L'Italia (e l'Europa) nel mondo, secondo Gentiloni all'Onu
Il discorso integrale del presidente del Consiglio all'Assemblea generale delle Nazioni Unite
INTERVENTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ALLA 72a SESSIONE DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE
(New York, settembre 2017)
Signor Presidente, Signor Segretario Generale, cari colleghi delegati, signore e signori,
• l’avvio della 72esima sessione dell’Assemblea Generale si svolge in un contesto mondiale complesso e in continuo movimento. Gli effetti socio-economici della globalizzazione, che creano talvolta disagio e ineguaglianze, si sommano al perdurare di una forte instabilità del quadro geopolitico mondiale, che è alla radice di molteplici situazioni di crisi.
• Pesano inoltre sulle incertezze e sui timori dei nostri cittadini la piaga del terrorismo, contrastata con crescente efficacia, ma certo non debellata, e i cambiamenti climatici, che rischiano di ipotecare il futuro del nostro pianeta e il destino delle generazioni future.
• La disperazione dei migranti e dei rifugiati, vittime di traffici ignobili e di criminali senza scrupoli, continua ad essere di fronte ai nostri occhi.
• Sono sfide enormi, da cui nessun Paese è immune e nei confronti delle quali vi è l’inevitabile tentazione di cercare rifugio nell’isolamento, nel razzismo e nell’intolleranza.
• Ma è proprio quando si confronta con sfide straordinarie che la comunità internazionale deve dimostrare di superare gli ostacoli piu’ impervi, guardando con fiducia al futuro.
• I segnali di ottimismo che accompagnano la ripresa delle nostre economie infondono speranza. A livello globale il numero di persone che vive in assoluta povertà è fortemente diminuito e l’innovazione tecnologica, accusata di essere complice delle crisi economiche, ha al contrario aperto la strada a nuove opportunità.
• Sta a noi ora guidare questo percorso di sviluppo con responsabilità e coraggio. Lo dobbiamo fare innanzitutto attraverso una migliore governance dei processi globali, che sappia assicurare una crescita economica robusta e inclusiva e si ponga come obiettivo principale la riduzione delle diseguaglianze.
• L’Italia è convinta che la costruzione di società democratiche, pluraliste, inclusive, aperte alla diversità, costituisca non solo un imperativo etico, ma anche una garanzia di pace e stabilità e, in quanto tale, sia parte fondamentale dell’impegno più ampio per promuovere e garantire un’efficace tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali per ogni singola persona.
• Tale quadro costituisce inoltre la base per ogni legittima aspirazione ad uno sviluppo economico e sociale sostenibile, i cui dividendi siano disponibili a tutti. Questi obiettivi devono essere perseguiti innanzitutto a livello nazionale, a casa nostra. E in tal senso l’Italia è fortemente impegnata a tutelare il patrimonio di democrazia, pluralismo, libertà, rispetto dei diritti umani, che ne costituisce il DNA, e a promuoverne l’affermazione sul piano internazionale.
• Il tema scelto dal Presidente di questa Assemblea per i lavori della 72esima UNGA pone l’accento proprio sulla necessità di rimettere al centro delle nostre azioni le aspettative dei popoli sul loro avvenire, correggendo le distorsioni e gli errori generati dalla globalizzazione.
• Pace, vita dignitosa e pianeta sostenibile sono significativamente le stesse sfide che sono state al centro della Presidenza italiana del G7 e su cui oggi noi, rappresentanti dei popoli di tutto il mondo, siamo chiamati a confrontarci.
• Dobbiamo unire le nostre forze continuando in un percorso storico che, nonostante le battute d’arresto, tenda inesorabilmente alla pace, alla prosperità e all’inclusione.
• “L'associazione delle nostre esperienze sociali, culturali, amministrative – ricordò Alcide De Gasperi1 durante le prime fasi del progetto di integrazione europea - raddoppia le nostre possibilità nazionali e le preserva da ogni decadenza, dando loro uno slancio nuovo verso la creazione di una civiltà progredita ed ancora più elevata”.
