Misteriosi attacchi acustici ai diplomatici americani gelano i rapporti con Cuba
Washington rimpatria lo staff per difendersi da armi invisibili
New York. Il dipartimento di stato americano ha deciso di riportare in patria la maggior parte dello staff dell’ambasciata a Cuba e ha sconsigliato ai cittadini americani di recarsi nell’isola. Rimarrà a L’Avana soltanto il “personale d’emergenza”, mentre gli altri diplomatici verranno al più presto rimpatriati. Il motivo della decisione sono i misteriosi “attacchi acustici” di cui il personale americano è vittima dalla fine del 2016. Diversi diplomatici hanno manifestato una gamma di sintomi che va dai continui giramenti di testa alle vertigini fino a lesioni cerebrali e alla perdita completa dell’udito. In alcuni casi i traumi sono accompagnati da amnesie e afasie. Le vittime di questi inspiegabili sintomi sono ventuno, e molti raccontano di essere stati esposti a rumori fastidiosi o insopportabili, anche molto diversi fra loro. Qualcuno, invece, non ha sentito alcun rumore, ma i sintomi sono apparsi improvvisamente. Ci sono forti discrepanze negli episodi e nei danni fisici riportati, cosa che rende complicato trovare un pattern che possa portare alla causa. Il fatto che anche dieci diplomatici canadesi siano stati colpiti rende fitto il mistero anche sul versante politico: se non è difficile afferrare i motivi di tensione fra il regime castrista e gli Stati Uniti, non si capisce perché i diplomatici di Ottawa, capitale amica di Cuba, siano fra le vittime.
Gli “attacchi” sono avvenuti in ufficio, nelle residenze – che sono fornite dal governo cubano – e in alcune camere d’albergo dove alloggiavano i diplomatici, motivo per cui Foggy Bottom ha emesso un avvertimento anche per i turisti americani, che dalla riapertura delle relazioni possono recarsi più liberamente nel regime. I dettagli raccontati da alcune vittime complicano ulteriormente lo scenario: parlano di lancinanti ondate sonore localizzate in una stanza, o addirittura in una parte di essa. Qualcuno s’è svegliato si soprassalto nella notte per i fischi assordanti, ma una volta sceso dal letto è ripiombato il silenzio. E’ un rompicapo non solo per gli esperti di intelligence, ma anche per gli scienziati, che non sembrano essere a conoscenza di dispositivi con effetti così precisi e circoscritti. Inoltre, per produrre di danni che le vittime presentano gli apparecchi in questione dovrebbero essere potentissimi: “Danni cerebrali e concussioni non possono essere causati da un’arma acustica. Bisognerebbe mettere la testa dentro una vasca dove sono allineati potenti trasmettitori di ultrasuoni per ottenere effetti del genere”, ha detto il ricercatore del Mit Joeseph Pompei.
Il governo americano ha ammesso l’esistenza di questi attacchi per la prima volta ad agosto, nove mesi dopo che i primi casi sono stati segnalati. A maggio Washington ha espulso due diplomatici cubani come risposta all’incapacità del regime di garantire protezione al personale di stanza a L’Avana, senza tuttavia citare episodi specifici. Ora quella decisione risulta più chiara, anche se il governo continua a fare la massima attenzione a non accusare direttamente il regime per gli attacchi. Il ministero degli esteri cubano nega ogni responsabilità: “Cuba non ha mai permesso né permetterà mai che il territorio cubano venga usato per qualsiasi azione contro diplomatici accreditati o contro le loro famiglie, senza eccezione”, ha dichiarato il ministero in una nota.
Gli investigatori americani e canadesi sono andati a Cuba a indagare: hanno perquisito le case, gli uffici e le stanze d’albergo segnalate alla ricerca di qualche traccia, senza successo. Il segretario di stato, Rex Tillerson, da diverse settimane parla genericamente di “health attacks” nei confronti del personale diplomatico, senza riferimento alla tipologia degli attacchi né alle responsabilità. Qualche giorno fa ha incontrato a Washington il ministro degli Esteri cubano, Bruno Eduardo Rodríguez Parrilla, e non è rimasto soddisfatto dalle garanzie che il suo omologo ha tentato di offrirgli. Così ha deciso di richiamare il sessanta per cento del personale diplomatico, vittima di attacchi che sfidano le leggi della fisica e della politica.
L'editoriale del direttore