Il Foglio internazionale
Il pacifismo non è uno scudo dal jihadismo
Così come le misure antiterrorismo non hanno protetto la Spagna, scrive il Wall Street Journal
La Spagna aveva rafforzato la sua strategia antiterrorismo dopo un assalto mortale nel 2004 alla stazione ferroviaria di Madrid e aveva intensificato il suo approccio nel 2015, ma l’attacco di giovedì nel cuore di Barcellona sottolinea i limiti di tali sforzi” scrive il Wall Street Journal. “Due anni fa, le autorità spagnole hanno elevato l’allarme di sicurezza del paese al secondo livello più alto e hanno rivisto la legge dell’antiterrorismo, prevedendo pene più severe. Di conseguenza, la sicurezza si è rafforzata, in particolare nelle aree turistiche. Nei treni del paese, i passeggeri devono far setacciare i bagagli tramite scanner prima di poter salire a bordo, mentre i controlli negli aeroporti sono diventati anche più rigorosi. Tuttavia, nella passeggiata de Las Ramblas, dove almeno 13 persone sono state uccise e molte altre ferite nell’attacco dello Stato islamico, non ci sono stati ostacoli concreti per bloccare l’aggressore, nonostante gli attacchi in Europa nell’ultimo anno riguardassero veicoli contro le folle.
A seguito dell’attacco del 2004, in cui una cellula jihadista legata ad al Qaeda ha ucciso 191 persone nella stazione ferroviaria di Madrid, le autorità spagnole sono state criticate per non aver agito in tempo mentre c’erano segnali che un attacco terroristico era in corso. Da allora, hanno adottato una strategia per spezzare l’attività terroristica nelle sue fasi iniziali. ‘Le forze di sicurezza stanno facendo un ottimo lavoro’, ha detto Carola García-Calvo, analista dell’Istituto Elcano Royal, un think tank spagnolo. ‘Ma la strategia dello Stato islamico di colpire obiettivi leggeri rende le cose più difficili’. La legge contro l’antiterrorismo fu rivolta innanzitutto all’Eta, il gruppo separatista basco che in una campagna decennale ha ucciso più di 800 persone. Tuttavia, le autorità hanno convertito la legge contro il terrorismo islamista. Negli ultimi anni, le forze di sicurezza spagnole hanno condotto operazioni contro i sospetti militanti islamici, la maggior parte dei quali legati allo Stato islamico e la cui attività in Spagna è incentrata sul reclutamento di giovani da mandare a combattere in Siria e in Iraq. Le autorità hanno arrestato 130 persone sospettate di attività terroristiche legate allo Stato islamico tra il giugno 2013 e l’agosto 2016. Di quelli arrestati, il 43 per cento erano cittadini spagnoli e il 41 per cento cittadini marocchini. Secondo la relazione, la metà era immigrata e il 40 per cento erano discendenti di seconda generazione di origine marocchina”.
Il Wall Street Journal nota un ulteriore paradosso. “Alcuni esperti dicono che la politica estera spagnola l’aveva messa al riparo dagli attacchi. Dopo gli attentati del 2004, i politici spagnoli erano stati riluttanti a sostenere le operazioni americane e della Nato in paesi come Libia e Mali. Lo Stato islamico vuole dimostrare che può infliggere più danni possibili ai paesi occidentali con attacchi molto complicati da individuare. La Spagna ha anche assunto una linea dura sui social media che incitano al terrorismo, eseguendo numerosi arresti, una strategia che ha generato delle critiche dai sostenitori della libertà di parola. All’inizio di quest’anno, la Corte suprema spagnola ha condannato un cantante a un anno di carcere per i post su Twitter che sono stati considerati come una glorificazione del terrorismo”.