• Proprio il viaggio comune di speranze e di conquiste compiuto dall’Unione Europea - che per l’Italia rappresenta la prima, naturale dimensione del multilateralismo - ci insegna che di fronte alle sfide dei nostri tempi si deve avere il coraggio di reagire.
• Negli ultimi due anni l’Unione Europea è stata costretta ad abbandonare il suo ambiente “in atmosfera controllata” per misurarsi con alcune delle sfide maggiori emerse dal dopoguerra ad oggi.
• Non è stato facile, ma non è stato l’inizio della fine, come invece si temeva, quanto piuttosto l’occasione per un richiamo collettivo, molto forte, sul senso dello stare insieme all’interno del progetto europeo.
• Ed oggi sono profondamente convinto nell’affermare che esiste un nuovo slancio europeo, che l’Italia non solo condivide, ma promuove attivamente. La volontà di procedere uniti per riavvicinare il progetto europeo ai bisogni dei cittadini, alle sfide della crescita economica, della sicurezza e delle migrazioni. Un progetto che rafforzi il ruolo globale dell’Unione nel mondo, ispirato al multilateralismo, al libero scambio e al rispetto dello Stato di diritto.
• Quella che l’Italia vuole ricostruire con i partner è una Unione che torna a dare al mondo intero un esempio di solidarietà, progresso, benessere ed efficacia.
• Sviluppare l'inclusione sociale, economica e politica, estesa anche al mercato del lavoro, combattere la povertà e l’emarginazione, significa per l’Italia contribuire anche ad una più efficace gestione della sfida migratoria. Dobbiamo rispondere con compassione, intelligenza e visione alla realtà dei vasti movimenti umani dei nostri giorni.
• Da anni l’Italia è impegnata nelle operazioni di soccorso e nell’accoglienza dei migranti. Abbiamo salvato - e continuiamo a salvare - centinaia di migliaia di persone che rischiavano di morire nel Mediterraneo, in coerenza con i nostri imperativi etici e morali e con gli obblighi internazionali liberamente sottoscritti. L’Italia è e vuole restare un Paese di accoglienza, pur nella consapevolezza del legame inscindibile fra il principio di solidarietà e quello della sicurezza.
• Ma per consolidare la nostra azione abbiamo necessità di una risposta globale al fenomeno migratorio, che parta dall’Unione Europea e tocchi l’intera Comunità Internazionale. Dobbiamo trovare insieme soluzioni di lungo periodo a una sfida che non interessa solo noi, ma che riguarda tutti i Paesi e le generazioni future.
• Responsabilità condivisa e proporzionata. È per continuare ad affermare e dare corpo a questo principio che l’Italia sta partecipando attivamente al negoziato che condurrà all’adozione in ambito Nazioni Unite dei Global Compacts. La nostra proposta per affrontare congiuntamente il fenomeno migratorio sul piano globale si basa su tre principali azioni: “investing”, “protecting” e “valuing”: “investire” nel sostegno ai Paesi di origine e transito, “proteggere” i rifugiati e i migranti più vulnerabili, “valorizzare” i molti aspetti positivi e le opportunità derivanti dalle migrazioni.
• L’Italia è già promotrice di un vero partenariato con i paesi africani. Come ho già avuto occasione di esprimere e ripeto ora con grande convinzione: il futuro dell’Europa è in Africa. È investendo in Africa che si affrontano anche le cause profonde delle migrazioni, in primis le disuguaglianze economiche e demografiche.
• L’approccio integrato e strutturale in cui crede l’Italia sta già dando i primi risultati positivi, grazie alla proficua cooperazione avviata con i paesi africani di transito e all’attività svolta dalle principali organizzazioni internazionali. Lavoriamo con l’Organizzazione Mondiale per le Migrazioni (OIM) e con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per fornire assistenza ai migranti nel rispetto dei loro diritti umani, per assicurare la protezione dei rifugiati che fuggono da guerre e persecuzioni, per offrire condizioni favorevoli ed incentivi ai rimpatri volontari e al reinserimento nei paesi d'origine.
