L'indipendenza catalana passa per le trame politiche di Puigdemont
Le opzioni in mano alle forze politiche secessioniste che detengono la maggioranza al Parlament di Barcellona e il gioco a carte coperte del governatore catalano
Il nuovo giorno fondamentale nel processo indipendentista della Catalogna è il prossimo lunedì 9 ottobre. Per quel giorno le due forze politiche secessioniste che detengono la maggioranza al Parlament di Barcellona – vale a dire Junts Pel Sí, la coalizione del governatore Carles Puigdemont, e la Cup, il partito veterocomunista – hanno indetto una riunione plenaria dell’Aula convocando Puigdemont a parlare dei risultati e degli effetti del referendum, come ha scritto la presidente del Parlament su Twitter.
Poco dopo la convocazione Mireia Boya, deputato della Cup al Parlament, ha detto che il plenum sarà utilizzato per “proclamare l’indipendenza e la repubblica catalana”, e immediatamente è scattata la mobilitazione sui media. La Cup, insieme ai movimenti sociali come Anc e Òmnium, da giorni fa valere la sua forza per costringere il Govern di Barcellona ad adottare la più estrema delle strategie post referendarie: applicare immediatamente la Dui, Dichiarazione unilaterale di indipendenza, fare opposizione totale al governo spagnolo, utilizzare gli arresti e degli scontri di polizia che deriveranno da questa situazione per fomentare l’indignazione locale e internazionale e proseguire una tattica di “mobilitazione totale” in cui più la Guardia civil interviene sui manifestanti più si cementa la teoria di uno stato oppressore.
In realtà, il governatore Puigdemont potrebbe decidere di tenere ancora per un po’ le carte coperte. Junts pel Sí e la Cup sono state molto attente a non registrare per iscritto le ragioni del plenum, e questo concede a Puigdemont ampio margine di manovra, visto che la dichiarazione immediata della Dui è solo una delle opzioni in campo.
Un’altra opzione è che il governatore decida lunedì di mettere in moto il processo verso la Dui annunciando i risultati ufficiali del referendum. Quelli comunicati finora sono infatti risultati “parziali” (questo benché gli ufficiali referendari siano stati fin troppo solerti. In decine di villaggi della provincia i voti emessi sono più degli abitanti censiti), e il governo esita a fare una pubblicazione definitiva. Secondo l’articolo 4.4 della Legge sul referendum approvata dal Parlament (e annullata dal Tribunale costituzionale spagnolo, ma questo poco conta agli occhi di Barcellona) l’annuncio dei risultati ufficiali del referendum è infatti il fischio d’inizio del processo: da quel momento, ci sono 48 ore per approvare la Dui.
Parlando con Bbc News martedì sera, Puigdemont ha detto che la Dui potrebbe arrivare “tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima”. I giornali iberici con fonti all’interno del Palau de la Generalitat dicono però che i dirigenti catalani stanno aspettando un’offerta da Madrid. Annunciare la Dui adesso porterebbe la Catalogna più vicina all’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione, quello che elimina le autonomie regionali e inabilita i governanti locali. I partiti di Madrid sono ancora indecisi sul da farsi, ma il re Felipe VI, nel suo durissimo discorso alla nazione di ieri, sembra aver aperto la strada all’applicazione di misure straordinarie nel caso in cui la situazione dovesse precipitare.
Puigdemont terrà un discorso istituzionale questa sera alle 21, lo stesso orario del discorso del re il giorno prima, e molti quesiti potrebbero risolversi.