Noi, la Libia, l'Europa
La solidarietà sui migranti forse ora è un po’ meno retorica
Il premier libico Fayez al Serraj ha chiesto all’Italia il sostegno con unità navali per contrastare il “traffico di esseri umani” nelle acque libiche: il ministero della Difesa e poi il Parlamento valuteranno la richiesta assieme alle autorità libiche, e se la risposta sarà positiva, “come credo necessario”, ha detto il premier italiano Paolo Gentiloni, si introdurrà un elemento di efficacia in più in una delle battaglie più importanti per l’Italia e per l’Europa. Ecco, l’Europa: dopo molte dichiarazioni di solidarietà ma pochi passi concreti, ora sembra che qualcosa si sia infine mosso: il presidente della Commissione Juncker – che Gentiloni ha sentito martedì – ha dato la disponibilità a fornire un contributo di emergenza (fino a 100 milioni di euro), 500 funzionari per accelerare i rimpatri degli irregolari e provvedimenti per completare il ricollocamento dei richiedenti asilo. Ai governi di Ungheria, Polonia e Repubblica ceca sono stati consegnati i “pareri motivati” del mancato rispetto degli obblighi sul ricollocamento, ultimo avvertimento prima di un possibile rinvio alla Corte di giustizia europea.
La cancelliera tedesca Merkel ha avuto una conversazione telefonica con Gentiloni in cui ha detto di voler moltiplicare l’impegno economico della Germania in Libia, oltre ad aver ribadito il proprio sostegno all’Italia per far sì che venga rispettato il principio di redistribuzione dei richiedenti asilo, che è alla base della solidarietà europea (e porta alla discussione del trattato di Dublino, che sarà un momento della verità decisivo per tutta l’Europa). E la Francia? E la croce e delizia del nuovo europeismo, Emmanuel Macron? Gentiloni ha ringraziato il presidente francese e la sua iniziativa di dialogo di lunedì a Parigi, con l’incontro tra Serraj e il leader di Bengasi, il generale Haftar.
Serraj ha ribadito che il dialogo è stato costruttivo, che l’inclusione è una priorità per tutti, non è un obiettivo di questo o quell’altro paese, ma una premessa per la riappacificazione: non è la prima volta che lo dice, e non è la prima volta che incontra Haftar per discuterne. Gli interessi economici delle potenze esterne alla Libia possono essere in competizione, ma quelli politici sono complementari. Parigi ha dato un riconoscimento internazionale al generale Haftar, e questo era tra gli obiettivi (centrati) dell’incontro di due giorni fa nella capitale francese. Ora bisognerà valutare quanta pressione riuscirà a esercitare realmente la Francia sul generale, per rendere concreto lo slancio verso il coinvolgimento del leader di Bengasi e dare un significato reale al “desiderio di pace”.