Putin accelera la campagna militare in Siria, vuole una via d'uscita chiara
Il coinvolgimento diretto contro lo Stato islamico fa aumentare le perdite russe. Israele chiede all’America più impegno in Siria contro l’Iran
Roma. In queste settimane la Russia accelera la campagna militare contro lo Stato islamico come ancora non era successo da quando è intervenuta nella guerra civile siriana due anni fa. Questo coinvolgimento più intenso fa parte della manovra partita da ovest per strappare la Siria orientale al controllo del gruppo terrorista, soprattutto nella zona di Deir Ezzor, e anche per battere in velocità le forze curde (sotto la sigla SDF) appoggiate dagli americani che scendono nella stessa area da nord. Si tratta di una parte del paese importante perché contiene i pozzi petroliferi, che non sono tanti come in altri paesi arabi ma garantiscono comunque un ricavo discreto. Le SDF già hanno occupato tre quarti dei pozzi di greggio e non è per nulla scontato che abbiano intenzione di restituirli al governo di Damasco, perché potrebbero tenerseli come base economica per la regione autonoma curda che hanno di fatto creato nel nord ovest del paese. Insomma, tutti e due gli schieramenti combattono contro lo Stato islamico, ma lo fanno in un’ottica di rivalità seppure molto controllata e ormai si toccano, sono a pochi chilometri di distanza, senza avere ancora chiaro cosa fare.
Il fastidio arrecato dalla presenza in quella zona dei curdi sponsorizzati dall’America si capisce in modo molto chiaro dalle bordate di propaganda acidissima che partono dai media di stato russi, di basso livello persino per gli standard soliti, che già non sono trasparentissimi. Mosca prima ha accusato l’America di avere salvato con gli elicotteri i capi dello Stato islamico assediati a Deir Ezzor, poi ha messo in giro alcune foto della presenza americana “nelle stesse aree dell’Isis”, che dovrebbero provare l’alleanza “certa” tra Stato islamico, curdi e America e che però sono state scattate quando ormai il gruppo terrorista si era ritirato (lo diciamo per chi fosse distratto: parlare di alleanza tra Stato islamico e SDF mentre queste ultime stanno finendo di vincere la battaglia di Raqqa è patetico. Le SDF stanno prendendo Raqqa, quindi stanno infliggendo all’Isis la sconfitta più cocente della loro storia in Siria). Anche il ministro degli Esteri Sergei Lavrov che di solito è molto compassato e beffardo ha usato parole dure contro i curdi e l’Amministrazione americana.
Questo sprint diretto nella regione di Deir Ezzor per la Russia è un problema, l’attrito della guerra fatta a terra aumenta il numero delle perdite ed è una cosa che il presidente russo Vladimir Putin vuole evitare, perché i sondaggi dicono che i russi a questo punto vorrebbero vedere una fine delle operazioni in Siria (lo dice il centro indipendente Levada) e nel 2018 ci sono le elezioni. Sabato 23 settembre lo Stato islamico ha ucciso con un colpo di mortaio il generale Valery Asapov, 51 anni, l’ufficiale russo più alto in grado in Siria, e un altro alto ufficiale che era con lui in macchina. Grazie a uno scoop di Reuters ora sappiamo che Asapov era a Deir Ezzor non per dare ordini a truppe russe, ma come comandante di una divisione siriana, il cosiddetto Quinto corpo, creato nel 2016. Secondo il giornale libanese as Safir, che simpatizza con Assad, il gruppo libanese Hezbollah aveva mandato alcuni dei suoi ufficiali migliori a servire da embedded nel Quinto corpo fin dall’inizio. Quindi un generale russo e ufficiali libanesi militano in modo organico nelle forze di Assad, per dare compattezza ai soldati siriani, che prima dell’intervento russo nel settembre 2015 erano molto deboli.
La settimana scorsa lo Stato islamico ha lanciato una disperata controffensiva per raccogliere qualche temporaneo successo sul campo e illuminare con qualche buona notizia il discorso del capo Abu Bakr al Baghdadi. La forza della manovra, dedicata al portavoce Abu Mohamed al Adnani, sta già svaporando perché il gruppo perde forza giorno dopo giorno, ma i fanatici hanno fatto in tempo a catturare due contractor russi nel villaggio di Shula, a est di Deir Ezzor. Si tratta non di due soldati regolari, ma di due combattenti assoldati da una compagnia per consentire al Cremlino di minimizzare le eventuali perdite ufficiali. Due giorni fa il gruppo terrorista ha fatto circolare un video breve con i due.
Mosca quindi accelera per non regalare spazio alle forze sponsorizzate dall’America e per districarsi dalla guerra al suolo, ma ci vorrà ancora tempo. E intanto ieri il ministro della Difesa israeliana, Avigdor Liberman, ha chiesto all’Amministrazione americana maggiore impegno in Siria contro “russi, iraniani, siriani e turchi”.
l'editoriale dell'elefantino
C'è speranza in America se anche i conservatori vanno contro Trump
tra debito e crescita