Gli indipendentisti sono minoranza e non sono oppressi, ci dice Nuria Amat
La scrittrice esponente della Societat Civil Catalana: “La maggioranza, in Catalogna, non si riconosce nell'indipendentismo”
Roma. “Stiamo passando un momento molto difficile: prigionieri di un gruppo di golpisti deliranti, che però non ci fanno paura. Da giorni stiamo operando per difendere la nostra libertà e la nostra democrazia. Per domani stiamo organizzando una manifestazione che spero sia monumentale. Tra gli altri verrà a parlare anche Mario Vargas Llosa”. Ad annunciare la mobilitazione è Nuria Amat, scrittrice catalana ed esponente di punta di quella Societat Civil Catalana che da anni cerca di organizzare la maggioranza di catalani che non si riconosce nell’indipendentismo (maggioranza confermata anche al referendum autogestito, con il 42 per cento di affluenza).
“Abbiamo bisogno di un grande appoggio internazionale – dice al Foglio Nuria Amat – E’ necessario che il mondo capisca davvero quel che sta accadendo in Catalogna. Quelli che vogliono l’indipendenza unilaterale sono una minoranza. La Spagna è una democrazia occidentale, e la Catalogna non è oppressa: è una delle regioni più prospere di Spagna e i suoi cittadini godono di un alto tenore di vita, con uno dei più alti gradi di autogoverno di qualsiasi regione d’Europa. Ma da anni chi dice queste cose è sottomesso a ogni tipo di violenza psicologica e a volte anche fisica”.
L’ultimo libro di Nuria Amat s’intitola “Il Sanatorio”. Dal Sanatorio nessuno può uscire, e alla volontà dei suoi abitanti viene inoculata l’inazione e l’accettazione. Guidati da un gruppo di pensatori non conformisti, a un certo punto chi è sempre rimasto in silenzio decide di lottare contro la massa manipolata in cui domina la paura di ribellarsi e si denuncia il dissidente. Un romanzo distopico. E’ una metafora di quel che accade in questo momento in Catalogna? “Il protagonista è una donna, che può essere un alter ego. In realtà lo avevo scritto lo scorso novembre. Mi chiedono: ‘Come hai fatto a prevedere tutto questo?’. E’ compito dello scrittore saper leggere la realtà: ‘Il Sanatorio’ è chiaramente la Catalogna, e ogni altra società che si trovi nella stessa situazione, in cui vengono applicati i metodi di Goebbels per intossicare la gente. Mi sono ispirata anche al Venezuela. Dividere il popolo, mentire, creare un nemico comune”.
Ma da dove viene l’esasperazione indipendentista? “L’indipendentismo in Catalogna c’è sempre stato, ma non c’erano problemi. Eravamo amici, tra indipendentisti e anti indipendentisti. A un certo punto, però, hanno iniziato a usare le istituzioni per dividere. A partire dalla scuola: ho una figlia di 26 anni, alla quale a scuola hanno insegnato una storia del tutto falsa, apposta per inculcare ai giovani il nazionalismo. Il partito che tradizionalmente dirigeva il governo regionale della Catalogna ha utilizzato durante gli ultimi 30 anni il denaro pubblico per promuovere un’agenda separatista attraverso l’educazione e i media locali, e si è finanziato illegalmente con uno schema corrotto in cui i contrattisti dovevano pagare tangenti di almeno il 3 per cento per qualsiasi lavoro pubblico”.
C’è chi dice che la Catalogna deve diventare indipendente ora perché da gennaio il segreto bancario di Andorra scompare… “E’ la verità. In Spagna come in Italia ci sono stati grandi scandali di corruzione, ma gli imputati in Catalogna sono il doppio che a Madrid o in Andalusia, e in galera non è andato nessuno. E intanto le imprese più importanti se ne stanno andando dalla Catalogna. Ultime, Banco Sabadell e CaixaBank: le due banche più importanti”. Un giudizio su Puigdemont? “Un traditore e un imbroglione, che ha truffato la Spagna e la Catalogna allo stesso tempo. Parla di dialogo perché la comunità internazionale dica: poveretto, chiede il dialogo e la Spagna non lo vuole!’. Ma come si fa a dialogare con chi ti punta una pistola sul petto? Posa la pistola, e possiamo parlare!”.
L'editoriale dell'elefantino