• Dare una risposta immediata a chi ha bisogno di protezione, una soluzione vera per i migranti più deboli: questo è il nostro impegno ed il nostro appello oggi. E’ nostro dovere intensificare gli sforzi per prevenire e contrastare un crimine atroce ed efferato quale il traffico di esseri umani, che costituisce a tutti gli effetti un crimine contro l’umanità. Siamo pronti a portare avanti questa visione nelle Nazioni Unite come stiamo già facendo all’interno dell’Unione Europea.
• Tutelare i più deboli e indifesi significa investire sui nostri valori; salvare le vite dei bambini consente di salvare le nostre società e il nostro futuro.
Signori Delegati,
• Per l’Italia, per la nostra geografia e per la nostra storia la priorità della gestione responsabile e solidale dei movimenti di persone si sposa con quella di sicurezza, stabilizzazione, sviluppo sostenibile e crescita dell’area del Mediterraneo e dell’intero continente africano.
• Tutto questo anche in chiave di lotta al terrorismo e di contrasto all’estremismo violento, nell’interesse comune di tutti i nostri paesi e di tutte le nostre popolazioni.
• Purtroppo, anche nel 2017 il terrorismo ha continuato a mietere vittime innocenti in molti paesi del mondo. Per fronteggiare e finalmente sconfiggere questa piaga occorre tempo, coraggio e unità di intenti.
• La sempre più evidente perdita di terreno di Daesh in Iraq e Siria ha dimostrato che possiamo farcela insieme. È un passo che consentirà di smantellare le centrali ideologiche e logistiche degli attentati che hanno colpito l’Europa, l’Asia e l’Africa.
• La vittoria sul terreno non è però sufficiente. Il fanatismo e l’ideologia di Daesh continuano a mietere vittime e terrore nelle nostre citta’.
• L’Italia è un partner attivo della Coalizione Globale contro Daesh, impegnata sul terreno sotto diversi profili: la riabilitazione di un’infrastruttura fondamentale come la Diga di Mosul, l’addestramento di migliaia di effettivi delle forze speciali irachene e di unità curde, il training delle forze di polizia federali e locali, che rappresenta una delle chiavi per la stabilizzazione futura delle zone liberate e per il rientro in sicurezza di migliaia di sfollati verso le loro terre d’origine. Bisogna restituire il futuro agli iracheni.
• Ma la lotta al terrorismo richiede uno sforzo multidimensionale, con il ricorso a tutti i possibili strumenti di cooperazione internazionale. Penso ad esempio alle iniziative di contrasto all’ utilizzo di Internet e dei social media da parte dei terroristi (proprio questa mattina ho co-presieduto con i colleghi Macron e May un importante evento su questo tema) o al finanziamento dei gruppi terroristici, che non esitano a saccheggiare e distruggere il patrimonio culturale.
• Nessuno, lo ripeto, può farcela da solo. Premessa indispensabile è la collaborazione tra attori statali e regionali, in particolare Unione Europea e suoi Stati Membri; Stati sponda sud del Mediterraneo, del Sahel e dell’Africa Subsahariana, e Unione Africana.
• L’Italia ha profuso molte energie, in Consiglio di Sicurezza, in Assemblea Generale, e come Presidenza G7, per adeguare le capacità di risposta alle nuove minacce, in continua evoluzione, poste dai gruppi terroristici.
• La Libia è il tassello fondamentale per restituire al Mediterraneo Centrale il proprio ruolo storico di motore di civiltà, pace e sicurezza. La sua stabilizzazione è un obiettivo prioritario, che dobbiamo raggiungere attraverso un dialogo inclusivo, nel quadro dell’Accordo Politico, rifiutando qualunque velleitaria ipotesi di soluzione militare.
• L’Italia è in prima fila in questo impegno e nel sostegno all’azione delle Nazioni Unite e al rafforzamento della loro presenza in Libia, perseguito con determinazione dal Segretario Generale Guterres e dal Rappresentante Speciale Salame’. In Libia non ci sarà stabilità fino a quando non verranno abbracciati i valori di un vero percorso inclusivo di riconciliazione, che come Comunità Internazionale dobbiamo sostenere con una voce sola.
