E se per arginare i populisti la Merkel volesse spostarsi più a sinistra?
La cancelliera prova a riempire il grande vuoto lasciato dai socialdemocratici per affrontare la questione economica e sociale tedesca. Affossando l'AfD
Roma. Angela Merkel si sposta a sinistra per contrastare l’estrema destra. Così titola lo Spiegel, che in un articolo della settimana scorsa ha analizzato le prime mosse della leader cristianodemocratica, e la sua lettura del voto dello scorso 24 settembre. Beatrice Benocci, ricercatrice all’Università di Salerno e in questi mesi in libreria con “La Germania necessaria” (Franco Angeli editore) spiega al Foglio come e in che misura è vera questa decisione: “E’ un’interpretazione giusta, secondo Angela Merkel la vera spiegazione dell’ascesa dell’Afd è economica e sociale, l’immigrazione, che pure conta, è un tema secondario. La cancelliera intende dare risposte a questi bisogni, e ritiene che non sia necessario rendere più duro il messaggio sulla questione identitaria”.
Insomma, il contrario di quanto teorizzato alla fine degli anni 2000 da Nicolas Sarkozy in Francia, che per arginare l’ascesa del Front national spostò gradualmente il gollismo sui temi dei Le Pen. “La Cdu sta cercando di non farsi imporre l’agenda dall’estrema destra, che è il rischio più grande per la prossima legislatura. Secondo Angela Merkel è il mito del ‘modello tedesco’, del benessere diffuso e della possibilità di un futuro migliore, a essere andato in crisi negli ultimi anni. Sono questi i problemi che vanno affrontati, non altri”. Ma così non si rischia di lasciare troppo campo all’AfD? “Non necessariamente”, spiega Benocci, “in questo momento esiste un vuoto politico in Germania, nessuna forza di governo può intestarsi la questione sociale. Durante la scorsa grande coalizione questa funzione era svolta dalla Spd, oggi, senza i socialdemocratici, non può essere raccolta dai verdi né dai liberali: soltanto la Cdu può cavalcare il tema”. Si tratta, quindi, di una posizione dettata anche dalla necessità di impostare il dibattito pubblico in un determinato modo: “Angela Merkel sta provando ad analizzare un fatto storico, l’estrema destra in Parlamento, causata dalla fine del sogno Germania, che anni fa sembrava raggiungibile e oggi, per alcuni, non lo è”.
La reazione di Angela Merkel potrebbe rischiare di innervosire gli alleati della Csu, il partito cugino dei cristianodemocratici in Baviera, storicamente su posizioni più conservatrici e meno aperte alla politica della cancelliera nei confronti dei rifugiati. Ma, nota lo Spiegel, dopo aver ottenuto rassicurazioni sull’introduzione di un tetto agli arrivi, anche i bavaresi sembrano essere d’accordo sul segnale inviato il 24 settembre: “La questione sociale ha giocato un ruolo fondamentale nelle elezioni”, ha detto Andreas Scheuer, il segretario della Csu, “se vogliamo evitare un aumento dell’elettorato di protesta dobbiamo risolvere queste questioni”.
Il motivo della decisione non è solo ideologico o politico, è anche pragmatico, in piena coerenza con il carattere e lo stile del merkelismo. Secondo Benocci è il segno che la leader cristianodemocratica comprende bene il cuore del paese, e si muove per andare incontro ai suoi sentimenti: “Il mito di Angela Merkel grande temporeggiatrice o opportunista secondo me è non coglie appieno le sue caratteristiche: è un politico che sa capire quando i tempi sono maturi, quando la Germania è pronta per accettare determinate politiche”. Tra l’altro, continua Benocci, un’attenzione particolare ai tedeschi in difficoltà era già emersa durante l’ultimo mandato: “Le politiche meno rigide sull’età pensionabile o l’introduzione di un salario minimo sono leggi che definiremmo di sinistra. E qui si nota l’altra grande capacità della leader cristianodemocratica: rappresentare la continuità e la stabilità”.