Il generale che non piace a Macron contrattacca. Con un libro
Il presidente francese aveva criticato il capo di stato maggiore dell’esercito, reo di avere contestato i tagli alla Difesa. Ora de Villiers ha scritto un libro e non è stato tenero nei confronti del capo dell'Eliseo
Il 19 luglio scorso il generale Pierre de Villiers, capo di stato maggiore dell’esercito francese, si dimise dopo un duro scontro con il presidente Emmanuel Macron, causato dalla decisione del governo di diminuire momentaneamente il budget della Difesa di 850 milioni di euro. De Villiers aveva reagito alla notizia durante un’audizione a porte chiuse di fronte alla commissione Forze armate, dicendo che non si sarebbe lasciato “fottere” dalle politiche di riduzione della spesa. La frase era stata naturalmente riportata dalla stampa e Macron, anziché ignorare il commento e risolvere le divergenze in privato, scelse di andare allo scontro.
Prima lo umiliò nel discorso che tradizionalmente il presidente tiene agli ufficiali dell’esercito alla vigilia della festa nazionale del 14 luglio: “Sono io il vostro capo”, disse, “gli impegni che prendo davanti ai nostri concittadini e davanti all'esercito li rispetto senza aver bisogno di pressioni o commenti fuori luogo”. Poi, in un’intervista al JDD che è uno dei settimanali più letti del paese, attaccò direttamente il generale: “Se c'è una divergenza tra il presidente e il suo capo di stato maggiore è il secondo che si dimette”.
Lo scontro fece molto scalpore e rappresentò la prima vera crisi della presidenza Macron: il nuovo giovanissimo capo di stato, primo a non aver fatto il servizio militare, aveva puntato molto sulla sua attribuzione di capo dell’esercito (per la prima visita ufficiale, a poche ore dall’insediamento, il presidente scelse un ospedale militare parigino), e fu parecchio criticato dagli ambienti militari e da gran parte della stampa.
Il generale non aveva mai commentato pubblicamente la sua decisione, sulla quale ha però scritto un libro, “Servir”, in uscita oggi per la casa editrice Fayard. Jean-Dominique Merchet, giornalista dell’Opinion e uno dei massimi esperti di Difesa francese, scrive che si tratta “di un libro, non di un regolamento di conti”, e in effetti attacchi in piena regola, almeno dalle anticipazioni che ha pubblicato il Monde, se ne leggono pochi. Lo stile è coerente con la tradizione dell’esercito, “la grande muette”, il corpo dello stato silenzioso che non commenta ma esegue gli ordini della politica.
Se attacchi diretti non ce ne sono, tuttavia il tono non è tenero nei confronti di Macron. Il generale descrive la situazione di difficoltà dell’esercito, chiamato quest’anno a uno sforzo notevole per fare rientrare la Francia nei parametri di spesa previsti da Maastricht. “Abbiamo già dato più di quanto potevamo”, reclama, “quando gli impegni operativi sono in aumento e il budget in calo, non c’è equità”. Scrive di essersi sentito umiliato dagli attacchi pubblici del presidente: “Dopo avere ascoltato il discorso del presidente della Repubblica ho ritenuto in coscienza che il legame di fiducia tra il capo delle Forze armate e il suo capo di stato maggiore fosse troppo degradato perché io potessi continuare al mio posto”. E conclude sul calore e l’affetto del personale del ministero della Difesa, che lo ha salutato con un lungo applauso molto ripreso da social e televisioni, e che si è mostrato “deluso, quasi in collera per una decisione poco comprensibile. Ma anche fiero di avere avuto un capo andato fino in fondo alle sue convinzioni”.
Il libro esce il giorno successivo all’approvazione da parte dell’Assemblea nazionale del budget della Difesa per il 2018. La legge prevede un aumento di spesa di 1,8 miliardi di euro, come primo passo verso il progetto di riarmo della Francia, che dovrebbe raggiungere il 2 per cento del pil in spese militari entro il 2025. “Il budget aumenta la potenza francese in un contesto strategico pericoloso e incerto. L’aumento di risorse è storico”, scrive in una nota il ministero della Difesa. Uno sforzo, paradossalmente, che va nella direzione richiesta da Pierre de Villiers.
Intanto, lunedì scorso, il nuovo capo di stato maggiore, François Lecointre, è stato ascoltato per la prima volta dalla commissione Forze armate dell’Assemblea nazionale: “L’ultima volta che un capo di stato maggiore si è espresso davanti a voi il suo intervento ha avuto un forte impatto sulla vita politica del nostro paese”, ha esordito. Un avvenimento che il nuovo generale ha mostrato di ricordare molto bene: fedele, senza commenti fuori posto, è riuscito a normalizzare il rapporto tra il presidente e le gerarchie militari. Non era scontato.
L'editoriale del direttore