Lo stile distopico nella politica americana
Trump e quello che la sinistra dimentica della “paranoia”. Christine Rosen sul Commentary Magazine (maggio 2017)
"Le analogie distopiche in politica infuriano parecchio, oggigiorno”, ha scritto su Commentary Magazine Christine Rosen. “Durante la campagna elettorale 2016, il Boston Globe ha offerto ai suoi lettori una distopica prima pagina piena di titoli allarmistici, che dessero un’idea sul presunto infausto futuro dell’America sotto Trump. Molti giornali riportarono ferventemente che le vendite di libri distopici come ‘1984’ di George Orwell, ‘Fahrenheit 451’ di Ray Bradbury, e ‘Brave New World’ di Aldous Huxley avevano subito un’impennata dopo la vittoria di Trump. Mesi dopo il suo insediamento, l’impulso distopico continua ad andare per la maggiore. La Universal Studios, di recente, ha comprato i diritti di un film prodotto da Michael Bay su una ‘distopia trumpiana’. E il Washington Post, in un epico momento di segnalazioni virtuose, ha adottato il distopico slogan ‘La democrazia muore nel buio’. Nonostante la cultura americana, durante gli anni di Obama, abbia vissuto un boom di produzioni distopiche per adolescenti (‘Hunger Games’, ‘Maze Runner’, ‘Divergent’), il pubblico più entusiasta dell’intrattenimento distopico di oggi non è composto da adolescenti angosciati alle prese con l’amore ai tempi della post apocalisse, bensì da adulti di sinistra che ancora non hanno digerito la presidenza Trump. E’ comprensibile. Come una campagna presidenziale eterna, le distopie offrono alla gente un’esperienza vicaria e catartica di paura mista a dosi accumulate di arroganza. In quanto meccanismo terapeutico, le distopie offrono un promemoria vagamente realistico di che cosa si dovrebbe combattere senza imporre la problematica urgenza di fare davvero qualcosa al riguardo. Ma l’entusiasmo per le distopie, oggi, non è dovuto tanto al concetto in sé, quanto alla presunzione della sinistra (chiedo scusa, della Resistenza) di essere, come i grandi eroi delle distopie narrative, al contempo portatrice di verità e nobile vittima dell’éra Trump. L’articolo del 1964 ‘Lo stile paranoico della politica americana’ dello storico Richard Hofstadter è stato a lungo il manuale d’istruzioni dei liberal che tentavano di comprendere qualsiasi cosa nascesse a destra. (…) Ma nel suo articolo, Hofstadter puntualizzava qualcos’altro che gli accoliti della sinistra hanno spesso (e convenientemente) ignorato: la ‘forma mentis’ paranoica da lui descritta ‘è tutt’altro che nuova’ e ‘non necessariamente di destra’. Questa osservazione è tristemente familiare per chiunque abbia notato che cosa si intenda per ‘libertà di espressione’ nei campus universitari di oggi, inclusi la censura e gli attacchi agli speaker conservatori giustificati in nome della tolleranza e della sicurezza dei campus”.
L’unica, vera minaccia proveniente dall’amministrazione Trump, allora, secondo Christine Rosen è “un’incompetenza che potrebbe risultare persino più pericolosa, per la governance democratica, delle riflessioni esageratamente allarmate dei delusi di sinistra”.