Che succede alla campagna elettorale inglese dopo Manchester?
Un esperto dell'Economist ci spiega come la sicurezza entra nelle scelte di voto dei britannici. La May e il "security premier"
Milano. E’ in situazioni come queste – nel lungo day after dell’attentato a Manchester di lunedì sera – che un leader è messo alla prova. Non nelle scelte di politica economica, spesso ondivaghe quanto l’umore elettorale; non nelle strategie di politica estera, ché il medio oriente è lontano e all’elettorato interessa fin lì. E’ piuttosto nella gestione della politica interna, e della sicurezza nazionale, che un leader ha l’opportunità, o la sfortuna, di poter dimostrare quanto vale: tutto il paese ha gli occhi piantati su di lui (o lei, in questo caso) e su come affronterà una questione che non ammette ripensamenti, non perdona errori (persino il Daily Mail, roccaforte giornalistica dei Tory, ieri attaccava pur blandamente l’esecutivo di Theresa May) e sopratutto riguarda qualcosa che spesso sembra essere trascurata, nelle agende dei governi: la vita quotidiana delle persone.
La possibilità che adolescenti e famiglie possano andare tranquillamente al concerto di una pop star non è più qualcosa di scontato, nel Regno Unito che tra due settimane torna alle urne per la quarta volta in quattro anni, e Theresa May, il primo ministro, sa che questa carta va giocata con attenzione. L’attacco di Salman Abedi al concerto di Ariana Grande potrebbe influenzare l’esito delle elezioni dell’8 giugno in due modi. Da un lato, essendosi la campagna elettorale congelata in un momento di difficoltà per i Tory – al centro di una mitragliata mediatica contro la proposta di riforma delle spese sociali – il non poter combattere per rispettare il lutto nazionale potrebbe trascinarli giù nei sondaggi più di quanto non stia già avvenendo (giusto lunedì segnalavano un tracollo nel divario tra conservatori e laburisti: ora sarebbe sotto ai dieci punti, con un 43 per cento per la May e un 34 per Corbyn). Con la questione della sicurezza interna però un profilo come quello della May risulta più rassicurante rispetto a quello di Jeremy Corbyn. Il leader laburista non brilla per pragmatismo e soprattutto è noto per le sue simpatie nei confronti di gruppi terroristici come l’Ira, l’esercito repubblicano irlandese da lui sostenuto con entusiasmo, Hezbollah e Hamas, entrambe definite “organizzazioni amiche”.
Tra il 2010 e il 2016, da ministro dell’Interno nel governo Cameron, la May si è costruita una solida reputazione di “security woman”, donna della sicurezza, riuscendo a prosciugare i tassi di criminalità nonostante gli impietosi tagli alle forze dell’ordine dell’allora cancelliere dello Scacchiere George Osborne. Matthew Symonds, caporedattore difesa e diplomazia dell’Economist, dice al Foglio che in ogni caso la sicurezza “non diventerà una questione dominante”, nella nuova legislatura, “a meno che adesso non si verifichino attentati a catena in tutto il paese” in un arco di tempo relativamente ridotto. Quando si consumano tragedie come quella di Manchester la reazione immediata è il panico, il governo alza il livello di allerta e dispiega migliaia di soldati su tutto il territorio. Poi, però, la gente deve tornare a vivere la propria vita, e questioni relativamente “normali” come i tetti massimi alle bollette del gas e le imposte sul reddito tornano ad essere quelle principali.
L’esempio francese, quindi, secondo Symonds non si replicherà nel Regno Unito: Marine Le Pen è arrivata al secondo turno delle presidenziali anche e soprattutto perché la sicurezza nazionale dopo gli attentati era diventata una priorità assoluta, insieme al tipo di approccio da tenere nei confronti dell’islam. “Nel Regno Unito non c’è nessun partito di estrema destra che abbia da guadagnare da una diffusa paura verso i musulmani – continua Symonds, che non ritiene che i Tory reagiranno come fecero i Républicains, spostandosi a destra sulle questioni interne – I britannici sono molto più rilassati dei francesi verso l’islam, i nostri servizi di sicurezza sono molto più avanzati sul versante tecnologico e le nostre forze dell’ordine sono ben preparate ad affrontare il terrorismo, avendo già avuto a che fare con le bombe dei repubblicani irlandesi negli anni passati”.