I quattro nomi da seguire per capire cosa succede in Germania
I negoziati per il governo a Berlino hanno un unico obbligo: fare in fretta. La Cdu tratta con liberali, verdi e pure con i cugini della Csu. Ma c’è chi dice che forse ci sarà una sorpresa
I negoziati per il governo tedesco sono iniziati. Prima ipotesi: coalizione Giamaica, se la cancelliera cristiano-democratica Angela Merkel riesce a trovare un accordo con i liberali dell’Fdp e i Verdi (e se i liberali e i Verdi van d’accordo tra loro). Questa è l’ipotesi più accreditata, anche se a livello nazionale non è mai stata sperimentata. Ma c’è chi non esclude la possibilità di una nuova grande coalizione: i socialdemocratici dell’Spd hanno già detto di no, ma c’è chi dice che la Merkel non ha perso la speranza.
Ecco alcuni personaggi di cui sentiremo parlare nelle prossime settimane.
Parenti serpenti
di Luca Gambardella
Alla fine il peggior nemico di Merkel potrebbe nascondersi proprio nel giardino di casa, tra gli storici alleati della Csu, partito gemello della Baviera. L’ascesa dell’Alternative für Deutschland (AfD), partito nazional-populista, nella Germania orientale ha fatto perdere molti voti alla compagine bavarese, passata dal 49 per cento del 2013 al 39 di domenica scorsa. Secondo la stampa tedesca, il leader del partito, il 68enne Horst Seehofer, ha le ore contate, considerato che per la Csu la campagna elettorale non è finita e che tra un anno la Baviera tornerà alle urne. C’è un’unica cosa che Seehofer potrebbe fare per mantenere la sua leadership nel partito: spostarsi ancora più a destra e riconquistare i voti che si è aggiudicata l’AfD. La Csu è un partito tradizionalmente più conservatore rispetto alla Cdu, e quando due anni fa Merkel aprì le frontiere ai migranti, per poco non si consumò una storica rottura tra i due partiti. A tracciare il piano “Bavaria first” è stato il ministro dell’Interno della Baviera, Joachim Herrmann, che ha ribadito a Merkel: la necessità di imporre un tetto al numero di richiedenti asilo, da fissare a un massimo di 200 mila persone. “Su questo non cederemo”, ha dichiarato Herrmann. Ma giocare la carta della linea dura sull’immigrazione – ossessione della Csu da un anno e più – potrebbe non essere vincente. Merkel ha già spiegato in campagna elettorale che non ritiene né “pratica” né “garantita” la soluzione del numero massimo dei richiedenti asilo. Non solo, la prospettiva di una coalizione Giamaica rende difficile ipotizzare che i Verdi possano mai accettare una linea tanto intransigente. L’unica possibilità di Merkel e Seehofer resta “la strana alleanza” e di questo il leader della Csu sembra avere una percezione più pragmatica rispetto al suo ministro dell’Interno. Così, Seehofer ha ammorbidito la sua linea: “La questione non è tanto imporre quote di migranti, quanto stabilire delle regole per limitare il numero dei rifugiati”.
Tra i liberali si cerca il nuovo Schaüble
di Paola Peduzzi
Ora che Wolfgang Schaüble, il ministro delle Finanze più celebre e temuto d’Europa, ha lasciato l’incarico per dedicarsi al Bundestag, i liberali dell’Fdp sentono in tasca la loro prima vittoria nei negoziati di governo: quel posto è da sempre nelle loro mire, ma a lungo s’è detto che scalzare Schaüble sarebbe stata dura – e che la Merkel non avrebbe ceduto. Il ministro di ferro ha lasciato invece da solo l’incarico – “prima vittima” del risultato elettorale della Cdu, titola quasi con sollievo il Monde francese – e ora si tratta di capire chi, tra i liberali, vorrà ricoprire quell’incarico. Werner Hoyer, Carl-Ludwig Thiele e Alexander Graf Lambsdorff sono nomi che ci circolano con più insistenza, ma una fonte del Foglio dice che in realtà ci sono almeno altri sei nominativi buoni: “I liberali si preparavano da anni a questo momento”. Il leader del partito, Christian Lindner, non ha smesso i suoi toni sbrigativi: ripete che l’unico mandato per lui valido è quello dato dagli elettori, che tradotto significa che su questioni economiche e sul tetto all’immigrazione non vuole scendere a compromessi. Sulla prima questione, se davvero i liberali dovessero andare alle Finanze, probabilmente l’Europa non sentirebbe grandi differenze rispetto a Schaüble. Internamente invece sì: i liberali vogliono una rivoluzione fiscale con tagli delle tasse che l’ex ministro non ha mai di fatto concesso. Sull’immigrazione il negoziato è complesso: la discussione sul modello da adottare – quello canadese, propongono i liberali – è ancora da fare. Ma non vogliamo perdere tempo, dice Lindner. Se vediamo che non c’è spazio per le nostre idee, tra i cavilli e i capricci, andiamo all’opposizione. E i numeri per Merkel non tornerebbero
