La Merkel vola nei sondaggi e in Europa e forse prepara una coalizione giamaicana
Le rilevazioni danno la cancelliera a pochi seggi dalla maggioranza assoluta alle elezioni di settembre grazie all'europeismo e all'alleanza con Macron. La risposta dei socialisti
Berlino. La premessa non cambia mai: una cosa sono i sondaggi e un’altra la conta delle schede. Tanto più che in Germania si vota fra oltre tre mesi mentre le sole fluttuazioni dell’affluenza possono produrre risultati ben diversi da quelli pronosticati. E tuttavia i numeri dell’ultima rilevazione Forsa sul voto per il rinnovo del Bundestag il 24 settembre parlano da soli: alla Cdu di Angela Merkel l’istituto di ricerca con sede a Berlino attribuisce il 39 per cento dei consensi, alla Spd dello sfidante Martin Schulz va un ben più magro 24 per cento delle intenzioni di voto. Un dato in linea con quello elaborato un giorno prima da Insa/YouGov: 38 per cento alla Cdu e 23 per cento ai socialdemocratici. Percentuali che non danno speranza all’ex presidente del Parlamento europeo sceso in campo a inizio anno nel tentativo di spodestare una cancelliera in apparenza inamovibile: se Schulz aprisse a una coalizione rosso-rosso-verde, sommando cioè l’8 per cento dei Verdi con l’8 per cento attribuito alla Linke, raccoglierebbe il 40 per cento dei voti. Lontano cioè dalla metà più uno dei seggi necessari in Parlamento per guidare il paese.
Benché il sistema elettorale tedesco, quello vero, obblighi di norma i partiti a coalizioni di governo, per Angela Merkel il compito sarà meno arduo. Esclusa a priori ogni intesa a destra con i populisti di Alternative für Deutschland (in calo dai fasti elettorali del 2016 e avvistati a quota 7 per cento), la cancelliera può scegliere fra i Verdi e i Liberali, ai quali i sondaggisti assegnano fra l’8 e il 9 per cento. Qualora il 47-48 per cento di un’alleanza a due non dovesse bastare in termini di seggi, la cancelliera potrebbe imbarcare entrambi i partiti nella cosiddetta Jamaika-Koalition già sperimentata in passato al governo della Saarland e allo studio in queste ore nel settentrionale Schwlesig-Holstein. Verdi e gialli (i Liberali) sono due partiti tradizionalmente in competizione ma non incompatibili. Da quando poi Merkel ha sottratto agli ecologisti l’esclusiva della battaglia contro il nucleare, il partito guidato da Cem Özdemir e Simone Peter si è fatto meno ideologico e più borghese, e non disdegnerebbe l’alleanza con i Liberali, che nel frattempo hanno smesso di parlare di meno tasse per le imprese concentrandosi invece su educazione e digital divide.
E i socialdemocratici? In attesa di dettagliare a fine mese il programma elettorale e tentare la rimonta, l’Spd si è messa a parlare di Europa. Saranno state le parole della cancelliera che, infastidita da Donald Trump, ha spronato il Vecchio continente a ritrovare coraggio e direzione, ma in Germania l’Europa è tornata di moda. “L’Europa deve tornare al centro della campagna elettorale”, ha detto il sottosegretario agli Affari europei Michael Roth (Spd), riferendosi non all’austera eurozona di Wolfgang Schäuble ma a quella ancora da capire di Emmanuel Macron. Il quale, ha sottolineato Schulz parlando di se stesso, “al suo fianco ha bisogno di un politico dinamico, esperto di politiche europee”. Non è però detto che Schulz riesca a mettere il proprio cappello socialdemocratico sul nuovo inquilino dell’Eliseo, già ministro (socialista) sotto il presidente (socialista) François Hollande. Attorno al giovane neo presidente ronza una cancelliera parimenti europeista, nel bene e nel male riconosciuta da tutti regina d’Europa. Come osservato da Politico.eu, “il video di Macron che al vertice Nato scarta Trump per abbracciare Merkel è diventato virale in Germania”. E non si dica che quelli europei sono temi per vecchi. La cancelliera non ci casca, consapevole com’è che un sondaggio Forsa di fine aprile sostiene che il 47 per cento degli elettori di età 18-21 simpatizza per lei, contro lo scarso 29 per cento dei coetanei che preferisce Martin Schulz.
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