La sfida Wei Lei contro Xu Xiaodong

Un combattimento durato 7 secondi sta scatenando un putiferio in Cina

Giulia Pompili

Quando l'Mma incontra il Tai Chi, due filosofie e due stazze

Roma. E’ dovuta intervenire la polizia, l’altro ieri a Shanghai, per fermare una maxi rissa che stava per avere luogo tra due squadre sportive. In realtà la definizione non calza, perché quella che le Forze dell’ordine, non senza difficoltà , sono riuscite a fermare non era una maxi rissa, almeno non come la intendiamo noi. E le due opponenti, nemmeno loro possono essere definite genericamente due squadre sportive. Quella di lunedì scorso era in realtà una resa dei conti – che secondo il South China Morning Post sta continuando online, con insulti e minacce – tra due mondi diversi, due filosofie così distanti da sembrare inconciliabili.

 

Da una parte ci sono gli atleti di Mma: si chiama così la cosiddetta Mixed martial arts, uno stile di lotta piuttosto moderno che “sta alle arti marziali come il burlesque sta al sesso”, scrive Francesco Palmieri in “Piccolo Drago – La vita di Bruce Lee” (Mondadori, 183 pp., 18 euro). L’Mma è lo sport full contact più visto al mondo, più della boxe, più del wrestling, e il motivo è che le regole non esistono (o almeno non esistevano) e il combattimento è – appunto – il perfezionamento di tutte le arti marziali a corpo libero, senza finzioni. Va da sé che l’Mma non è esattamente uno sport per femminucce. Si dice che sia stato Bruce Lee uno dei precursori dell’Mma, più che il Ju jitsu brasiliano – e pure quello brasiliano a sua volta si basa sul Jujutsu giapponese, l’“arte della cedevolezza”. Lo racconta Palmieri nella sua biografia, o meglio, agiografia, in cui spiega però che Lee tentò la sperimentazione soltanto dopo, quando, cresciuto attraverso il kung fu – l’arte marziale tradizionale cinese, un’arte in cui la Tradizione e il confucianesimo sono essenza stessa della disciplina – decise di sperimentare altri stili, e adattare il kung fu a se stesso e alle arti influenzate dall’occidente, a sua volta affascinato dall’esotismo giapponese.

 

 

Adesso però torniamo alla maxi-rissa di lunedì. Perché se Xu Xiaodong, detto Cane Pazzo, si fosse trovato davanti Bruce Lee, forse non avrebbe provocato le chiacchiere che vanno avanti ormai da un paio di mesi sui social network cinesi e non solo. O forse sì, perché alla base del wushu, l’insieme delle arti marziali cinesi, c’è il rispetto dell’avversario, il rispetto degli anziani, il rispetto dell’altro, chiunque egli sia, e nell’atteggiamento di Xu c’è tutto tranne che la disciplina tradizionale. All’inizio di maggio il pompatissimo Xu, nome e addominali molto noti su Weibo, il social di microblogging cinese, aveva ricominciato la sua battaglia contro le arti marziali tradizionali, etichettandole come “fake” – più simili, secondo lui, alla “frode commerciale” che a una vera tecnica di combattimento: “Nessuno sopravvivrebbe sul serio in uno scontro combattendo con il tai chi o il kung fu”, era il messaggio. Che poi somiglia al vecchio adagio sull’uomo con il fucile che incontra l’uomo con la pistola. Comunque, alla sfida di Xu aveva risposto Wei Lei, venerato maestro di tai chi, un’arte marziale che oggi viene considerata per anziani (si fa al mattino presto, con movimenti legati alla respirazione, quasi una meditazione) ma che in realtà è una vera tecnica di combattimento. I due si sono incontrati all’inizio di maggio a Chengdu, nella provincia dello Sichuan, e l’incontro è durato sette secondi: l’arbitro presenta gli ospiti, Wei Lei si mette nella posizione di guardia, Xu parte, lo atterra, e lo colpisce ripetutamente alla testa. Fine. Il video in pochi giorni è diventato virale, e ha provocato perfino la reazione di Jack Ma, il milionario mister Alibaba e marzialista convinto, che ha detto: le arti marziali non sono per vincere, sono per migliorare lo spirito. E pure l’agenzia di stampa Xinhua ha titolato sull’inaccettabile arroganza di Xu. Dichiarazioni simili sono arrivate dall’Associazione cinese di wushu e quella di boxe.

 

Lunedì a Shanghai due scuole di Mma e di tai chi stavano organizzando un incontro simile, dopo ripetute schermaglie online, ma, come detto, la mega rissa è stata fermata dalla polizia. Nel frattempo i social di Xu sono stati oscurati. A tutto c’è un limite, anche all’arroganza.

Di più su questi argomenti:
  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.