Che cosa succede se Kim e Trump continuano a giocare alla guerra
L'ultima minaccia della Corea è il test di una bomba all'idrogeno nel Pacifico. Intanto Giappone e Corea del sud prendono posizione, su due fronti opposti
Tokyo. Come ormai succede da quando il presidente americano si è insediato alla Casa Bianca, alla retorica bellicosa di Donald Trump la Corea del nord risponde con inusuali e preoccupanti messaggi. Ventiquattro ore dopo il discorso del presidente Trump all'Assemblea generale dell'Onu, durante il quale aveva detto che l'America è pronta a "distruggere completamente" la Corea del nord se necessario, riferendosi al leader Kim Jong-un come a un "rocket man", l'uomo dei missili, il primo commento semiufficiale è arrivato dal loquace ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong-ho. Presente all'Assemblea e atteso per il suo discorso che doveva tenersi oggi ma è stato rimandato a domani, Ri ha detto ai giornalisti: "C'è un detto: anche quando i cani abbaiano, la parata continua. Trump sogna se pensa di spaventarci con l'abbaiare di un cane".
Poi, e non era mai successo prima, è arrivata la replica direttamente da Kim Jong-un. La Kcna, l'agenzia di stampa ufficiale nordcoreana, e anche il Rodong sinmun, il quotidiano ufficiale, hanno aperto stamattina con una dichiarazione ufficiale di Kim, e la prima cosa che si nota rispetto ad altri momenti è che il leader nordcoreano parla per la prima volta in prima persona: "Mi piacerebbe suggerire al presidente Trump prudenza nello scegliere le parole e di soppesarle quando fa un discorso davanti al mondo intero", ha detto Kim, spiegando poi che "un cane spaventato abbaia più forte". Il discorso integrale del leader nordcoreano può essere letto qui, ma il punto più importante è questo: "Ora che Trump ha negato la nostra esistenza e insultato me, e il mio paese, davanti al mondo, e ha fatto la più feroce dichiarazione di guerra della storia dicendo di voler distruggere la Corea del nord, stiamo prendendo in considerazione l'esercizio della più forte contromisura della storia. L'azione è la migliore opzione trattando con un rimbambito che, duro di orecchio, dice solo quello che vuole dire".
Ed è stato sempre Ri a spiegare quale potrebbe essere questa "contromisura storica" alla quale Kim Jong-un starebbe pensando. Durante una pausa all'esterno dell'edificio dell'Onu a New York, Ri ha detto ai giornalisti che "potrebbe essere il test di una bomba all'idrogeno nel Pacifico, ma non sappiamo ancora cosa ci ordinerà di fare Kim Jong-un". E' chiaro che la guerra di parole è ormai passata a una questione personale tra Trump – che non vuole lasciarsi sfuggire l'occasione di passare alla storia come il presidente che ha risolto la questione nordcoreana, ma al mondo intero riesce difficile ancora capire la strategia – e Kim Jong-un, il quale sta sfruttando l'opportunità che gli offre Trump per giustificare il suo arsenale bellico (anche e soprattutto come propaganda interna).
L'ennesima crisi arriva nel mezzo di una serie di notizie che riguardano la Corea del nord e i paesi limitrofi. Per esempio la Corea del sud, che continua a concentrarsi sulla sua politica domestica, cercando di allontanarsi dalla strategia di Trump: il governo del presidente democratico Moon Jae-in ha approvato ieri l'invio di 8 milioni di dollari di aiuti al nord, perché "quel tipo di aiuti non devono essere influenzati dalla geopolitica". Durante il suo primo discorso all'Assemblea Onu, Moon ha spiegato che il sud vuole "una riunificazione per assorbimento, non artificiale", smentendo di fatto le parole di Trump. Più vicino a Washington è invece il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Durante la riunione plenaria ha detto che il tempo del dialogo è finito, perché mentre noi cercavamo il dialogo a Pyongyang prendevano tempo per costruire l'arsenale atomico e missilistico. Secondo Abe è arrivato il momento di maggiori pressioni.