Il messia europeista Macron inaugura la sua "marche" a ostacoli
Dal vertice Ue arrivano un accordo sulla Difesa e molti grattacapi per il presidente francese. Pure Merkel si mette di traverso
Bruxelles. Al suo debutto in un vertice dell’Unione europea, Emmanuel Macron oggi si è accorto che la sua marcia in Europa rischia di andare a sbattere contro diversi ostacoli. L’intesa sulla difesa comune raggiunta oggi è “uno storico passo avanti”, come ha detto, ma la strada della ricostituzione politica è lunga. Considerato come il nuovo messia del progetto comunitario, Macron ha avuto un effetto adrenalina su alcuni leader dell’Ue, che mostrano un ottimismo impensabile appena tre mesi fa, quando l’Europa sembrava implodere a causa di molteplici crisi esistenziali. “Il contesto politico è diverso rispetto a pochi mesi fa, quando le forze anti Ue erano in crescita”, ha scritto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, nella sua lettera di invito ai leader: l’Europa è “di nuovo una soluzione e non il problema”. “Macron è una prova visibile di speranza e vitalità dell’Ue”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. “Credo che la creatività (di Macron, ndr) e un nuovo impulso da parte di Francia e Germania siano una buona cosa per tutti”, ha detto la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Scoppiettante, Macron è entrato nel palazzo del Consiglio europeo spiegando che “l’Europa non è solo un’idea, è un progetto e un’ambizione”. E che la sua ambizione, oltre a riformare la Francia, è “un’Europa che protegge”. Ma alla prima prova concreta, messi di fronte al tentativo di bloccare gli investimenti della Cina nei settori strategici europei e di imporre limiti ai lavoratori distaccati di altri paesi, gli altri hanno preferito non seguire la “Marche” di Macron.
L’Ue deve essere “aperta al libero scambio”, ma “non sono favorevole a essere naïf”, ha detto Macron per giustificare la sua crociata contro la Cina: l’Europa fino a poco fa era il solo spazio che non si difendeva contro le politiche di dumping, che considerava benvenuti tutti gli investimenti anche nei settori strategici, che applicava in modo blando il principio di reciprocità in alcuni mercati”. Ma paradossalmente è stata la sua principale alleata, Merkel, a mettersi di traverso. La Germania, che considera il mercato cinese strategico per le sue esportazioni, ha lavorato per annacquare le conclusioni del vertice su un meccanismo per monitorare gli investimenti. La bozza ricorda che la competenza di bloccare investimenti è nazionale. Merkel non era sola. Alexis Tsipras ha bisogno dei soldi cinesi per far sopravvivere la Grecia. Anche Spagna e Portogallo hanno aperto le porte a Pechino. Memori del tradizionale protezionismo francese, i paesi del nord guardano con sospetto a Macron. L’est è pronto a fargli la guerra sui lavoratori distaccati e l’immigrazione. “Il suo debutto non è molto promettente”, ha detto il premier ungherese, Viktor Orbán: Macron pensa di “poter dare un calcio ai paesi dell’Europa centrale. Non è così che funzionano le cose qui”. Il presidente francese ha dovuto ammettere che esistono “sensibilità a volte diverse”. Il suo metodo sarà risolvere le divergenze con la Germania “prima” dei vertici “senza mostrarle in pubblico”. Macron vuole lavorare “mano nella mano” con Merkel per presentare “emendamenti comuni”. Oggi il presidente francese ha annunciato che “entro tre mesi” Parigi e Berlino presenteranno una “road map” su come ristrutturare la zona euro. Ma il rapporto esclusivo con Merkel – i due si vedranno cinque volte nel prossimo mese – agita i partner. Italia, Spagna e Olanda denunciano un complotto per spartirsi le agenzie che devono essere trasferite da Londra per la Brexit. Altri sono scettici sulla capacità di Francia e Germania di mettersi d’accordo sulla sostanza. “Dai tempi di Mitterrand e Kohl non ho più visto funzionare il motore franco-tedesco”, spiega al Foglio l’ambasciatore di un piccolo paese: “Le visioni diverse sull’unione economica e monetaria hanno bloccato tutto in passato”. Macron sembra cosciente che la marcia sarà complicata, promette di discutere con tutti per “convincere” e “creare consensi costruttivi”. Un impegno che gli altri leader Ue vogliono mettere alla prova.