Una ong senza saperlo ha aiutato i terroristi del Bataclan a Parigi
Abdeslam avrebbe approfittato del supporto di una organizzazione non governativa che si occupa dei migranti per accompagnare tredici terroristi dall’Ungheria verso l’ovest dell’Europa
Parigi. Due settimane dopo gli attacchi terroristici del novembre 2015 a Parigi, le autorità ungheresi avevano indicato che Salah Abdeslam, mente della strage, aveva reclutato alcuni membri del commando tra il flusso di migranti transitato alla stazione di Budapest (Keleti). L’identità delle reclute era stata rivelata nel settembre 2016 dal quotidiano ungherese Magyar Idők: si trattava di Omar Ismaël Mostefaï, Samy Amimour e Foued Mohamed Aggad, tre terroristi islamici di nazionalità francese.
Venivano tutti dalla Siria, dove si erano arruolati nell’esercito dello Stato islamico, ed erano arrivati in Ungheria nel settembre 2015. Dal 9 al 17 settembre mattina avevano soggiornato in un hotel situato nella banlieue di Budapest. Poi, nel pomeriggio del 17, si erano incontrati con Abdeslam alla stazione Keleti, e in serata, quest’ultimo li aveva trasportati verso l’Europa occidentale. Ma il terrorista che oggi è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Fleury-Mérogis, a pochi chilometri da Parigi, avrebbe anche beneficiato di un aiuto assai particolare per organizzare il trasporto dei jihadisti da Budapest verso la Francia e il Belgio. Sempre secondo il Magyar Idoők, Abdeslam avrebbe infatti approfittato del supporto di una ong che si occupa dei migranti per accompagnare non tre bensì tredici terroristi dall’Ungheria verso l’ovest dell’Europa. Stando a quanto riportato dal quotidiano ungherese, Abdeslam sarebbe stato aiutato da numerosi volontari di questa organizzazione umanitaria e avrebbe anche soggiornato per due volte nell’appartamento di uno di loro.
L’inchiesta dei servizi segreti ungheresi (Tek), sollecitata dalle autorità francesi, aveva già evidenziato che Salah Abdeslam si era recato per tre volte a Budapest durante l’estate del 2015, ossia pochi mesi prima degli attentati di Parigi. Ma nessuno, fino a qualche giorno fa, sapeva che Abdeslam aveva continuato a fare la spola tra l’ovest dell’Europa e Budapest anche dopo gli attacchi del novembre 2015. L’articolo del Magyar Idoők racconta che il terrorista di origini marocchine ha trasportato i jihadisti “tra l’estate 2015 e la primavera 2016”. Nel pieno della crisi dei migranti, aveva il compito di reclutare i suoi complici, formati dall’Isis, nei pressi della stazione internazionale di Budapest, crocevia logistico tra la cosiddetta “rotta dei Balcani” e l’Europa occidentale.
I tre attentatori del Bataclan, Mostefaï, Foued-Aggad e Animour si erano infiltrati nella zona Schengen attraverso la frontiera tra l’Ungheria e la Serbia, camuffandosi tra i migranti. E come loro gli altri dieci islamisti desiderosi di raggiungere l’Europa occidentale per pianificare altri attentati. Il Magyar Időok, infine, rivela che Abdeslam e i suoi complici, per comunicare tra di loro, utilizzavano delle schede sim ungheresi acquistate da un interprete a Kiskőrös, nel sud dell’Ungheria, aggiungendo che restano comunque molte zone d’ombra e che c’è ancora molto lavoro da fare per ricostruire il loro percorso.
Ieri, intanto, la procura belga ha annunciato che Abdeslam è stato rinviato a giudizio per la sparatoria contro la polizia avvenuta nel marzo 2016 a Forest, comune situato alle porte di Bruxelles, lì dove si trovava il suo nascondiglio. Il terrorista, videosorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro a Fleury-Mérogis e ostile alla collaborazione con le autorità, dovrà comparire davanti al giudice assieme al suo complice, Sofiane Ayari, jihadista di origini tunisine, per rispondere dell’accusa di “tentato omicidio nei confronti dei poliziotti in un contesto terroristico”. La data del processo verrà comunicata nei prossimi giorni e le autorità giudiziarie sperano di riuscire finalmente a rompere il mutismo in cui si è rinchiuso Abdeslam.
Sempre ieri, gli Stati Uniti hanno annunciato di aver inserito nella lista dei “terroristi internazionali” il presunto artificiere degli attentati di Parigi e Bruxelles, conosciuto con lo pseudonimo di Ahmad Alkhald, che attualmente si troverebbe in Siria. La decisione del dipartimento di stato statunitense, si legge nel comunicato, ha come obiettivo quello di impedirgli l’accesso “alle risorse necessarie per pianificare e compiere altri attacchi terroristici”.
Dalle piazze ai palazzi