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La saga di Baghdadi

Daniele Raineri

Vera o finta? Questa volta la morte del capo dello Stato islamico è stata sceneggiata meglio del solito

Roma. Questa volta la storia della morte di Abu Bakr al Baghdadi, capo dello Stato islamico che muore spesso, è più avvincente del solito e vale la pena raccontarla. Dice il sito della tv irachena al Sumaria – un nome che suona esotico, ma questo non la rende più credibile – che l’ultimo giorno di giugno, un venerdì, un imam di Tal Afar chiamato Abu Quteiba stava facendo il consueto sermone in una moschea di Tal Afar. Nota: Tal Afar è una città dell’Iraq dove storicamente lo Stato islamico è sempre stato fortissimo, parecchi suoi leader vengono da lì, il resto del paese considera i suoi abitanti come buzzurri violenti e con una predilezione per il crimine, e per loro l’adesione allo Stato islamico fin da prima del 2014 era stata una specie di rivincita davanti alla nazione. Dopo la liberazione di Mosul da parte dell’esercito iracheno, Tal Afar è una delle ultime due grandi enclave dello Stato islamico nel paese. Durante il sermone Abu Quteiba si è messo a piangere quando ha nominato al Baghdadi e tutti i presenti hanno inteso che il predicatore era commosso per la morte avvenuta in segreto del capo dello Stato islamico.

   

Il giorno dopo il servizio di sicurezza del gruppo è andato alla casa di Abu Quteiba e lo ha arrestato, perché aveva inavvertitamente tradito il segreto che non doveva essere (ancora) rivelato. Lo hanno portato nel centro di Tal Afar e lo hanno bruciato vivo davanti a decine di combattenti. Inoltre hanno imposto agli abitanti della città il divieto di parlare della morte di al Baghdadi e stabilito una punizione di cinquanta frustate per i trasgressori – questo sempre secondo il racconto della tv al Sumaria. Hanno rassicurato la popolazione che si trattava di una bufala e hanno promesso presto l’uscita di un discorso audio Un paio di giorni dopo a Hawija, l’altra grande enclave dello Stato islamico, ignoti hanno appeso uno striscione funebre in onore di al Baghdadi.

  

La sicurezza della città ha di nuovo reagito con tardiva paranoia, ha investigato ma non ha trovato i responsabili. Per una decina di giorni il coprifuoco sulla notizia è stato tenuto in vigore e – dice la tv – sono persino stati proibiti i sermoni nelle moschee, perché non si ripetesse l’errore costato la vita ad Abu Quteiba. Poi l’embargo è stato tolto, dice al Sumaria, e due giorni fa la svolta: i capi di Tal Afar hanno detto di avere il nome del successore. Nota del Foglio: i siti occidentali che hanno ripreso al Sumaria hanno detto che lo Stato islamico ha emesso un comunicato, ma non c’è alcun comunicato. Nota del Foglio numero due: Tal Afar a lungo è stata una centrale di comando dello Stato islamico, la zona centrale è stata chiusa al pubblico e per entrare c’è bisogno di una tessera speciale, non basta la semplice appartenenza allo Stato islamico. La chiamano la Zona verde, per contrapposizione ironica con la supersorvegliata area che a Baghdad contiene i palazzi delle istituzioni. Ma ecco la piega ancora più interessante della storia: i baghdadisti di Hawija accusano quelli di Tal Afar di fare tutto questo per prendere il potere. A Tal Afar, dice al Sumaria, ci sarebbe un colpo di stato, si combatte, una fazione tenta di prendere il sopravvento sulle altre e compie arresti di massa. Elementi di conferma a questa storia per ora: zero. E infatti sarebbe finita come tante altre volte prima nel cestino delle notizie irrilevanti, se non fosse che nello stesso giorno Reuters e Associated Press hanno citato una fonte che considerano credibile, l’Osservatorio siriano per i diritti umani, che sostiene di avere appreso da una fonte di alto livello dello Stato islamico che Baghdadi è morto. A chi dare retta?

  

Baghdadi può essere vivo e in perfetta forma, ma senza molta voglia di comunicare, considerato che un mese fa il New York Times ha rivelato che l’intelligence israeliana è riuscita a entrare nei computer della squadra dello Stato islamico che preparava attentati contro le linee aeree occidentali. Era un progetto segreto, se perfino quello è stato esposto forse anche i computer del settore media dello Stato islamico sono stati compromessi. In queste condizioni, voi al posto di Baghdadi fareste un video, oppure anche soltanto un audio? Se Baghdadi è morto, il consiglio che gestisce gli affari dello Stato islamico deve avere il tempo di riunirsi e di nominare un successore, e non è un compito banale, considerato che ne fanno parte gli uomini più ricercati del medio oriente. In ogni caso, la certezza arriverà dallo Stato islamico con un comunicato ufficiale. Non c’è ancora.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)