Un incontro in Uk collega i puntini tra Catalogna, Assange e Russia
Le foto del faccia a faccia tra il fondatore di Wikileaks e Oriol Soler, stratega dell’indipendentismo vicino a Erc, non provano niente, ma aggiungono sospetti alla gran mole di prove sulla strategia russa di destabilizzazione dell’ordine europeo
Roma. Di solito Julian Assange si occupa delle grandi cause. A giudicare dal suo profilo Twitter, il fondatore di Wikileaks rinchiuso nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire alla giustizia tratta dell’America, dell’amata Russia, del Venezuela. Grandi paesi e grandi rivolgimenti internazionali, con poche eccezioni, come la Catalogna. Dallo scorso agosto, Assange ha twittato quasi tutti i giorni sul movimento secessionista catalano, esprimendo con tweet virali sdegno per la “violenza” e la “repressione” che il governo spagnolo usa per distruggere le legittime aspirazioni del popolo di Catalogna. Il 1° ottobre, giorno del referendum indipendentista, la rete di tweet intorno ad Assange ha generato ben 40 mila post tra tweet, retweet e risposte, contribuendo in maniera consistente a generare un discorso pubblico sui social network e sui media favorevole alla causa indipendentista catalana – questi dati provengono da una ricerca recente del Real Instituto Elcano citata da Abc.
L’attività di Assange è concomitante con un aumento di attività dei canali della propaganda russa a favore dell’indipendentismo catalano: secondo uno studio della George Washington University citato dal País, tra il 29 settembre e il 5 di ottobre, vale a dire nei giorni più caldi della crisi catalana, su Twitter, Facebook e altri social media il 78,2 per cento delle opinioni espresse è stato a favore dell’indipendenza, e i vettori della propaganda russa come Rt e Sputnik hanno avuto una eco molto superiore ai media occidentali, grazie anche al fatto che i loro post erano diffusi da account che si sono rivelati essere falsi o automatizzati nell’87 per cento dei casi. La propaganda vicina alla Russia ha usato anche metodi di disseminazione delle fake news già visti altrove in Europa e negli Stati Uniti per aizzare e dividere la società. Per esempio, alcuni siti spagnoli che, come i loro cloni americani ed europei, diffondono notizie di Rt e Sputnik, hanno iniziato a sostenere tra le altre cose che nientemeno che George Soros avrebbe dato finanziamenti al movimento indipendentista. Insomma, l’attività russa o di agenti vicini alla Russia come Assange è sembrata in perfetto concerto con la strategia di comunicazione dell’ormai deposto governo catalano, ma ancora nessuno aveva trovato un collegamento esplicito.
Forse c’è riuscito il País di ieri, che in prima pagina ha documentato un incontro avvenuto il 9 novembre nell’ambasciata ecuadoriana tra Assange e Oriol Soler, stratega dell’indipendentismo vicino a Erc, il partito dell’ex vicepresidente catalano Oriol Junqueras. Il País ha pubblicato le foto dell’incontro di quattro ore ed entrambi gli interessati, Assange e Soler, hanno confermato che sia avvenuto, smentendo di aver parlato di strategie per la crisi catalana. Qui si entra nel terreno della ricostruzione politica, ma Soler è un personaggio chiave, benché poco noto, del movimento indipendentista. Come imprenditore ha fondato il giornale Ara ed è a capo di una cooperativa editoriale che ha realizzato, tra le altre cose, il video virale “Help Catalonia, Save Europe”, che scimmiottando la resistenza ucraina dipinge la situazione in Catalogna come prossima alla dittatura fascista. Il video è stato visto milioni di volte e ripreso immediatamente dal network della propaganda russa. Ma soprattutto, Soler fa parte di quello che i giornali spagnoli hanno definito il “governo ombra” di Carles Puigdemont, un organismo ristretto di quattro persone che ha aiutato l’ex presidente della Generalitat a stabilire le strategie di attuazione del processo indipendentista. Insomma, un incontro non prova niente, ma aggiunge sospetti alla gran mole di prove sulla strategia russa di destabilizzazione dell’ordine europeo. Da ultimo, venerdì scorso, Wired ha pubblicato nuovi dati che mostrano come gli stessi account Twitter strumentali all’interferenza russa sulle elezioni americane avrebbero operato anche per rinvigorire i sentimenti pro Brexit nel Regno Unito.
I conservatori inglesi