Il Giappone minacciato dai missili di Kim ora vuole la sua Difesa
I residenti in Hokkaido e in altre undici prefetture si sono svegliati con l’allarme antimissile. Le conseguenze politiche del nuovo test della Corea del Nord
Tokyo. Una provocazione “eccessiva” che “non possiamo tollerare”, ha detto il portavoce del governo giapponese Yoshihide Suga durante la conferenza stampa che si è tenuta circa un’ora dopo il sorvolo di un missile nordcoreano del territorio nipponico. Le parole di Suga – che ha dovuto parlare per primo in pubblico, perché nelle prime ore dell’alba di venerdì il primo ministro Shinzo Abe si trovava ancora in visita di stato in India – tradiscono una difficoltà perfino lessicale che la Corea del nord sta ponendo ai paesi dell’Asia orientale. Il missile nordcoreano, simile a quello lanciato nei pressi di Pyongyang il 29 agosto scorso, è stato lanciato alle 6:57 del mattino, e ha sorvolato l’Hokkaido tra le 7:04 e le 7:06 prima di inabissarsi a duemila chilometri dalla costa orientale, alle 7:16. Avrebbe volato in tutto 3.700 chilometri con un’altitudine massima di 800 chilometri, quindi un po’ di più del missile precedente: in questo modo, la corte di Kim Jong-un ha potuto dimostrare di essere in grado di arrivare davvero all’isola statunitense di Guam. Come dopo l’altro lancio, anche venerdì mattina i residenti in Hokkaido e in altre undici prefetture si sono svegliati con l’allarme antimissile: gli altoparlanti hanno iniziato a diffondere gli avvisi (“Lancio missilistico! Lancio missilistico! Trovate rifugio in un edificio o sottoterra!”), la J-Alert, l’applicazione dell’Agenzia giapponese per la Gestione dei disastri, ha iniziato a suonare, e tutte le emittenti televisive (e radiofoniche) hanno sospeso i programmi e lanciato l’allarme. In Hokkaido già da qualche mese si effettuano esercitazioni antimissile che coinvolgono la popolazione, e soltanto giovedì l’Agenzia aveva chiesto alle varie prefetture di attrezzarsi per controllare l’efficacia dell’applicazione. Nella capitale giapponese, venerdì, dopo circa un’ora di edizioni speciali dei tg, la vita è proseguita normalmente, e in prima serata la Nhk, la principale rete nipponica, ha continuato a trasmettere il celebre torneo autunnale di sumo.
“I residenti di aree come l’Hokkaido iniziano ad avere paura dei missili che volano sopra di loro. E’ nella natura umana”, dice al Foglio Kosuke Takahashi, corrispondente da Tokyo di Jane’s Defense, “ma far volare per qualche minuto il missile a sud dell’Hokkaido può significare che Pyongyang sta cercando di limitare i rischi. Sembra che stia facendo qualche considerazione politica sul Giappone: se volesse davvero danneggiare Tokyo farebbe volare il missile sulla capitale”. Per ora l’attacco all’arcipelago, minacciato soltanto due giorni fa dopo le nuove sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu, è soprattutto virtuale: Nk News ha scritto venerdì di un nuovo videogioco sparatutto, “Samurai hunting”, realizzato da una azienda nordcoreana, che prende di mira i giapponesi e il Giappone.
Secondo Takahashi, anche per questo la questione nordcoreana sta iniziando a far sentire più forte nell’opinione pubblica giapponese la necessità di avere una propria Difesa – vuol dire prendere in considerazione la famigerata riforma dell’Articolo 9 della Costituzione, fortemente voluta da Shinzo Abe, che permetterebbe a Tokyo di dotarsi di un esercito. Non è un caso se nell’ultima settimana, proprio mentre l’Amministrazione di Donald Trump evitava i grandi proclami e lasciava lo spazio diplomatico a Shinzo Abe, il primo ministro di Tokyo ha recuperato parecchia popolarità e ora, secondo un sondaggio dello Yomiuri shimbun, il suo gradimento sarebbe di nuovo al cinquanta per cento.
Le Nazioni Unite, dopo l’ultima provocazione, hanno convocato l'ennesima riunione “d’emergenza”, prevista per la “prossima settimana”. Condanna unanime contro il lancio da parte della comunità internazionale. Ma per ora siamo ancora allo stallo: “La Corea del nord è stabile da decenni, anche se molti esperti dicono che crollerà presto per via delle pressioni internazionali, eccetera”, dice Takahashi. Difficilmente l’aumento della tensione e delle provocazioni porterà a un cambiamento a Pyongyang.