Il procuratore speciale Robert Mueller III, che sta indagando sul cosiddetto Russiagate

La difesa di Trump sul Russiagate fa acqua, ma spunta una soluzione (disperata)

Enrico Cicchetti

Tre repubblicani al Congresso sono pronti a presentare una risoluzione per chiedere al procuratore speciale Mueller di ricusarsi, in quanto impedito a giudicare imparzialmente

Il presidente americano Donald Trump parte per un viaggio di dieci giorni in Asia, proprio mentre si trova forse nella fase di più profondo disagio dall’inizio della presidenza. La tempesta scaturita dall’inchiesta sulle interferenze della Russia nella campagna elettorale americana si sta alzando in fretta. L’indagine guidata dal procuratore speciale Robert Mueller ha ricevuto una notevole accelerazione nelle ultime settimane, con l’acquisizione di molti documenti interni alla Casa Bianca. E soprattutto con l’incriminazione di Paul Manaford – ex capo della campagna trumpiana – e del suo braccio destro, Rick Gates. Allo stesso tempo lo scafo della difesa di Trump non sembra essere esattamente pronto a navigare per mari in burrasca. L’ultima traballante trovata in reazione all’inchiesta la rivela oggi il Washington Post, che sostiene ci siano almeno tre repubblicani al Congresso pronti a presentare una risoluzione per chiedere a Mueller di ricusarsi, in quanto impedito a giudicare imparzialmente.

    

 

La risoluzione l’ha scritta il deputato conservatore Matt Gaetz, che si era già fatto notare per aver chiesto l'abolizione dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente. Gaetz accusa Mueller di avere un conflitto d’interessi perché era a capo dell'Fbi quando l'amministrazione Obama ha approvato un accordo che consentiva a un'impresa russa di acquistare un gruppo minerario canadese con interessi negli Stati Uniti. Si tratta dunque di una mossa che mira a delegittimare Mueller. E nasce dall’idea – quasi una boutade – del lobbista Roger Stone, consulente di lunga data di Trump, che all'inizio di questa settimana ha tentato di rimestare le acque intorno all'indagine del consigliere speciale, sfruttando lo scandalo Uranium One.

    

Il presidente Trump aveva già sollevato la questione per accusare Hillary Clinton di corruzione e collusione con una potenza straniera, nonostante le scarse prove di un coinvolgimento della leader democratica. Ma cos’è di preciso questo dossier? Nel giugno 2010, l’industria mineraria Armz Uranium Holding Co. – posseduta dalla Atomenergoprom, a sua volta parte di Rosatom, l’azienda di stato russa nel settore nucleare – cercò di acquisire la maggioranza di Uranium One, un’azienda con base a Toronto ma che svolgeva operazioni con l’uranio negli Stati Uniti. Poiché il minerale è considerato un asset strategico con implicazioni nella sicurezza nazionale, l'acquisizione era stata riesaminata da un comitato di nove agenzie governative, tra cui il Dipartimento di stato, allora diretto dalla Clinton. Il New York Times ha rivelato che, durante l'acquisizione, la fondazione del presidente di Uranium One ha fatto donazioni per 2,35 milioni di dollari alla Clinton Foundation. Le donazioni erano legali ma non erano mai state divulgate pubblicamente dai Clinton.

 

Torniamo ad oggi: che cosa c’entra Mueller in tutto questo? Lunedì scorso il consulente repubblicano Roger Stone ha rilasciato un’intervista al sito conservatore Daily Caller, subito dopo che il procuratore aveva annunciato le accuse a Manafort: "Mueller non può essere procuratore speciale quando lui stesso è sotto inchiesta", ha detto Stone. La chiave della contromossa trumpiana sarebbe dunque il fatto che Mueller, quando era a capo dell’intelligence interna, non avrebbe indagato a sufficienza sulla controversa decisione di consentire alla Rosatom di acquisire la quota di maggioranza della ditta canadese: “Mueller è colpevole di ostruzionismo e copertura in Uranium One”, ha attaccato Stone.

 

“La linea difensiva di Donald Trump dopo i primi colpi dell’inchiesta di Robert Mueller consiste nel minimizzare le accuse, attaccare le fake news ed esercitarsi nell’arte” del benaltrismo, abbiamo scritto su queste colonne. Ora la strategia si sposta sul terreno della delegittimazione. I precedenti tentativi di erodere la credibilità di Mueller evidenziando la sua amicizia con James Comey, suo successore di breve durata come direttore dell'Fbi, erano riusciti solo ad infastidire ulteriormente la base di Trump. Se gli avvocati del presidente gli hanno consigliato di lasciare che Mueller faccia il suo lavoro, accelerando un processo legale che sono convinti alla fine scagionerà il presidente, altri alleati di Trump lo stanno spronando a fare quello che gli viene meglio: attaccare a testa bassa. E alcuni credono di aver trovato un modo per costringere Mueller a dimettersi senza che sia la Casa Bianca a licenziarlo. Una mossa che non sarebbe ben vista dall’opinione pubblica, sebbene legittima – lo fece già Nixon con il procuratore Cox durante lo scandalo Watergate. E che aumenterebbe i sospetti, che già sono stati ventilati, di ostruzione della giustizia da parte di Trump.

   

I critici dicono che il piano dei tre deputati repubblicani è destinato a fallire. Ma il Congressman Gaetz lotterà per costruire un sostegno più ampio alla sua proposta, anche se ha ammesso che non si aspetta nessun appoggio dai democratici e molti repubblicani sostengono ancora il diritto di Mueller di fare il suo lavoro senza interferenze politiche.

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