Il Foglio internazionale
"La fuga dall'Iraq non ci proteggerà"
Così Aznar condannò Zapatero per il ritiro delle truppe dopo gli attentati, scriveva Abc
La decisione di ritirare le nostre truppe dall’Iraq è legittima. Ma è anche gravemente irresponsabile. Ci allontana dai nostri partner e alleati e non contribuisce a quel consenso in politica internazionale che ci era stato promesso. Presuppone una mancanza di solidarietà con il popolo iracheno ed è la miglior notizia che potessero ricevere coloro che lo scorso 11 marzo hanno attaccato la Spagna. Molti spagnoli, come me, si vergognano per la ritirata delle nostre truppe. E, molto di più, siamo preoccupati per le conseguenze che avrà per la sicurezza comune e per la difesa delle nostre libertà contro il terrorismo. Siamo più deboli, come è più debole la nostra alleanza con le democrazie più potenti ed antiche del mondo. Ma non solo con loro, bensì con la maggioranza delle nazioni che entro poco tempo saranno nostri partner, a pieno diritto, nell’Unione europea.
La decisione del governo socialista è stata una disgrazia per tutto quello che conviene alla Spagna e al mondo libero. Perché ce ne andiamo da dove hanno più bisogno di noi. Ritiriamo la nostra presenza, la nostra collaborazione e la nostra capacità d’influenza dall’Iraq, un paese che ha sofferto una delle più crudeli dittature della storia e che adesso soffre la persecuzione del terrorismo e dei nostalgici del tiranno. La ritirata delle nostre truppe è quello che desideravano i terroristi, quelli che compiono attentati in Iraq contro gli iracheni e quelli che compiono attentati in Spagna contro gli spagnoli. Sono gli stessi. Vogliono la stessa cosa. Hanno gli stessi obbiettivi, uno dei quali era il nostro ritiro, che già hanno conseguito. Il messaggio che si lancia al mondo è quello dell’abbandono, ma è anche quello del valore dell’assassinio come strumento per conseguire obbiettivi politici. Se la Spagna è più debole per la nostra ritirata, i terroristi invece sono più forti. […] E’ disposta la Spagna a consegnare tutto quello che le viene chiesto con l’uso della forza, compresi il suo territorio o la sua libertà? Credo che le decisioni in politica estera debbano essere altre. Credo che dovrebbero basarsi di più sulla difesa dei nostri valori essenziali. Credo che dovrebbero fondarsi più sulla realtà che abbiamo davanti ai nostri occhi, quella di una guerra internazionale contro il terrore. Un terrore che vuole precisamente che ci ritiriamo. Distogliere lo sguardo, fuggire dalla realtà, non farà sì che questo scompaia e neppure che rallenti il suo percorso. Anzi farà sì che noi dovremo scontrarci contro di esso peggio preparati e più insicuri.