L'Italia è diventata il poliziotto d'Europa e ora tutti se ne accorgono
“L’esercito italiano ci sa fare”. Spendiamo poco per la difesa, ma i nostri militari sono indispensabili nelle aree a rischio, scrive Politico
Roma. Ieri il sito Politico Europe aveva un pezzo con un inizio a sorpresa: “È tempo che riconosciamo ai militari italiani un po’ di rispetto”. E il resto del pezzo era anche meglio, perché ammetteva alcune verità controintuitive che non sono mai riconosciute. L’Italia in teoria è un cattivo membro della Nato perché spende soltanto l’1,1 per cento del pil per il budget militare, molto sotto la soglia del due per cento richiesta (ricordate le minacce di Trump?), e questo la mette fra gli ultimi sette paesi dell’Alleanza atlantica. Ma in realtà tra missioni nel Mediterraneo – incluse quelle per salvare i migranti – e missioni militari all’estero, dal Libano all’Iraq alla Libia alla Somalia, “è chiaro che l’Italia è diventata il poliziotto d’Europa”. Dice a Politico un ex ambasciatore italiano presso la Nato, Stefano Stefanini: “Le spese per la Difesa non sono la sola unità di misura. Creare sicurezza, schierare forze e compiere operazioni sono cose che contano più del budget”. Secondo Politico, considerando che i contingenti militari italiani all’estero si danno il turno, sono coinvolti più di 28 mila soldati. “Stiamo stabilizzando un’intera regione”, dice una fonte del ministero della Difesa. Senza contare le spese per Guardia costiera e Guardia di Finanza, anche loro impegnate nel Mediterraneo. E c’è anche un elemento di pudore contabile: l’Italia tende a nascondere le spese militari, a sgonfiarle, per non far irritare l’opinione pubblica. Il risultato è che, per paradosso, il paese modello della Nato è la Grecia, perché risulta spendere molto del suo (magro) pil. E per adesso, nota il pezzo, gli altri paesi lasciano che sia l’Italia a caricarsi il peso di garantire la sicurezza dell’Europa sul fianco meridionale.