I danni e le ansie di un mondo senza guida
I miscredenti sono diventati timidi, insicuri, flosci. Il loro "silenzio religioso" eccita il chiasso dei credenti, i botti e le prossime avventure ipertecnologiche del jihad armato internazionale
Certo che l’idea di un mondo senza guida o GZero, come ha detto Ian Brennan ad Antonello Guerrera, mette in ansia. I cristiani copti sono selezionati e fucilati, il video è pronto, come racconta Daniele Raineri, e complimenti per la trasmissione. I ragazzini e le ragazzine a Manchester non ne parliamo, dice che l’islam non c’entra, la religione non c’entra, e noi naturalmente ci crediamo, cosa volete che sia sconsacrare il cristianesimo per ogni dove e consacrare l’islam, sono dettagli. Siamo molto contenti dell’asse rinnovata con i sunniti wahabi, dopo otto anni di coccole ai mullah sciiti. C’è un’asse anche tra l’Università del Cairo e il Vaticano. Lo Stato islamico è sotto assedio sul terreno, noi in casa nostra. Felici che francesi e tedeschi siano diventati i peggiori amici dell’America dell’impostore, bad bad bad, e che i servizi di intelligence se la passino così così, tra Londra e Washington e Gerusalemme. Putin pare sia stabilmente insediato alla Casa Bianca, nei pressi della famiglia presidenziale, e con tutto il rispetto per la democrazia russa, che almeno si dice cristiana ortodossa, non è quello il suo posto, non è così che si costruisce un equilibrio razionale, un ordine mondiale. Il clima chissenefrega, sono tutte balle o quasi, e qui lo si scrive da tempo che le pianificazioni green sono dubbie, per lo meno, ma non si pensava al rilancio del carbone che affumica le élite. Per il commercio internazionale si vedrà. La Nato è un costoso ferrovecchio. Il disordine genera disordine, fa niente. La recessione geopolitica è un concetto difficile e una eco lontana di analisi complicate da decifrare.
Rimpiangeremo il comando politico e militare, Cheney Rumsfeld e Bush Jr., e prima di loro Harry Truman, ne avremo modo e tempo. Ma la ricarterizzazione in peggio della mappa geografica inquieta da subito, prima dell’epoca imminente del rimpianto. Siamo senz’altro alla vigilia del grande attentato americano, i tempi sono maturi. Qualcosa di chimico o di nucleare leggero se lo inventeranno. La protezione del Dio coranico è una corazza inespugnabile. Noi niente corazza, al massimo il costume da bagno o la mazza da golf a Mar-a-Lago per il Mar-a-Laghismo, come dice Bret Stephens. E siamo abitati dalla convinzione, ridicola, che ci siano in giro dei terroristi, non dei combattenti della spiritualità politica, come scriveva Michel Foucault. Dovessimo accettare questa diagnosi, ci toccherebbe interrogarci sulla nostra spiritualità politica, e sarebbe un momento difficile di autoanalisi del liberalismo democratico societario, quello della tavola dei diritti individuali e del modo di vita da difendere. Il Novecento con tutti i suoi acquisti ha saputo essere un secolo dissolutivo e barbarico, perché il XXI secolo non dovrebbe offrirci una replica? L’ottimismo non è di prammatica, è di rigore, qualcosa di buono ha da succedere, e talvolta succede. Non parlo dell’Italia, dove per fortuna non è mai successo alcunché, parlo dell’Europa, dell’Asia, dell’Oceania, dell’Africa e delle Americhe, terre di fatti e di epoche. Ma tutto si mescola, le genti emigrano, le guerre si ripercuotono, così non si può stare tranquilli da nessuna parte.
Nessuno ci ha promesso un giardino di rose. Però lo smantellamento di un’architettura, e la distruzione di un edificio, si chiama disruption, sono cose che allungano ombre. Ci vorrebbero élite di ferro e di fuoco, ma non si vedono, si vedono uomini di fiducia, demagoghi che guardano solo la tv. Ci vorrebbe un Papa profetico, magari un gesuita ma del Cinquecento, non un casuista che, con tutto il rispetto, si impegola nei mezzi che tradiscono il suo stesso fine sacro. Ci vorrebbero imprese militari, difensive certo, non neocoloniali o civilizzatrici. Dare l’idea sul terreno che siamo i più forti non è un cattivo modo di esemplificare e di fare pedagogia nel nome di una vocazione all’universalismo delle libertà, compresa la libertà di coscienza e di apostasia. E’ che i miscredenti sono divenuti timidi, insicuri, flosci. Il loro “silenzio religioso” (Jean Birnbaum) eccita il chiasso dei credenti, eccita i botti, i fuochi d’artificio, i mozzamenti di teste e le prossime avventure ipertecnologiche del jihad armato internazionale, che non è terrorismo. Ma non avranno il nostro odio, avranno altro. Lenin diceva che il capitalismo avrebbe fornito la merce, la corda, utile perché i capitalisti si impicchino. Noi forniremo i droni. I contratti con i wahabiti sono pronti, e le condizioni del prenucleare iraniano voluto da Obama sono tutte riunite perché accada qualcosa di grosso nei prossimi dieci, dodici anni. Israele è un osso duro, ma non credo che possa bastare a sé stesso.