• E’ la stessa popolazione libica che chiede una Libia stabile, solida e sicura. Per questo, siamo a fianco del Presidente Serraj e delle Istituzioni previste dall’Accordo Politico. Siamo convinti che solo con Istituzioni libiche sempre più autorevoli saremo in grado di affrontare anche la tragedia del traffico di esseri umani.
• Riteniamo essenziale sostenere la Libia anche per il suo ruolo strategico nella rotta migratoria del Mediterraneo Centrale. A questo proposito, dobbiamo assistere le comunità locali per favorirne lo sviluppo, anche con investimenti economici che creino fonti di sostentamento alternative ai traffici illegali. Dobbiamo lavorare con UNHCR ed OIM per favorire accoglienza e rimpatri.
• La Siria continua ad essere fonte di preoccupazione e dolore. Dopo sei anni di violenze indicibili, milioni di rifugiati e centinaia di migliaia di morti, salutiamo con favore i recenti sforzi di promuovere tregue locali e zone di de-escalation.
• Ma sono ancora troppi i bambini innocenti, le donne e gli uomini che hanno un limitato, se non inesistente, accesso all’aiuto umanitario. È questa la sfida più grande che dobbiamo affrontare adesso.
• L’unica strada per una soluzione durevole al conflitto siriano è un processo politico realistico e credibile. Non possono esserci stabilità, pace e ricostruzione, né tantomeno una vittoria durevole sul terrorismo, o le condizioni per un ritorno volontario e in piena sicurezza dei rifugiati, senza una transizione politica inclusiva, che riunisca le diverse componenti della società siriana.
• Per questo motivo, desidero oggi riaffermare il pieno sostegno dell’Italia al ruolo dell’ONU e dell’Inviato Speciale de Mistura, e al tempo stesso incoraggiare il cruciale sostegno dei principali attori regionali e internazionali alla roadmap tracciata dalla Risoluzione 2254. Solo attraverso un impegno coeso della comunità internazionale si potrà pervenire a una vera transizione politica, preservando l’unità, l’integrità e la sovranità della Siria.
• Infine, non può esserci una vera pacificazione senza giustizia. Questo significa accertare le responsabilità di chi ha commesso crimini atroci in questi anni, a partire dall’uso di armi chimiche.
• Dialogo e riconciliazione sono indispensabili strumenti per una pace duratura anche nel continente africano.
• L’Italia ha intensificato e messo a sistema i suoi interventi verso la regione saheliana ed in particolare verso alcuni paesi, quali il Niger, il Ciad ed il Mali, che con enormi difficoltà operano per contrastare le organizzazioni terroristiche e criminali ed i traffici illeciti che ad esse fanno capo, a cominciare dall’ignobile traffico di esseri umani.
• La strategia sostenuta dalla UE e dai suoi principali Stati membri coniuga iniziative a sostegno dei governi della regione e della lotta al terrorismo; un’azione immediata per contrastare i trafficanti di esseri umani ed accogliere le persone che hanno diritto alla protezione internazionale; interventi di medio-lungo periodo volti a sostenere lo sviluppo economico dei paesi africani. I risultati cominciano ad arrivare, soprattutto grazie al lavoro dei governi dei paesi del Sahel, ai quali va il mio ringraziamento per essere parte attiva in questa alleanza positiva.
• In questo contesto siamo convinti che l’iniziativa G5 Sahel sia essenziale per controllare efficacemente questi fenomeni e abbiamo accolto con grande favore la decisione dei paesi del G5 Sahel di creare, con il sostegno dell'Unione africana, una forza comune.
• L’Italia continua inoltre a garantire il massimo sostegno al Corno d’Africa, chiave per la stabilità dell’intera regione e preda di un complesso e prolungato stato di crisi, aggravata, purtroppo, dal cambiamento climatico che ha prodotto una siccità devastante.
• L’obiettivo strategico, ancora una volta, è quello di creare le condizioni per sicurezza e sviluppo duraturi, che insieme costituiscono la sola via per debellare le gravi minacce transnazionali: estremismo violento, terrorismo e traffici illeciti, pirateria.
