Relazioni missilistiche
C’è una ragione perché la tecnologia militare e atomica di Iran e Kim vi sembrano così uguali
Roma. Venerdì le Guardie rivoluzionarie iraniane hanno fatto sfilare per la prima volta alcuni sistemi d’arma durante una parata a Teheran e gli esperti – per esempio Sim Tack dell’agenzia di consulenze Force Analysis – hanno notato subito la somiglianza dei nuovi missili iraniani Khorramshahr con i missili balistici Musudan prodotti in Corea del nord. E’ lo stesso tipo di missile che a febbraio – quando l’Iran lo ha testato – ha fatto reagire con furia (su Twitter) il presidente americano Donald Trump. La somiglianza tra la versione coreana e quella vista adesso in Iran è spiegata dal fatto che si tratta di un’arma sviluppata dalla stessa squadra di esperti. Il missile iraniano Shahab 2 è un calco di quello nordcoreano Hwasoong 6, e il modello iraniano Shahab 3 è una replica del nordcoreano Nodong. Se abbiamo l’impressione che le crisi in medio oriente e la crisi nell’est asiatico siano due dossier differenti, ci sbagliamo. O meglio, lo sono dal punto di vista politico, ma dal punto di vista tecnico è la stessa faccenda: tecnici e materiali vanno avanti e indietro da una parte all’altra con molta discrezione per produrre la stessa tecnologia, trasferire lo stesso know how proibito e arrivare alle stesse armi pericolose.
A fine agosto Reuters ha rivelato l’esistenza di un rapporto confidenziale delle Nazioni Unite che riguarda l’intercettazione di due navi che trasportavano un carico partito dalla Corea del nord e diretto verso il Centro siriano per la ricerca e gli studi scientifici (abbreviato in Sssrc e colpito da sanzioni americane), che dietro il nome molto neutro è l’agenzia della Siria che per quasi tre decenni si è occupata del programma di sviluppo e produzione delle armi chimiche. Un articolo del sito americano National Review nota che il rapporto Onu è molto vago sulla data della cattura, dice “… negli ultimi sei mesi”, che corrisponde più o meno alla data della conquista da parte del governo della città di Aleppo. Il dato è interessante perché nei primi anni Novanta la Corea del nord aveva aiutato lo Sssrc a costruire missili balistici in un centro vicino ad Aleppo. La domanda è: il carico delle navi serviva a fare ripartire le attività? Il 7 settembre quattro jet israeliani hanno fatto saltare in aria un sito dello Sssrc che serviva anche per la produzione di missili, ma era in un’altra zona della Siria.
La collaborazione tra Corea del nord, Iran e Siria non è una storia nuova, fa parte della dottrina militare dei tre paesi, che hanno deciso di cooperare per battere l’isolamento internazionale. Il reattore nucleare siriano in costruzione vicino a Deir Ezzor, distrutto nel settembre 2007 da un raid aereo israeliano, secondo l’ex direttore della Cia Michael Hayden era la copia esatta di un reattore nucleare nordcoreano (un po’ come succede con i missili), e lo sappiamo perché il modello nordcoreano era a sua volta la replica di un reattore britannico di cui i nordocreani erano riusciti a trafugare il progetto. Il reattore siriano era stato finanziato con un miliardo di dollari dall’Iran, che in questo modo voleva duplicare il proprio progetto di ricerca atomica per avere più garanzie in caso di problemi internazionali. Secondo gli articoli di quel mese, nel raid israeliano morirono anche dieci tecnici nordcoreani, a riprova del legame sotterraneo. Insomma, la collaborazione tecnologica tra Corea del nord, Iran e Siria, spesso con successivo raid israeliano a spazzare via lo spazzabile, è uno dei topos politici e militari del medio oriente. Come questa collaborazione raggiunga livelli così avanzati prima di essere scoperta è ancora un mistero.