Così Corbyn attira il voto della comunità musulmana. Viaggio tra i seggi di Londra
“Questa volta votiamo tutti laburista”. Eppure l'anno scorso era tutta Brexit anche qui tra gli immigrati di seconda generazione
Londra. Jeremy Corbyn o Theresa May? I sondaggi hanno sempre dato come favorita la prima sicuri che, quando un partito conservatore tradizionale affronta un partito laburista tradizionale, il risultato è anch'esso tradizionale. Ma nelle ultime settimane il Labour sembra aver invertito la tendenza. Certo è che girando Londra, dalle periferie alla City, mentre i seggi sono ancora aperti, Jeremy Corbyn è riuscito a riunire un bacino elettorale eterogeneo, come il voto musulmano aspirational, quello delle famiglie arrivate qui da decenni e entusiaste del piglio pro-business dei Tories, eppure indignate dalla piega presa dal discorso pubblico nelle ultime settimane. “Questa volta votiamo tutti laburista”, spiega una sessantenne col velo colorato e la figlia in jeans, una famiglia di ingegneri e una bella casa nel nord-est di Londra, dove vivono anche molte famiglie ebree ortodosse. Eppure l'anno scorso era tutta Brexit anche qui tra gli immigrati di seconda generazione, mentre la middle class locale, tra negozi biologici e scuole di yoga, non aveva e continua a non avere dubbi: siamo in terra laburista di confessione corbyniana e si vede.
A sentire certa gente, anche nella City, anche tra i professionisti rampanti, sembrerebbe che il punto preferito del programma dei laburisti sia la vaghezza sulla Brexit. Oltre alla simpatia per il più debole, tratto eccentrico e molto britannico che fa sì che un trader possa scegliere un sessantenne marxista come suo candidato ideale. Ma la hard Brexit qui fa proprio paura, soprattutto per i risultati che già si vedono in giro: fughe di cervelli stranieri, fughe di braccia straniere, fughe di padelle e mestoli stranieri, molto apprezzati in città.
L'affluenza non è male, spiega il responsabile di un seggio - nessuna security rafforzata, molte mamme coi passeggini - ma niente di diverso dal solito, al 60-65% alle sei del pomeriggio, come di solito. Sir David Butler, novantenne esperto di cose elettorali e lui stesso presentatore della election night, uno che ha intervistato Churchill per dire, twitta come un ragazzino, ma di vaticini non ne vuole fare: "Quando la gente me lo chiede, rispondo che non lo so". L'unica certezza è che "qualcuno sarà imbarazzato" dalle grandi verità che ha voluto anticipare in queste settimane.