• Gli sviluppi positivi in Somalia vanno in tale giusta direzione. L’Italia continuerà a sostenere la nuova leadership somala negli importanti compiti di completamento dei processi elettorali, buona amministrazione, specialmente nelle porzioni di territorio sottratti ad al-Shabab, rafforzamento delle capacità di sicurezza e prosecuzione della lotta al terrorismo nel paese.
• Non posso non ricordare la nostra profonda preoccupazione per la gravissima situazione del Venezuela. L’Italia ribadisce il suo appello ad un dialogo immediato ed in buona fede, che non può prescindere dalle quattro condizioni poste da tempo[dalla Santa Sede]: autorizzazione all'invio di assistenza internazionale, un calendario elettorale chiaramente stabilito, restituzione delle prerogative al Parlamento e liberazione di tutti i prigionieri politici.
• La situazione senza precedenti venutasi a creare richiede una risposta ferma e coesa della comunità internazionale. Siamo impegnati in tal senso in ambito europeo, ma riteniamo fondamentale che si mobiliti tutta la comunità internazionale, anche i tradizionali alleati del Venezuela, nell’interesse stesso del Paese e della sua stabilità, affinché si possa riavviare un percorso politico fondato sul dialogo.
• Guardiamo alla situazione nella penisola coreana con estrema preoccupazione. Le ripetute violazioni delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza da parte della Corea del Nord pongono una chiara minaccia alla sicurezza regionale ed internazionale ed una sfida al regime globale di non proliferazione e al sistema delle Nazioni Unite.
• E’ pertanto fondamentale che la comunità internazionale rimanga coesa e determinata nella propria risposta ed è in questo spirito che abbiamo promosso, come Presidenza G7, una ferma Dichiarazione del Gruppo. E’ cruciale una piena attuazione delle pertinenti Risoluzioni del CdS, inclusa l’ultima adottata lo scorso 11 settembre con cui il Consiglio di Sicurezza ha adottato – all’unanimità - nuove e più stringenti sanzioni nei confronti di Pyongyang. L’Italia ha contribuito a questo forte messaggio nei confronti della Corea del Nord, che deve porre immediatamente fine alla proliferazione missilistica e nucleare e ad ogni azione provocatoria.
• Siamo pronti a cooperare con i nostri partner per continuare ad esercitare pressioni diplomatiche ed economiche sul regime nordcoreano, tenendo sempre presente che le sanzioni devono rimanere uno strumento di una più ampia strategia, mirante ad una soluzione pacifica e definitiva della situazione nella penisola coreana e nell’intera regione.
• Con riferimento al dossier nucleare iraniano, crediamo che la comunità internazionale debba assicurare che il Joint Comprehensive Plan of Action (JCPoA) rimanga una storia di successo nell’ambito degli sforzi globali di contrasto alla proliferazione di armi di distruzione di massa. Allo stesso tempo, siamo convinti dell’importanza di una piena e integrale applicazione della Risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza.
• Al riguardo, prendiamo atto con soddisfazione della conferma da parte dell’AIEA del perdurante adempimento da parte iraniana delle disposizioni del JCPoA e siamo impegnati a continuare a sostenere l’AIEA ai fini dello svolgimento dei compiti di verifica affidatile.
Signori Delegati,
• Regimi autocratici, terrorismo, crisi internazionali, mettono in grave pericolo la pace mondiale.
• Ma noi, noi che siamo le Nazioni Unite, non possiamo, né vogliamo arrenderci. Il Segretario Generale ha fatto della prevenzione una delle sue più alte priorità e l’Italia è con lui in questo.
• Prevenzione dei conflitti, dei disastri naturali e delle crisi umanitarie e migratorie che ne conseguono, causa a loro volta di ulteriore instabilità.
• Prevenzione non significa costruire barriere. Significa, piuttosto, realizzare lo sviluppo inclusivo e sostenibile.
• L’Agenda 2030 traccia, con lucida ambizione, un cammino comune. La ricetta l’abbiamo scritta insieme. Ora dobbiamo attuarla.
• L’Italia è impegnata a fare la propria parte, con politiche che rafforzino la coesione, riducano le diseguaglianze e salvaguardino l’ambiente. E, attraverso la nostra Cooperazione, sosteniamo altri Paesi, in particolare in Africa, in questo percorso.
