Theresa ha sbagliato il suo (unico) azzardo
I conservatori avanti secondo gli exit poll, ma il Parlamento è spaccato. Si realizzano le previsioni dei sondaggisti che parlavano di una rimonta dei laburisti di Corbyn. Si apre lo scenario peggiore per il Regno Unito e per i negoziati sulla Brexit
I primi exit polls delle elezioni inglesi danno i Tory di Theresa May davanti al Labour di Jeremy Corbyn, ma senza una maggioranza assoluta. 314 seggi dei Tory vs 266 dei laburisti. Tutto cambia nelle notti elettorali inglesi ma al momento avevano ragione i catastrofisti, quelli che dicevano - anche molti sondaggisti, YouGov, Survations in testa - che il premier ha peccato di hubris, e ha perso.
La leadership "stable and strong" propagandata dalla May ha subito uno scossone brutale. C'è chi dice che David Cameron, ex premier, è ora l'unico a gongolare, ma anche questa è una cattiveria. Theresa May partiva con 12 seggi in più rispetto al Labour, una dote lasciata dal suo predecessore. La maggioranza assoluta, nel Parlamento britannico, si raggiunge con 326 seggi, ma il dato degli exit polls dice che il magic number non è stato raggiunto. Non ne è valsa la pena, insomma, e lasciarsi conquistare dall’azzardo elettorale – elezioni anticipate con soltanto sei settimane di campagna – voluto a sorpresa dalla May, nota per la sua cautela calcolatrice, è stato in realtà un imbarazzo. Un guadagno di oltre 100 seggi sarebbe stata una gran vittoria, una dichiarazione di forza dei Tory e del premier, che questo proprio cercava: un mandato solido per iniziare a negoziare la Brexit con gli europei (si inizia il 19 giugno) e reimpostare il paese in un modo più simile alla sua versione compassionevole del conservatorismo. Tra i 50 e i 70 seggi di vantaggio, l’azzardo continuava a essere stato premiante. Con meno trionfalismo certo, ma quello era andato perduto già nelle scorse settimane, quando l’iniziale vantaggio enorme stimato dai sondaggisti ha iniziato a erodersi.
Questo è lo scenario peggiore: l'hung parliament, il Parlamento bloccato, apre a scenari comunque difficili, con un premier straordinariamente indebolito. Ogni cosa, a partire dalla Brexit, diventerà complicata, e ora che si ricomincia a valutare la possibilità di coalizioni, con i lib-dems, partner privilegiati quanto ideologicamente lontanissimi (e ancora feriti dalla coabitazione con i Tory dal 2010 al 2015), anche la possibilità che ci sia un meccanismo di reversibilità nel processo della Brexit diventa plausibile.
Chi sperava, compresi gli europei, preoccupati ma comunque propensi a negoziare con un leader inglese solido, in una vittoria chiara ora deve rivedere le proprie previsioni. La sterlina scende, i mercati sentono la disperazione, la May soffre mentre il suo rivale Jeremy Corbyn, considerato annientabile soltanto qualche settimane fa, festeggia e consolida il suo posto: non aveva mollato la leadership nemmeno quando era debolissimo, figurarsi adesso.