Quei contatti frequenti tra Roma e Haftar che preoccupano Tripoli
Via vai diplomatico e militare, quasi guerra a Sabrata
Roma. L’Italia medita di cambiare cavallo in Libia e di passare dal sostegno per il governo di Fayez al Serraj a Tripoli a quello per il generale Khalifa Haftar signore di Bengasi? C’è tutto un via vai di incontri diplomatici tra Roma e Parigi e di forze militari sul campo, soprattutto a Sabrata, che suggeriscono questa possibilità, giocata com’è ovvio non sul registro dell’alternativa secca – o Tripoli o Bengasi – ma più su quello della puntata su entrambi i contendenti: chiunque vinca, vogliamo essere coperti.
Oggi dovrebbe arrivare a Roma il presidente dell’alto consiglio di Stato di Tripoli, Abdulrahman al Swehli, per incontrare il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano, scrive il sito Maghreb Confidential, attento osservatore di quello che succede in Libia e dintorni. Tre giorni fa a Roma era arrivato un altro rappresentante di Tripoli, il vice del presidente Serraj, Ahmed Meitig. Entrambi sono arrivati a Roma per chiedere la stessa cosa, ovvero che l’Italia non si sbilanci troppo a favore del generale Khalifa Haftar, rivale acerrimo del governo di Tripoli. L’Italia però non può trascurare il generale, perché intanto quello sta prendendo Sabrata, la città costiera a ovest di Tripoli da dove parte la maggioranza dei barconi diretti verso l’Italia. Sabrata è la chiave del piano italiano per ridurre gli sbarchi e chiunque la controlla, e quindi di fatto controlla anche le partenze – o le blocca –, ha un posto nel cuore del ministro dell’Interno italiano, Marco Minniti. A luglio, secondo notizie apparse sui media nelle ultime settimane, gli italiani avevano negoziato con le forze locali di Sabrata – su tutti il clan Dabbashi – un impegno mai visto prima contro i trafficanti in cambio di aiuti anche in denaro. Ad agosto l’ambasciatore italiano Giuseppe Perrone aveva partecipato all’invio a Sabrata di un carico di aiuti medici italiani per l’ospedale locale. Ma ora queste forze locali sono in crisi militare davanti all’avanzata di altre forze, che sono invece legate al generale Haftar. E’ uno di quei casi libici dove si devono pesare le parole con il bilancino: non è che Haftar stia prendendo Sabrata con la forza punto e basta, succede piuttosto che tra le forze che avanzano a Sabrata ci siano anche i suoi – è come se partecipasse a una scalata azionaria, ma in questo caso si investono uomini, mezzi e risorse militari. Non era nemmeno chiaro che ci fossero fino a pochi giorni fa, fino a quando uno dei suoi reparti non ha fatto circolare un annuncio ufficiale. Il fronte anti Haftar a Sabrata (che è anche pro Tripoli, pro Serraj e pro accordo con l’Italia) per ora resiste, c’è un cessate il fuoco e il governo di Tripoli minaccia di intervenire in aiuto e di bombardare con gli aerei, ma non è chiaro fino a quando potrà reggere. Per ora il governo italiano non ha commentato.
Il 28 settembre Haftar era a Parigi per un incontro con il ministro degli Esteri francese, Jean-Ives Le Drian, che l’anno scorso era ministro della Difesa e aveva mandato le forze speciali francesi a Bengasi per aiutare Haftar a vincere la battaglia urbana contro lo Stato islamico e contro un assortimento di milizie islamiste contiguo (ma non Isis). C’è stato anche un incontro molto riservato con il presidente Emmanuel Macron, il secondo dopo quello assieme a Serraj a giugno. Inoltre Haftar ha avuto incontri anche con ufficiali del Cos, che è il raggruppamento delle forze speciali francesi, e con la Dgse, i servizi segreti francesi che si occupano di quello che accade all’estero – con cui è in contatto stretto fin dalla battaglia di Bengasi. A guardare il calendario, Haftar ha incontrato Macron due giorni dopo l’incontro con il ministro Minniti a Roma, secondo incontro in un mese perché il primo era stato a Bengasi il 5 settembre e fu reso pubblico soltanto due giorni dopo. Due incontri in un mese sono abbastanza per far pensare a un cambio in corsa, secondo una teoria politica che considera necessario riuscire a cavalcare l’instabilità irrisolvibile della Libia e a salvare l’obiettivo finale: lo stop al traffico di migranti. Nel giorno del secondo incontro Minniti-Haftar, il ministro Alfano era a Tripoli, come a rappresentare in modo visivo la doppia scommessa italiana per tenere buoni nello stesso momento due fronti che si stanno combattendo.
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