Il progetto di legge antiterrorismo mette alla prova il governo Macron
L'esecutivo punta a un’“uscita controllata dallo stato d’emergenza”, in vigore dagli attentati del 2015. Ma l’opposizione della destra neogollista e della sinistra giacobina potrebbe complicare il percorso del testo
Parigi. La pausa estiva è finita anche per i deputati, che oggi si sono riuniti all’Assemblea nazionale per dibattere attorno al testo legislativo più delicato della rentrée: il progetto di legge antiterrorismo, promosso dal ministro dell’Interno, Gérard Collomb, con l’obiettivo di avviare “politiche lungimiranti” per “sradicare l’influenza di Daesh” in Francia. “Daesh ha perso la maggior parte del suo territorio, ma è riuscito, attraverso la sua propaganda, a contaminare un certo numero di spiriti”, ha dichiarato l’inquilino di Place Beauvau al quotidiano Sud-Ouest, a due giorni dal bilaterale di Lione tra il capo dello stato francese, Emmanuel Macron, e il primo ministro italiano, Paolo Gentiloni.
“Oggi, la minaccia è principalmente endogena. La futura legge è incentrata sulla sicurezza, ma sappiamo bene che, per sradicare definitivamente Daesh, dobbiamo avviare politiche lungimiranti: porre fine alla disocuppazione di massa che, in alcuni quartieri, tocca il 50 per cento tra i giovani, far svanire quel sentimento di declassamento che colpisce una parte della nostra società, lottare contro l’influenza islamista nelle città e fare in modo che i musulmani di Francia possano farsi portavoce di un islam contemporaneo che non abbia nulla a che vedere con l’islamismo medievale di Daech”, ha spiegato. Con il progetto di legge “che rafforza la sicurezza interna e la lotta contro il terrorismo”, il governo punta a un’“uscita controllata dallo stato d’emergenza”, in vigore dagli attentati jihadisti del 13 novembre 2015, e prolungato per la sesta volta lo scorso luglio fino a ottobre.
Ma l’opposizione frontale dei Républicains (Lr), destra neogollista, e della France Insoumise (Lfi), sinistra giacobina, potrebbe complicare il percorso del testo, già ritoccato al Senato in estate, e modificarne i contenuti (sono 480 gli emendamenti depositati). I primi, a partire da Laurent Wauquiez, favorito a diventare il prossimo presidente del partito che fu di Sarkozy, giudicano il testo troppo timido, e reclamano, tra le misure, un’“incarcerazione preventiva” dei più violenti tra gli individui schedati “S” per radicalizzazione. I deputati di Jean-Luc Mélenchon, invece, hanno bollato il testo come “liberticida”, perché creerebbe “una forma di stato d’emergenza permanente”. Collomb, dal canto suo, fa valere un progetto di legge costruito sull’“equilibrio” fra il rafforzamento della sicurezza e la protezione delle libertà individuali.
Come raccontato da Libération, il gabinetto del ministro dell’Interno ha moltiplicato gli esercizi di pedagogia per evitare dissonanze all’interno del gruppo La République en marche (Lrem). “Prima delle vacanze, temevo il peggio. Siamo tutti d’accordo sulle questioni economiche e sociali, ma questo testo sensibile, che tocca la cultura politica, poteva provocare delle crepe in seno alla maggioranza. Non potevamo fare passi falsi”, ha dichiarato Gilles Le Gendre, vicepresidente Lrem. “Fin dall’inizio di settembre, il gabinetto di Gérard Collomb ha stabilito un contatto diretto con i trentanove deputati della République en marche che fanno parte della Commission des lois. Il lavoro di approfondimento delle misure e i fecondi scambi di opinione che ne sono derivati hanno permesso ai commissari macroniani di ‘costruire una risposta uniformizzata’ da presentare alla maggioranza”, ha affermato Sacha Houlié, deputato Lrem. L’unico emendamento respinto in commissione riguarda la generalizzazione del dispositivo di riconoscimento facciale. Sulle modalità dei domiciliari, sulle libertà concesse ai prefetti in materia di perquisizioni amministrative e all’esecutivo in materia di sorveglianza delle persone e dei loro dati informatici, e sul mantenimento della possibilità di controllare le persone derogando agli accordi di Schengen, invece, c’è stata l’unanimità.
Europe 1, oggi, ha fatto il punto sulle differenze principali tra l’attuale stato d’emergenza e la futura legge antiterrorismo, evidenziando ciò che che è stato mantenuto, abbandonato e aggiunto. Fra i punti principali, i prefetti potranno installare dei perimetri di protezione con misure di ispezione e filtraggio delle persone durante certi eventi, chiudere amministrativamente i luoghi di culto, fino a sei mesi, se questi provocano degli atti di terrorismo o ne fanno propaganda, e ordinare, su autorizzazione del giudice delle libertà e della detenzione del Tpi di Parigi, perquisizioni anche di notte. Il capitolo che il capo dello stato, Emmanuel Macron, e il suo ministro dell’Interno, Gérard Collomb, avranno maggiore difficoltà a difendere dinanzi alla gauche radicale, riguarda il rafforzamento dei controlli alle frontiere, con deroghe agli accordi di Schengen.
Il progetto di legge antiterrorismo prevede controlli d’identità fino a dodici ore (sono sei per Schengen), e l’estensione del loro perimetro “nei pressi” delle stazioni. In nome della lotta contro la criminalità transfrontaliera, il testo istituisce anche una zona di controllo di venti chilometri attorno ai punti di passaggio frontalieri esterni, aeroporti e porti. Per il Monde, che aveva anticipato due settimane fa la ridefinizione delle zone frontaliere e l’estensione massiccia dei controlli d’identità voluta dal presidente Macron, si tratta di una mossa per “blindare l’immigrazione clandestina”.
Ma Collomb, all’origine dell’altro grande progetto legislativo previsto entro l’autunno, la riforma del sistema d’asilo e dell’immigrazione, si è difeso dalle accuse di voler trasformare questa misura in uno strumento di lotta contro l’immigrazione clandestina: “Non c’è una connessione tra questo progetto di legge e quello sull’asilo e l’immigrazione. Non metto insieme le due questioni. Non mantenere un certo numero di controlli alle frontiere, significa sottovalutare la minaccia. Abbiamo visto negli ultimi dossier sul terrorismo che c’erano dei va e vieni tra la Francia e il Beglio e tra la Francia e la Spagna”. Nel tardo pomeriggio, il deputato Lr Guillaume Larrivé ha dichiarato che la destra proporrà un “contro-progetto” al progetto di legge antiterrorismo dell’esecutivo, che prevede, tra le altre cose, l’introduzione di uno stato di fermo di 30 giorni e la creazione di una procura e di una corte antiterrorismo.