Trump vs Cnn. Violenza e audience
L’aggressione del presidente all'emittente televisiva è il culmine di un rapporto ossessivo sancito da Jeff Zucker
New York. The Upshot, la sezione del New York Times che spiega il mondo con i numeri, tiene meticolosamente il conto delle persone e delle istituzioni che Donald Trump insulta più spesso. Con oltre cento menzioni negative su Twitter, la Cnn guida saldamente la classifica. Il network è il centro di gravità permanente delle ossessioni di Trump, che per la rete ha prodotto invettive e ha inventato nomignoli insolenti come per nessun altro. In un mondo di fake news, la Cnn è “very fake news”, e la sigla alternativa “Fraud News Network” non è che l’ultima di una lunga serie iniziata con “Clinton News Network”. Il capostipite dei nomignoli lo ha inventato Roger Stone, il vecchio alleato e amico di Trump, che non a caso è stato il primo “surrogate” a essere eliminato dalla lista degli invitati in studio. Era troppo impresentabile per non danneggiare la credibilità del brand. Il video dello scandalo del fine settimana, quello in cui il Trump d’avanspettacolo prende a pugni un uomo che ha il logo della Cnn al posto del volto a margine di un vecchio incontro di wrestling, non è che il culmine di un’ossessione antica che Trump ha rinfocolato a partire dalla campagna elettorale.
#FraudNewsCNN #FNN pic.twitter.com/WYUnHjjUjg
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 2 luglio 2017
Come sempre capita, anche questa volta Trump non ha inventato nulla, ha solo riproposto – probabilmente su consiglio di qualcuno dei suoi – un clip creato da un utente di Reddit chiamato HanAssholeSolo, il quale si è pubblicamente compiaciuto della citazione: “Wow! I never expected my meme to be retweeted by the God Emporer Himself”, dove “emporer” è un chiaro tributo alla cultura del refuso che il mondo di Trump attivamente promuove. Esplorando l’account di questo involontario ispiratore di messaggi presidenziali si trovano messaggi antisemiti, minacce a musulmani, tirate pazzoidi contro nemici reali e immaginari. La cosa non è stupefacente. Chi per professione draga la cloaca della rete alla ricerca di meme da rilanciare sa benissimo che cosa rischia di incontrare sul suo cammino.
Wow!! I never expected my meme to be retweeted by the God Emporer himself!!! via /r/The_Donald https://t.co/CG6jzHeWfZ
— Stacey#Covfefe (@StaceyJDooley) 3 luglio 2017
Trump è ossessionato dalla Cnn perché sta nel mezzo. Attaccare i vocianti liberal della Msnbc è una perdita di tempo, perché i suoi elettori nemmeno la considerano, mentre Cnn è un brand vasto e popolare con ambiziose pretese di neutralità giornalistica, non c’è nulla di meglio che smascherare i pregiudizi di chi si vanta d’essere imparziale. Inoltre, Cnn si presentava con un’immensa sete di ascolti, consumata nello share dalla competizione con i network ultrapolarizzati. Trump aveva da offrire il più vendibile dei prodotti alla più bisognosa delle reti, e Cnn ha risposto di conseguenza. E’ stata la rete che ha dedicato più spazio a Trump durante la campagna elettorale, e notoriamente Trump non fa distinzione fra buona e cattiva pubblicità. Con i passaggi della Cnn ha ricavato gratuitamente l’equivalente di un investimento di 5,8 milioni di dollari in inserzioni televisive. Durante le primarie repubblicane, la rete ha nominato Trump con una frequenza di otto volte superiore a quella del secondo classificato, Ted Cruz.
Il “personal booker” del presidente
Il rapporto di reciproca utilità, spesso coperto da una patina di indignazione ufficiale, si basava sul sodalizio con Jeff Zucker, amministratore delegato di Cnn e già enfant prodige della produzione televisiva. E’ stato lui, ai tempi della Nbc, a inventare la nuova vita televisiva di Trump nel format di “The Apprentice”, che nessun’altra celebrity è riuscita a far fruttare quanto il tycoon. Zucker ha insegnato a Trump la lezione definitiva sulla presenza televisiva: lui che per tutta la carriera si era industriato per corteggiare e ottenere la legittimazione dei quotidiani di New York e dei settimanali più autorevoli, aveva capito grazie a Zucker che nulla valeva quanto una costante, ossessiva occupazione dello schermo. All’inizio della campagna, Trump chiamava Zucker il suo “personal booker”, l’uomo che organizza le apparizioni televisive, e ora pare che quel sodalizio commerciale sia morto e sepolto. La Cnn, già alla testa di un boicottaggio contro la riduzione dei briefing della Casa Bianca, ha detto che “è un giorno triste quello in cui il presidente degli Stati Uniti incoraggia la violenza contro i giornalisti” e ha intimato a Trump di finirlae con il suo “comportamento da adolescente”: “Noi continueremo a fare il nostro lavoro. Lui dovrebbe fare il suo”, conclude il comunicato dopo l’incidente del fine settimana. Non deve sfuggire, tuttavia, che il video rilanciato da Trump è una parodia del wrestling, la quintessenza dello spettacolo televisivo americano, un reality basato sul contrasto fra i personaggi dove i lottatori si picchiano per finta.
I conservatori inglesi