In una pièce olandese Anna Frank è stata uccisa in un ménage à trois
In “Achter het Huis”, dietro la casa, di Ilja Pfeijffer, la storia è manipolata e la ragazza non è ebrea. De Winter: “Ecco i peggiori antisemiti”
Roma. La manipolazione di Anna Frank è uscita dallo Stadio Olimpico per entrare nei teatri d’Olanda. Ma se il mese scorso l’oltraggio è arrivato da un gruppo di ultras (fra cui un ragazzino di tredici anni), stavolta lo scandalo ruota attorno all’opera di uno dei più blasonati scrittori olandesi. Si tratta di “Achter het Huis”, dietro la casa, l’opera di Ilja Pfeijffer che cancella l’identità ebraica di Anna Frank così come i suoi carnefici nazisti, ambientando la storia dell’autrice del “Diario” ai nostri tempi, per farne la parabola di un litigio domestico, sessuale e famigliare. Nella pièce, Anna non viene uccisa e tutto ruota attorno alle molestie sessuali di Fritz Pfeffer ai danni di Margot Frank, la sorella di Anna. Pfeffer è il dentista ebreo che si nascose con i Frank e che morì nella Shoah. Il quotidiano Volkskrant rende noto che al drammaturgo Ilja Pfeijffer ha fatto causa l’Anna Frank Fonds, l’organizzazione svizzera creata dal padre di Anna, Otto Frank.
A complicare le cose ci sono anche le passate dichiarazioni di Ilja Pfeijffer contro gli ebrei. Un anno fa, il drammaturgo ha scritto di Leon de Winter, forse il più celebre narratore ebreo olandese e lui stesso autore di un’opera sulla famiglia Frank: “Se tutti gli ebrei fossero come Leon de Winter, vedrei la ragione dell’antisemitismo”. L’accusa venne dopo la decisione di De Winter di lasciare il suo editore per aver fatto scrivere un autore belga, Dyab Abou Jahjah, un sostenitore di Hezbollah che ha incitato alla violenza contro gli israeliani e che ha parlato della “sensazione di vittoria” a seguito degli attacchi dell’11 settembre. Troppo, per De Winter. Nel 2015, Pfeijffer ha poi pubblicato un poema in cui fa parlare un palestinese che ha perso la casa e la cui figlia è stata uccisa “da ebrei che hanno calpestato la nostra terra santa con stivali che non possono fare alcun male perché sono di ebrei, a causa di quello che è accaduto prima” (nella Shoah, ndr).
“Pfeijffer vuole mostrare che la storia di Anna Frank è una parabola della crudeltà, con due famiglie che litigano in una casa”, dice al Foglio Leon de Winter. “Questi scrittori toccano l’apice della perversione e del fanatismo antisionista. Per questa gente non c’è limite. E’ la fine della santità dei fatti, tutto quello che di nuovo si crea diventa vero. Non ci sono limiti alla manipolazione della storia. E’ Goebbels più i social media. Così si mette una kefiah al collo di Anna Frank. Per me questa è la forma più pura di antisemitismo. Oggi si dice ad esempio che non ci fu alcun Tempio ebraico a Gerusalemme o che i moderni ebrei non discendono dagli ebrei biblici ma da una tribù del Caucaso. E ora questa piéce sui Frank. Si elimina l’ebraismo dalla storia. Si usa la Shoah contro Israele. Gli ebrei diventano i nuovi oppressori. ‘Guarda cosa fanno ai palestinesi’, ‘guarda quelle due famiglie che litigavano dentro la casa di Anna’. Ora la menzogna è entrata nei principali teatri olandesi. Questa pièce è parte del mainstream. Al Met di New York hanno messo in scena una piéce su Leon Klingohffer (l’ebreo ucciso durante il sequestro dell’Achille Lauro, ndr) totalmente manipolatoria. La menzogna ora viene dal mondo artistico progressista. Da Gerusalemme ad Anna Frank, la storia è usata contro il popolo ebraico. E’ qualcosa di sardonico, di malefico”. Se un grande drammaturgo che accosta gli ebrei israeliani ai nazisti può applicare il Judenrein all’autrice del “Diario” inserendola in un ménage à trois alla Harvey Weinstein, allora il volto di Anna Frank poteva starsene anche sugli adesivi della Lazio senza che gli indignados si ergessero a difensori e il suo nome campeggiare sul treno che la Deutsche Bahn vorrebbe dedicarle. Il “treno Anna Frank”. L’Olocausto sembra diventato come il dibattito sulle fake news. Oggetto di ridicolo.