Ohibò, la Merkel comoda al suo quarto giro apre anche alle nozze gay
La cancelliera tedesca cambia posizione: si decida secondo coscienza. Detto fatto: voto in Parlamento previsto per venerdì
Milano. Un palco, un’ora e mezzo di chiacchiere leggere e meno leggere, molta ironia, qualche frecciatina, un cambiamento rilevante su un tema sentitissimo: Angela Merkel, cancelliera tedesca, non si sente più a disagio a parlare in pubblico, a fare campagna elettorale, a raccontare di sé. Lunedì, intervistata dal magazine femminile Brigitte in un teatro a pochi passi dalla sua residenza berlinese, Merkel ha mostrato a tutti quel suo lato allegro e malizioso di cui parlano le biografie su di lei ma che i tedeschi non hanno quasi mai assaporato direttamente. Sarà che correndo per il quarto mandato si può essere finalmente liberi, sarà che la ritrosia rigorosa in questo momento non porta benissimo (vedi Theresa May nel Regno Unito), sarà che i sondaggi sono, in questo momento, generosissimi con la cancelliera, comunque sia: la Merkel liberata si permette di parlare di tutto, e di corteggiare l’elettorato tedesco senza partigianeria, come se il partito della nazione fosse soltanto uno, cioè lei, Angela Merkel.
Lo “small talk”, come lo chiamano gli inglesi, è stato divertente: Merkel ha detto di essere più una tipa da yoga che da corsetta mattutina, ha sottolineato di essere contenta di non leggere più troppi articoli sulla propria acconciatura – “ora si parla delle mie politiche” – ma ha anche ammesso di essere un minimo vanitosa, “certo che mi preoccupo di come mi vesto”, la sciatteria è controproducente. La cancelliera ha anche raccontato che cosa è accaduto con Donald Trump, la mano non stretta davanti alle telecamere, la faccia di Merkel con un’espressione di rimprovero e il presidente americano che guarda altrove, un po’ imbarazzato e un po’ imbronciato (sui social a quell’immagine sono state trovate didascalie molto ridicole): quando la cancelliera, dopo la conferenza stampa, ha chiesto spiegazioni a Trump, questi le ha detto “ci eravamo già stretti la mano due volte”, “cosa che in effetti era vera”, ha aggiunto ridendo la Merkel. Nessun fastidio diplomatico insomma, semmai è la volontà di questo governo di non dipendere troppo dagli Stati Uniti che dovrebbe preoccupare più di una mano non data: la cancelliera l’ha ripetuto davanti a tutti, alziamo la testa noi europei, anche se non c’è minaccia nel suo tono, c’è molta consapevolezza, e ci sono anni di esperienza: “E’ il mio lavoro imparare a comprendere gli altri leader”. Ci sono quelli con cui si va più d’accordo, “ma non si possono evitare gli altri”, anche se poi il tempo ti rende più leggero, meno formale, “e comunque la faccia da poker non mi viene, non ero brava nemmeno quando ero a scuola a farla”.
La Merkel spontanea è piaciuta molto, ma guai ad abbassare la guardia, la cancelliera non perde occasione per fare politica. Così ha lanciato, tra un racconto sul neopresidente francese Macron e i cento numeri di telefono che ha nella rubrica, quella che i commentatori tedeschi hanno definito “una bomba”: libertà di coscienza sul matrimonio gay. All’ultima tornata elettorale, la Merkel aveva detto di avere “molti problemi” sulla questione delle nozze omosessuali e ancor di più sull’adozione: la Cdu, il suo partito, era ufficialmente schierato in senso contrario. Ora però dice di voler “impostare la discussione in modo che siano le coscienze a decidere e non un’imposizione dall’alto”. Gli altri partiti principali, socialdemocratici, liberali e Verdi, sono a favore del matrimonio gay, così come lo è, secondo le rilevazioni, la maggior parte dei tedeschi. Con una frase buttata lì in mezzo a una piacevole chiacchierata serale, Merkel rivoluziona una posizione programmatica del suo partito e disinnesca le minacce dei suoi rivali, con i quali probabilmente dovrà fare negoziati di governo e che già avevano detto di voler mettere le nozze gay come precondizione di dialogo. Il candidato dell’Spd, Martin Schulz, ha detto: vediamo se Merkel fa sul serio, votiamo in Parlamento il prima possibile. E così sia, alle rivolte interne della Cdu ci baderà lei, oggi si discute in commissione: venerdì forse c’è già il voto dei deputati – un’accelerazione di cui la Merkel non mancherà di prendersi l’eventuale merito.