Terrorismo, l'Italia è davvero al sicuro? Ipotesi, con numeri
L'attentato a Barcellona e tre questioni su cui riflettere a proposito dell'antiterrorismo nel nostro paese
Al direttore - I terroristi sono tornati a colpire la Spagna a molti anni di distanza dall’ultimo attacco e ovviamente, caro Cerasa, in queste ore la domanda è: perché a noi non è ancora toccato?
Franco Frattoni
Ovviamente una risposta chiara non esiste. Esistono alcune ipotesi. La prima questione è questa: il nostro sistema di sicurezza e di intelligence non è certo impenetrabile ma per fortuna funziona e ci ha permesso di prevenire molti attentati e di cacciare via dall’Italia molte persone considerate pericolose per la sicurezza nazionale. La seconda questione è questa: può piacere o no, ma rispetto a paesi come la Francia, l’Italia, che non ha un numero alto di stranieri di seconda generazione, può allontanare con facilità persone considerate a rischio radicalizzazione, cosa che in molti paesi, come per esempio la Francia o l’Inghilterra, è più complicato. La terza questione è quello che sappiamo oggi sulla nostra sicurezza: non esiste un rischio di attacco imminente ma esistono invece molti segnali che anche nel nostro paese le minacce stanno aumentando. Citiamo i dati del Viminale di qualche giorno fa. Espulsioni dall’Italia per motivi di sicurezza nei primi sette mesi dell’anno. Nel 2016 sono state 37. Nel 2017 sono state 67. Stesso periodo dell’anno: estremisti arrestati nel 2016, 25; nel 2017, 29. E ancora. Foreign fighters monitorati nei primi sette mesi del 2016: 110. Nel 2017: 125. Persone controllate nei primi sette mesi dell’anno nell’ambito di operazioni di prevenzione al terrorismo: 77.691 nel 2016, 190.909 nel 2017. Veicoli controllati: 19.693 nel 2016, 65.878 nel 2017. Il tema è evidente: finora i controlli hanno funzionato ma tutti sappiamo che l’arretramento dello Stato islamico in medio oriente non è ancora direttamente proporzionale alla minaccia che i terroristi possono rappresentare per il nostro paese.