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L'attentato contro i musulmani e l'islamofobia di cui parla Theresa May

Cristina Marconi

Il premier inglese allarga la lotta all'estremismo "di ogni tipo" dopo l'attacco ai fedeli di una moschea-simbolo di Londra

Londra. L’estremismo va combattuto in tutte le sue forme, ha detto oggi Theresa May, premier inglese, “compresa l’islamofobia”. L’attentato di fronte alla moschea di Finsbury Park, un morto e nove feriti, al grido “ucciderò tutti i musulmani”, ha imposto nuove riflessioni e contorsioni in questa primavera nera del Regno Unito. L’estremismo è sempre stato considerato quello jihadista, ed è di questo che anche la Regina, nel suo discorso ufficiale previsto per domani, vuole parlare, ma la May ora è costretta a “cambiare i toni” del dibattito, come scrive il Guardian, e l’estremismo è di altri tipi, anche, tutto quel che va a “infrangere quei preziosi legami di solidarietà e cittadinanza che condividiamo in questo paese”.

   

Finsbury Park è un ex quartiere popolare in corso di gentrificazione a colpi di pasticcerie francesi e ristoranti coreani. E’ sede di una moschea che da luogo simbolo del terrorismo a cavallo tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del Duemila vuole trasformarsi in modello della convivenza religiosa – laddove un tempo si insegnava agli aspiranti terroristi, da Zacarias Moussaoui a Richard Reid, ad assemblare Ak-47. Darren Osborne, così si chiama l’attentatore, ha rovesciato la sceneggiatura consueta del terrore portando a termine l’imprevedibile fuoripista assassino su un gruppo di persone che erano uscite dalla moschea e che stavano assistendo un anziano svenuto, forse per l’insopportabile calura di questi giorni di fine Ramadan.

   

L’anziano è morto, nove persone sono rimaste ferite e di queste due in modo grave per essere finite sotto il camion, sollevato dagli astanti che hanno anche fermato il quarantottenne bianco che era alla guida. Lui ha gridato “ucciderò tutti i musulmani” prima di essere consegnato nelle mani della polizia, protetto da un imam deciso a impedire, nella spirale di barbarie di questo giugno nero, che sullo stradone di Seven Sisters venisse versato altro sangue. Prima di salire sull’auto della polizia, l’attentatore ha mandato un bacio sprezzante e ha detto di aver fatto la sua parte con quello che le autorità hanno definito un atto di terrorismo “già dopo otto minuti”, come ha puntualizzato Theresa May. Mentre il sindaco di Londra Sadiq Khan si affrettava a dire che “il terrorismo è terrorismo”, qualunque siano gli obiettivi, tornando a insistere contro i tagli alle forze di polizia per combattere il terrore, la May è andata diligentemente a prendersi anche i fischi in moschea, e ha detto che c’è stata troppa tolleranza verso l’estremismo per troppi anni, e questo vuol dire “estremismo di ogni tipo, compresa l’islamofobia”, che negli ultimi tempi sarebbe in aumento. Ma purtroppo parla di sé, quando dice queste cose, perché al ministero dell’Interno c’era lei, c’era lei a fare la voce grossa di quella che tolleranza zero l’ha detto mille volte e quando dice che sarà tolleranza zero-zero-zero la gente fatica a crederci. Eppoi non è un paese dove questo tipo di retorica ha presa, questo Regno Unito che, un po’ come la sua leader May, un anno fa ha sperato di rafforzare il proprio destino attraverso le urne – come sembrava bella allora la Brexit! – e ora si ritrova a pezzi a maledire il giorno in cui ha deciso di votare. E quindi farà le veglie e canterà “Don’t look back in anger” per sentirsi eroico e forte, come i nonni sotto le bombe, e si dirà che va tutto bene, che bisogna andare avanti uniti attraverso questi giorni in cui le sciagure corrono veloci come il paese verso il gorgo di una futuro extracomunitario di cui forse ora si inizierà a capire qualcosa, con gli occhi ancora pieni delle immagini carbonizzate di quello scompartimento di seconda classe che era la Grenfell Tower. I britannici sono bottegai, come diceva Napoleone, ma sono anche un paese di bricoleurs e rammendatori, e ora hanno tutto un paese da sistemare, da rimettere in piedi, da tirare fuori da questa malinconia in cui non ci si sente più eccezione ma esempio negativo. E quindi mostrarsi tolleranti è parte della terapia, oltre al fatto che gli estremisti vivono di reazioni estreme – “il desiderio di imporre l’islam e il desidero di bandire l’islam sono semplicemente i due capi accesi di una miccia che può solo portare al caos”, ha commentato oggi Majid Nawaaz di Quilliam – e che con il razzismo islamofobo è qualcosa che tutti possono condannare senza avventurarsi in complesse questioni culturali.

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