LaPresse/Reuters

In Francia i soldati sono i bersagli

Francesco Maselli

L’ennesimo attacco jihadista a una pattuglia nelle strade di Parigi conferma che sono soprattutto militari e forze di sicurezza a essere diventati il bersaglio privilegiato

Roma. La Francia sta subendo attacchi terroristici di tipo diverso rispetto agli altri paesi europei. Negli ultimi anni, tralasciando le stragi di Nizza e del Bataclan, sono soprattutto militari e forze di sicurezza a essere diventati il bersaglio privilegiato del jihadismo. Quello di ieri è il quarto attacco nei confronti dei militari nel 2017, dopo quello del Louvre, di Orly e degli Champs-Élysées. Proprio per evitare che i soldati diventassero un bersaglio l’operazione “Sentinelle”, il dispositivo di sicurezza interna che vede l’esercito impegnato nel pattugliamento del paese, è stata modificata: è stato deciso di organizzare solo pattuglie dinamiche e non fisse alla protezione di obiettivi sensibili, cercando di minimizzare i momenti statici. Anche così però gli uomini dell’esercito restano vulnerabili, essere in servizio in un quartiere borghese di Parigi non è come esserlo in Mali: l’ambiente circostante non è ostile, e dunque la soglia di attenzione è fisiologicamente meno elevata.

  

La dinamica dell’accaduto conferma le preoccupazioni dell’Armée française. Questa mattina un’automobile ha travolto intenzionalmente un gruppo di sei soldati a Levallois-Perret, piccolo comune della banlieue parigina. L’attacco è avvenuto a place de Verdun, dove hanno sede gli alloggi dei militari. Secondo la ricostruzione fornita dalla polizia i soldati avevano appena lasciato l’edificio a piedi quando sono stati investiti da una Bmw nera. L’attentatore ha aspettato che i militari uscissero dall’edificio per attaccarli, dimostrando una preparazione accurata dell’attentato e una conoscenza abbastanza precisa degli orari delle pattuglie. I sei soldati sono stati tutti feriti ma in maniera relativamente leggera. Secondo il Monde, che cita una fonte nella polizia, l’uomo era solo, non ha sparato alcun colpo né pronunciato frasi. Dopo circa sei ore di ricerca l’automobile, identificata, è stata fermata mentre percorreva l’autostrada A16 verso nord, vicino Calais, grazie all’intervento della Brigade de recherche et d’intervention (Bri), i reparti speciali della polizia. Il conducente non si è fermato e ha colpito le automobili delle forze dell’ordine per cercare di scappare; a quel punto gli agenti hanno aperto il fuoco, ferendo l’uomo con 5 proiettili, poi ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Lille.

  

Secondo una prima versione è stato possibile ritrovare l’auto in breve tempo grazie alle telecamere di sorveglianza di Levallois. I poliziotti hanno potuto individuare la targa dell’auto tramite il controllo visivo che può zoomare fino a 300 metri di distanza; una volta lasciata l’area urbana l’auto è stata tracciata grazie al sistema di lettura automatica delle targhe di cui sono dotate tutte le autostrade. Secondo il quotidiano La Voix du Nord invece, il sospetto terrorista sarebbe stato trovato grazie al Gps installato sull’auto, noleggiata. I corpi speciali delle Bri hanno quindi potuto aspettare l’uomo e intervenire una volta intercettata la sua automobile. Se la polizia è sicura che l’automobile fermata sia la stessa che ha effettuato l’attacco, non ci sono ancora conferme che l’uomo fermato sia il terrorista. Secondo il Figaro il sospetto si chiama Hamou B., nato nel 1980 in Algeria, sconosciuto ai servizi antiterrorismo ma conosciuto dalle autorità perché “fiché Ile”, l’identificazione prevista per le persone presenti illegalmente in Francia. L’abitazione del presunto terrorista (a Sartrouville, nel dipartimento di Yvelines, vicino a Parigi) è stata perquisita.

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