In Portogallo c'è una sinistra che funziona (perché fa quello che dice l'Ue)
Il governo socialista taglia la spesa superflua. Il risultato? Crescita del pil, calo della disoccupazione e vittoria alle amministrative. Un'eccezione europea da studiare
I socialisti del primo ministro António Costa alle elezioni municipali in Portogallo hanno ottenuto il miglior risultato della loro storia: dal 36,7 sono passati al 38,2 per cento dei voti, e da 149 sindaci a 157. Un dato nettamente controcorrente, rispetto al mainstream degli altri partiti socialisti europei, che passando da un disastro elettorale all'altro stanno facendo parlare molti commentatori addirittura di un rischio di estinzione. Un dato nettamente controcorrente rispetto alla vicina Spagna, dove il referendum in Catalogna rischia ora di mettere in crisi la stabilità del paese. Ma è un risultato che arriva grazie a eccezionali risultati economici.
A luglio la disoccupazione è scesa all'8,9 per cento, il dato più basso dal novembre del 2008. A settembre l'agenzia di rating Standard&Poor’s ha tolto i bond del Portogallo dalla lista dei buoni spazzatura, mentre l'indice della Borsa è arrivato a un più 13 per cento da gennaio, record europeo. A sei anni dalla decisione di un paese allora sull'orlo della bancarotta di ricorrere al Meccanismo europeo di Stabilità finanziaria e al Fondo monetario internazionale, la stima di crescita del pil per la fine del 2017 è del 2,4-2,7 per cento, contro l'1,6 precedente. E anche il deficit nel 2016 è stato del 2 per cento del pil, contro il 7,2 del 2014 e il 4,4 del 2015.
“Il Portogallo sta avendo la maggior crescita da un secolo”, dice il ministro dell'Economia, Manuel Caldeira Cabral, che ricorda come gli investimenti siano cresciuti del 10 per cento. C'è un boom del turismo e dell'edilizia, ma sta tornando ad aumentare dall'est europeo anche l'industria automobilistica, sono risorti sia l'agroalimentare sia il tessile e le calzature, e stanno arrivando anche start up tecnologiche, perfino da Dublino. Più in generale l'export di beni e servizi cresce a sua volta a livelli del 9 per cento che sono superiori a quelli tedeschi o olandesi.
Ancora più contro corrente, peraltro, è che questi risultati li abbia ottenuti uno di quei governi che in Francia sono definiti di “sinistra plurale”. In effetti i ministri appartengono tutti al Partito socialista, ma Costa si regge grazie al determinante appoggio del Partito comunista, che è insieme a quello greco il più ideologicamente arretrato di Europa. Oltre a loro c'è il Blocco di sinistra, che si colloca tra Podemos e Tsipras. Insomma, in teoria le premesse ideologiche c'erano tutte per innescare una disastrosa spirale populista-inflazionista. Invece, no. “La coalizione delle sinistre ha superato le aspettative”, riconosce il presidente Marcelo Rebelo de Sousa, che invece viene dal centrodestra. Vari commentatori cercano ora di sostenere che ciò sia dovuto al fatto che il governo di sinistra portoghese ha disobbedito alla Troika, puntando invece su una politica espansiva di tipo keynesiano classico. Altri osservatori fanno notare invece che in realtà il successo di Costa arriva dopo che ha rimesso i conti in ordine, tagliando drasticamente la spesa pubblica superflua.
Il dibattito è tuttora in corso ma, secondo quanto ha detto lo stesso Rebelo de Sousa in un'intervista, “nessuno sapeva come si sarebbe sviluppato l'accordo attorno a un programma di sinistra moderata del Partito socialista con partiti che, in teoria, hanno dubbi sulla Nato, sull'euro, sulle politiche economiche di Bruxelles. I circoli economici internazionali mi dicevano al principio di questa esperienza che erano scettici sulla continuità, sugli impegni europei del Portogallo. Ma dopo i primi due trimestri difficili, con una crescita del pil quasi nulla, il governo ha dimostrato di saper mantenere sotto controllo il deficit”. Secondo il presidente, se crescono sia l'impiego sia il pil è “perché il governo ha deciso con i negoziati del bilancio del 2016 di accettare l'essenziale dell'impegno europeo di Bruxelles”.
É certo che il Portogallo sta economicamente galoppando. È certo che l'elettorato ha premiato Costa, togliendo voti al centrodestra ma anche ai suoi partner di sinistra. È certo pure che il Ps ha tolto ai comunisti oltre un punto e una decina di sindaci proprio facendo campagna contro le tasse troppo alte che mettevano: “Non aiutano né gli imprenditori né le imprese”, è stata la critica. La coalizione tra comunisti e Verdi è scesa dall'11,01 al 9,5 per cento; il Blocco di sinistra, più debole alle amministrative che alle politiche, è passato dal 2,42 al 3,3. Sul centrodestra il Partito Social Democratico (Psd) è sceso dal 16,7 al 16,08; il Centro democratico sociale (Cds) è passato dal 3,04 al 2,56; le liste Psd-Cds uniti, si sono mantenute attorno al 12. Il leader socialdemocratico Pedro Passos Coelho è dato sull'orlo delle dimissioni: a parte i 10 sindaci persi, a Oporto il Psd è crollato dal 21 al 10 per cento, e a Lisbona il suo candidato è arrivato addirittura quarto, superato non solo dalla vincitrice socialista Teresa Leal Coelho, ma anche dalla leader del Cds, Assunção Cristas, e dal candidato comunista.