• In piena coerenza con l’agenda 2030 anche i Leader G7 a Taormina si sono impegnati ad accrescere il sostegno collettivo per la sicurezza alimentare in Africa sub-sahariana; e all’Africa, per la prima volta, è stata dedicata la sessione di outreach del Vertice G7.
• Lo stesso forte impegno ci viene richiesto per la lotta al cambiamento climatico. Il Segretario Generale ce lo ha ricordato anche pochi giorni fa: (cit.) “se non affrontiamo il cambiamento climatico adesso rovineremo molte delle opportunità che i nostri nipoti potrebbero avere di una vita positiva e dignitosa”.
• Siamo pienamente consapevoli della sfida che i cambiamenti climatici pongono. E’ un’emergenza sistemica le cui conseguenze sociali sono già tragicamente evidenti. Basti pensare agli oltre duecento milioni di sfollati che dal 2008 al 2015 sono stati costretti a lasciare le loro terre per i devastanti effetti dei fenomeni climatici.
• Per questa ragione continueremo ad indirizzare sempre più le nostre politiche di cooperazione allo sviluppo sui temi dell’adattamento e della mitigazione del cambiamento climatico. Lo faremo sul canale bilaterale, ma anche attraverso il Sistema delle Nazioni Unite, il cui ruolo consideriamo indispensabile e insostituibile per superare le grandi sfide per il nostro Pianeta e per chi lo abita.
• Le crisi e sfide dei nostri giorni si possono superare, quelle future si possono prevenire.
• Sosteniamo pertanto, convintamente, lo strumento del peacekeeping e i principi di “Sustaining Peace” e di “Peace continuum”, nella consapevolezza che una pace durevole può essere perseguita solo attraverso un approccio multidimensionale lungo l’intero ciclo della pace: dalla prevenzione, alla gestione crisi quando necessario, alla stabilizzazione post-conflitto, fino a percorsi inclusivi di riconciliazione nazionale ed a processi di sviluppo sostenibile.
• L’Italia è fortemente impegnata in ognuna di queste fasi e continuerà ad esserlo con convinzione e concretezza. Sul terreno, continueremo in particolare il nostro impegno in UNIFIL e a fianco del governo libanese, oltre che in tutti i teatri in cui l’Italia è presente a difesa della pace e della stabilità.
Signori Delegati,
• Abbiamo bisogno di un’Organizzazione delle Nazioni Unite sempre più efficace ed efficiente nell’attuare i suoi principi ispiratori, che continuano a rimanere validi e attuali, a distanza di tanti anni.
• Contiamo pertanto sulla leadership del Segretario Generale e sosteniamo pienamente i suoi piani di riforma.
• In tale quadro di rinnovamento rientra evidentemente anche la riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, cui è demandata “la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Anche questa è dunque una delle priorità per noi, e continueremo a promuovere una riforma omnicomprensiva e inclusiva.
• Una riforma che consenta di rendere il Consiglio di Sicurezza maggiormente democratico, efficace e rappresentativo dell’intera membership, che, dall’istituzione delle Nazioni Unite si è nel frattempo evoluta ed ampliata, mentre il Consiglio di Sicurezza, suo organo principale, è rimasto uguale a se stesso.
Signori Delegati,
• L’attuale scenario globale ci chiama a rispondere a molte sfide, che ci dimostrano che la storia non era finita un quarto di secolo fa, come qualcuno aveva creduto.
• Siamo chiamati a rinnovare costantemente le nostre scelte sui valori della pace, dei diritti umani, della democrazia.
• In altre fasi della nostra storia, ben più difficili di quella che viviamo, abbiamo visto questi valori arretrare. Ma sappiamo che, anche nei momenti più difficili, la democrazia può rivivere e crescere.
• Lo sappiamo perché, come ricordò il Presidente Americano Franklin Delano Roosevelt nel 1941, “solo la democrazia ha costruito una civiltà inesauribile, capace di un progresso infinito nel miglioramento della vita umana”.
Vi ringrazio.