Fare la Europe Great Again
Finalmente ci sono condizioni e idee per un superstato europeo
Se gli americani, incuranti del socialismo di stato di Jeremy Corbyn, azzeccano la prima e unica mossa seria dell’èra trumpiana, e portano al 20 per cento la Corporate tax, nonostante il caos primigenio di questa Amministrazione e del Congresso (per adesso solo nove paginette di princìpi, chiacchiere e distintivo, ma niente testo legislativo); se un eventuale governo Giamaica in Germania, fatto salvo l’omaggio al falchismo del fu Schäuble in carico a un ministro della Fdp (liberale), decide sotto la sorveglianza pragmatica e dinamica (dinamica?) della cara Angela di tornare a spendere e aumentare i salari riducendo il surplus che paralizza l’economia europea; se il coro internazionale pro Macron, dalle due rive dell’Atlantico, stampa e cancellerie unificate, diventasse un accordo di sostanza per fare anche solo in parte quel che il presidente monarca francese ha proposto alla Sorbona in quel grande discorso visionario e concreto che i lettori del Foglio hanno potuto apprezzare con un certo anticipo sui commenti mondiali.
Se in Spagna trovano un modo di fare quel che dice Javier Solana, vecchio saggio antifranchista, e perfino la sindaca Ada Colau, Podemos, e cioè la ripresa di una discussione responsabile e legale sui termini dell’autonomia catalana; se gli elettori italiani capiscono che bisogna votare partiti capaci di governare il paese, e mandare a casa formazioni improvvisate e capaci solo di sberleffo… ecco, i se sono molti, ma in questo caso sarà possibile, e pazienza per la temporanea autoesclusione dei britannici per i quali tutti prevedono qualche guaio, bleak outlook, fare o make l’Europa Europe di nuovo grande Great Again.
Claudio Cerasa ci ha già messo le stelline, con un seguito di consensi bestiale, a Firenze il Foglio ci metterà le bollicine dello champagne ottimistico che solum è suo, sarà poco ma abbastanza per finire in un capitolo delle Buone Notizie della Cairo Communication/Corriere della Sera, che è già molto. Sta di fatto che anche solo a leggere i giornali, per non dire a scriverli lontani da ansie da fake news dalle piccole razioni quotidiane di stupidità, viene fuori che nell’ordine delle possibilità – la chiamano finestra di opportunità o window of opportunities, mamma mia – sta entrando la semplice idea di fare sul serio qualcosa di simile a un superstato. Diciamo la verità, il liberoscambismo e la politica di unità monetaria non sono come tali nelle corde, senza una politica fiscale e di bilancio integrata, dell’Europa franco-tedesca, l’unica che si conosca e che mai si conoscerà per evidenti motivi di geografia e storia. Invece di essere rinnegato in nome del piano quinquennale o della nazione a frontiere chiuse, due distopie già sperimentate con costi piuttosto alti, il mercato globalizzato può essere integrato, con tutto il suo ordine o disordine neoliberale sul quale si arrabattano fior di storici sociologi e filosofi, per non parlare degli analisti dei Big Data, da una rete di regole vere che puntino sulla sovranità sovranazionale, sulla democrazia dei popoli dentro e non fuori la dinamica dei loro interessi di innovazione e protezione sociale, e sulla cultura (il capitolo del diritto d’autore è un entusiasmante rivoluzionamento del cannibalismo Gafa ai danni di noi poveri scrivani, e di molti altri produttori di valore).
Tipi come Macron e Merkel hanno studiato. Studiare fa bene. Di Maio lo sa, anche se ce lo nasconde, quanto è effettivamente somaro, fino alla chiacchiera afasica e insignificante. Hanno studiato, i due, ed esprimono interessi nazionali a questo punto convergenti. Nel Financial Times Guntram B. Wolff, direttore del pensatoio economico BruEgel, sostiene con malizia analitica che una forma di mutualizzazione del debito e di solidarietà e riequilibrio è già in atto in Europa, ed è a carico dei governi nazionali e dei loro Consigli europei che arrivano sempre dopo, a cose fatte, e passa altrettanto per le decisioni di crisi quanto per le decisioni di Francoforte (Banca centrale). Tanto vale istituire un superministro delle Finanze europeo, area euro naturalmente, che disponga di un bilancio robusto, e possa agire in funzione preventiva, fatte salve le regole di rigore nei conti da rispettare per ciascuno stato membro. Nascerebbe così una dinamica a due velocità, e un allargamento fattivo e tangibile di confini che salterebbe tutto il disastro della mediazione intergovernativa infinita, mettendo l’Europa in grado di affrontare, o quanto meno di concepire un piano d’azione cauto e graduale, per fenomeni immensi come la finanza e l’industria, la demografia, le migrazioni, la sicurezza, la politica estera e di difesa, e il terrorismo islamico. Non è poco. E’ il nucleo centrale di un Make Europe Great Again di cui il mondo ha un certo bisogno, una soluzione che potrebbe rivelarsi senza perdenti, win-win come dicono gli anglofoni. Insomma, rileggere bene, inforcando la matita e mandando a mente i passaggi decisivi, il discorso di Macron alla Sorbona. Certi discorsi sono vacui e facili, vedi Corbyn, vedi Mélenchon, certi altri rari, e preziosi.