Il Verde "realista"
di Eugenio Cau
La guerra allo Stato islamico? Giusta, i terroristi mica li puoi sconfiggere “con i tappetini da yoga”. Le sanzioni alla Russia? “Vanno aumentate”. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan? “Vuole esercitare il suo potere all’interno della Germania”. Le proposte di Macron per una nuova Europa? “Devono essere accettate e spinte oltre”. Cem Özdemir – capo del partito dei Verdi di origini turche, probabile nuovo partner di governo della Merkel nella coalizione formato Giamaica – ha posizioni spesso lontane dall’ortodossia vetero-pacifista di molti suoi compagni, ha un gusto spiccato per la provocazione e un talento per la polemica. Vegetariano, musulmano laico, nato da una famiglia della working class (al contrario della maggior parte dei suoi compagni di partito, facenti parte della classe intellettuale urbana), sposato con una giornalista di origini argentine, Özdemir parte da una piattaforma politica ambientalista, e il suo caposaldo nei negoziati per la formazione di un nuovo governo è: “I Verdi non entreranno in nessun esecutivo che non dia inizio alla fine dei combustibili fossili”. Ma ciò che ha reso Özdemir un astro in crescita nella politica tedesca non è certo l’intransigenza ambientale, anzi. Insieme a Katrin Göring-Eckardt, con cui ha condiviso la leadership del partito, fa parte della corrente “realo” dei Verdi, dove “realo” sta per realista. Non impicchiamoci ai panda e alle pellicce, facciamo politica a tutto campo, coniughiamo l’ambientalismo alla crescita economica, non escludiamo nemmeno una coalizione con il centrodestra della cancelliera, dicevano i due leader – che al realismo però abbinavano la provocazione, per esempio con campagne efficaci per la liberalizzazione della marijuana. Adesso il “realo” Özdemir potrebbe essere ricompensato con il ministero degli Esteri, e uno con una visione di mondo così chiara merita di essere tenuto d’occhio.
La pasionaria dell'Spd
Andrea Nahles è la nuova capogruppo dei socialdemocratici al Bundestag. Ex ministro del Lavoro nella Grosse Koalition di Angela Merkel nell’ultima legislatura, ha 47 anni e una lunga carriera di partito alle spalle. Iscritta a soli 18 anni, creò un circolo socialdemocratico nella sua città natale, Mending, per poi diventare, nel 1995, segretario della giovanile di partito. Laureata in letteratura tedesca a Bonn, nel 2009 fu eletta segretario generale della Spd, ruolo che ha svolto fino alla sua nomina come ministro.
La decisione è stata presa da Martin Schulz subito dopo il risultato di domenica, ed è stata confermata dal partito con oltre il 90 per cento dei voti. Se la Spd manterrà la sua posizione, e deciderà di non entrare nella coalizione di governo, Nahles diventerà automaticamente capo dell’opposizione, ruolo che spetta al leader del gruppo non governativo più grande, e che dà diritto a ribattere per primo al discorso del cancelliere. La sua nomina sposta il baricentro del partito a sinistra: appena nominata ha subito detto ai reporter che l’Spd farà un’opposizione “appassionata” e che “combatterà per tornare al potere in quattro anni”. Nahles ha sempre caratterizzato il suo impegno politico come portavoce dei lavoratori, sia da segretario sia da ministro del Lavoro: è lei che ha contribuito a introdurre il salario minimo nel paese. La scelta di rimanere all’opposizione è stata criticata dall’ex cancelliere dell’Spd, Gerhard Schröder, che ha spiegato in un convegno a Berlino di non essere convinto che sia “ragionevole” un atteggiamento di chiusura nei confronti della Merkel. La dichiarazione di Schröder è dovuta, probabilmente, anche alla posizione che Nahles intende tenere nei confronti della Linke, già alleata dei socialdemocratici nel 2013: “Siamo entrambi all’opposizione, e adesso dobbiamo capire se la Linke smetterà di identificare l’Spd come principale avversario”. L’ambizione non le manca, come riporta la Welt: durante il liceo dichiarò di vedersi, in futuro, come cancelliere o come casalinga.