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Così l'ossessione per le politiche identitarie lascia spazi agli estremisti

Le violenze in Virginia sono diventate ragione di nuove divisioni, ma il problema è più profondo, scrive il Wsj

Come sempre avviene in quest’èra di Donald Trump, i politici e i giornalisti stanno riducendo il commento sulla violenza di sabato a Charlottesville, Virginia, in un dibattito sulle parole e le intenzioni del presidente. Questo è un errore indipendentemente da quel che si pensa di Trump, perché il veleno che genera eventi come quello delle Virginia è la politica identitaria, che non andrà via tanto facilmente anche quando Trump inevitabilmente avrà fatto il suo corso”. In un editoriale pubblicato sull’edizione americana di ieri, il Wall Street Journal identifica nei fatti della Virginia un problema più profondo di quello che i commentatori sembrano ravvisare. “La patologia particolare evidente in Virginia è stato il movimento nazionalista bianco guidato da personaggi come Richard Spencer, David Duke e Brad Griffin. A questo movimento va imputata la violenza che ha portato all’uccisione di una giovane donna e al ferimento di 19 persone quando un nazionalista bianco è piombato con la macchina sui manifestanti pacifici”. Il Wsj ricorda come i suprematisti bianchi abbiano scelto per la loro manifestazione la cittadina universitaria e progressista di Charlottesville con intenti malignamente provocatori, come abbiano usato simbologie del Ku Klux Klan durante una fiaccolata il giorno prima delle violenze e abbiano la tendenza a presentarsi come martiri politici per reclutare sempre più giovani uomini bianchi.

 

“I conservatori devono denunciare questi impulsi razzisti ancora più dei liberal, e la buona notizia è che questo sta avvenendo. Il guidatore dell’automobile che ha ucciso la ragazza è stato incriminato per omicidio, e il procuratore generale Jeff Sessions ha aperto un’indagine federale per violazione dei diritti civili e ha condannato le violenze: ‘Quando queste azioni sono generate da bigottismo e odio, tradiscono i nostri valori di base e non possono essere tollerate’. Anche molti conservatori importanti hanno denunciato il movimenti nazionalista bianco”.

 

Il Wsj nota che Trump è stato criticato per il suo primo comunicato di sabato pomeriggio, in cui ha condannato l’odio “da molte parti” ma non ha indicato esplicitamente i nazionalisti bianchi. “Tuttavia la Casa Bianca ha emesso un comunicato sabato che specifica che Trump ‘include i suprematisti bianchi, il KKK, i neo nazi e tutti i gruppi estremisti’ nella sua condanna. Come è già successo spesso con Trump, nel suo comunicato iniziale ha perso l’opportunità di parlare come un leader politico unificatore. Tuttavia l’attenzione su Trump rischia di far perdere di vista il problema più profondo e crescente delle politiche identitarie a destra come a sinistra”, scrive il Wsj. “Le politiche suprematiste bianche sono state un veleno per molti decenni, ma il movimento per i diritti civili è emerso per contrastarle, e c’è riuscito a metà degli anni Sessanta con il linguaggio di pari opportunità e giustizia di Martin Luther King Jr. Questo principio tuttavia è stato abbandonato in favore di una nuova politica identitaria che cerca ancora una volta di dividere l’America per razza, etnia, genere e perfino religione. La ‘diversity’ oggi è una giustificazione sempreverde di queste divisioni, e l’ironia è che l’America oggi è più diversa e tollerante di sempre”. “Il problema è che gli ossessivi dell’identità vogliono ridurre l’intera vita americana a queste categorie. Questo significa suddividere il potere politico, i posti di lavoro e ora perfino i salari nell’economia privata sulla base del colore della pelle o del genere piuttosto che in base al merito. Questo porta al tribalismo politico brutale, e il dissenso che di recente James Damore ha dimostrato in Google deve essere inteso come un grido d’avvertimento sul fatto che dovremmo aspirare a qualcosa di meglio. Eppure Damore ha perso il posto soltanto per aver sollevato la questione. Una politica ossessionata da differenze indelebili porterà inevitabilmente a risentimenti di cui gli estremisti possono approfittare tanto a destra come a sinistra. Gli estremisti erano di destra a Charlottesville, ma ci sono stati esempi di estremisti di sinistra a Berkeley, Oakland e in molti campus universitari”.

 

Trump, scrive il Wsj, non ha creato quest’ossessione per l’identità, anche se come candidato ha cercato di approfittarne. “E’ più un sintomo che la causa, anche se come presidente adesso ha un obbligo particolare a rinunciarvi. Lo stesso vale per altri politici. Eppure l’unica missione di quasi tutti i democratici che abbiamo seguito nel fine settimana è stata quella di usare la clava dei ‘suprematisti bianchi’ contro Trump”. Questa situazione non si risolverà dopo Trump a meno che non si affronti il problema delle politiche della divisione, scrive il Wall Street Journal, che cita una sentenza “profetica” scritta dal giudice della Corte suprema Clarence Thomas nel 1994, la Holder vs. Hall, sulla divisione dei distretti elettorali in base alla razza: “Per quanto concerne la politica, la tendenza a segregare i distretti in base alla razza può solo servire ad approfondire le divisioni razziali distruggendo ogni bisogno per i candidati di creare ponti tra i gruppi razziali o di formare coalizioni”. “Il giudice Thomas”, conclude il Wsj, “ci avvertiva di come le politiche identitarie possono distruggere il consenso e la fiducia democratici”.

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