel Jospin uscì al primo turno delle presidenziali poi vinte da Jacques Chirac contro Jean-Marie Le Pen), Ndiaye era a Bercy prima dell’arrivo di Macron, quando nei corridoi del ministero risuonavano gli slogan dirigisti di Montebourg. Dopo essersi occupata delle relazioni con la stampa quando Macron era ministro, ha deciso di seguirlo anche nella sua avventura presidenziale, affermandosi come interfaccia indispensabile tra lui e i giornalisti. Secondo quanto riportato dal Monde, lo seguirà anche nel suo quinquennio, spalleggiata, all’Eliseo, da Barbara Frugier, che si occuperà degli spostamenti all’estero. Infine, un ruolo importante nella squadra macronista verrà affidato a Sylvain Fort, 45 anni, superconsigliere per la comunicazione durante la campagna elettorale, normaliano, inammorato di musica classica, con un passato in Lvmh di Bernard Arnault e in Bnp Paribas. “Sylvain è una persona estremamente brillante, ma anche molto impaziente. Faceva molta fatica a restare più di sei mesi nella stessa azienda, perché vuole un ambiente dinamico”, racconta oggi uno dei suoi ex capi. Ma questa volta pare deciso a restarvi per almeno cinque anni.