Mueller nominato procuratore speciale: indagherà sul Russiagate
L'ex capo dell'Fbi, dal curriculum imbattibile, condurrà l'investigazione sulle relazioni tra Trump e Cremlino. Soddisfatti i democratici, ma il garantista Wsj punta il dito contro il rischio di procure politicizzate
New York. “Sulla base di circostanze uniche, l’interesse pubblico mi impone di mettere questa indagine sotto l’autorità di una persona che ha un grado di indipendenza rispetto alla catena di comando formale”. Con queste parole il numero due del dipartimento di Giustizia, Rod Rosenstein, ha nominato ieri un procuratore speciale per indagare sui rapporti fra l’entourage di Trump e la Russia durante la campagna elettorale (il procuratore generale, Jeff Sessions, si è ricusato per via della sua partecipazione attiva alla campagna). Quella scelta da Rosenstein non è una formula standard. Di norma, un procuratore speciale viene nominato quando l’esistenza di un crimine è accertata, mentre in questo caso, come lui stesso ha specificato, “la decisione non significa che è stato commesso un reato”.
Le insostenibili circostanze politiche sono il motivo per cui è stato chiamato dall’esterno un procuratore terzo, cosa richiesta dai democratici con insistenza crescente dal giorno in cui Trump ha licenziato il direttore dell’Fbi, James Comey. La genesi politica della decisione non è un dettaglio di poco conto. Il dipartimento di giustizia ha scelto Robert Mueller, predecessore di Comey alla direzione del bureau, che ha un curriculum praticamente imbattibile ed è molto apprezzato dai due lati dell’emiciclo. Nominato da George W. Bush una settimana prima dell’attacco alle Torri gemelle, Mueller ha attraversato, come responsabile del controspionaggio americano, tutta la fase della guerra al terrore, indagando a destra e a sinistra senza soluzione di continuità. Memorabile il suo ruolo nella guerra con lo staff della Casa Bianca di Bush che voleva autorizzare, con un colpo di mano cinematografico, programmi di sorveglianza che il dipartimento di giustizia riteneva illegali. In quella partita giocava un ruolo chiave anche il direttore recentemente cacciato, alleato e discepolo naturale di Mueller. Se il già bistrattato Comey sta venendo fuori a posteriori come investigatore depoliticizzato e assai scrupoloso, basta pensare che Mueller è della stessa pasta, della stessa scuola. La prossimità è eccessiva? Qualcuno lo sostiene. I democratici di certo sono soddisfatti. Chuck Schumer, la voce più autorevole dell’opposizione, ha detto: “L’ex direttore Mueller è esattamente il tipo di persona per fare il procuratore speciale nell’indagine con la Russia”. La leadership repubblicana, che finora ha tenuto la linea “un procuratore speciale non serve perché l’inchiesta ordinaria in corso va avanti senza intoppi”, ha accolto con tiepido favore la decisione. “Conferma che l’indagine sulle interferenze della Russia andrà avanti”, ha detto il leader dei senatori del Gop, Mitch McConnell. Molto più calorosa la reazione dei nevertrumper, da John McCain in giù. Trump ha rilasciato una dichiarazione che non cita esplicitamente la nomina, ma spiega che l’indagine non troverà alcuna collusione con la Russia: “Mi aspetto che la questione si concluda in fretta”.
Chi non è affatto contento della svolta è l’editorial board del Wall Street Journal, che storicamente rappresenta posizioni ultragarantiste e critiche verso i procuratori speciali e le procure politicizzate. Il Journal critica il clima di partigianeria in cui Rosenstein, certamente ansioso di smarcarsi dalle accuse di essere manovrato, ha preso la decisione e castiga l’idea di un’inchiesta speciale senza reati certi: “Mueller avrà la pressione di dover portare imputazioni di qualche genere per giustificare la sua esistenza. E di sicuro porterà con sé giovani legali che assaporano l’opportunità di farsi una reputazione in un’indagine di profilo così alto”. Il rischio è la “javertizzazione” di un procuratore amico di Comey e “sensibile ai venti politici” che avrà totale libertà di azione. Per rendere l’idea della gravità della circostanza, il Journal evoca niente meno che Pat Fitzgerald, il procuratore che con zelo manipulitesco indagò sull’Amministrazione Bush. C’è una complicazione, tuttavia, nel profilo di Mueller: dal 2014 lavora per uno studio legale di nome Wilmer Hale, e ieri si è dimesso per evitare conflitti di interessi. Fra i clienti dello studio figurano Paul Manafort, Ivanka Trump e Jared Kushner.
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