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Non fare confusione su Charlottesville

Individuare le colpe è sacrosanto, non cedere ai trucchi ideologici anche

L’atto di terrorismo di un suprematista bianco a Charlottesville ha messo all’angolo il presidente, Donald Trump, colpevole di non aver condannato il gesto e il suo movente al di sopra di ogni ambiguità. L’ultimo a dare voce alla sua rabbia, con un’intervista al Financial Times, è stato ieri Gary Cohn, consigliere economico che aveva già preparato la lettera di dimissioni ed è stato poi convinto a rimanere in sella. L’attacco ai manifestanti anti Trump, che ha ucciso una persona e ne ha ferite altre diciannove, ha contestualmente fatto crescere anche le donazioni al Southern Poverty Law Center, un’associazione nonprofit che da decenni conduce un’attenta mappatura di tutti i gruppi estremisti che operano negli Stati Uniti e dei suoi affiliati ideologici, con particolare attenzione per xenofobi, suprematisti del sud, Klansters e neo nazisti di ogni specie. Apple darà un milione di dollari al centro studi dell’Alabama, Jp Morgan ha promesso mezzo milione, George Clooney e la sua bella filantropa Amal mettono un altro milione. Se le responsabilità di quanto accaduto in Virginia non devono essere equivocate, non deve essere equivocata nemmeno l’identità di chi combatte in buona fede i bollori della supremazia bianca. Il Southern Poverty Law Center ha il vizio di includere fra gli “estremisti” anche pensatori rispettabili che non si conformano al mindset promosso dagli attivisti dell’Alabama. Fra questi si sono la femminista nera Ayaan Hirsi Ali, che vive sotto scorta ed è bollata come “islamofoba”, e il sociologo Charles Murray, che di recente è stato aggredito in un’università dai guerrieri della giustizia sociale. E’ un modo di classificare i soggetti pericolosi elastico e ambiguo quanto quello usato dal presidente per individuare le responsabilità dell’ attacco.

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