A Berlino non c'è ancora il governo, mentre in Baviera si aggira un fantasma
Non si trova soluzione ai lunghi negoziati per il governo tedesco, e iniziano i problemi di leadership
Berlino. I politici tedeschi hanno mantenuto la promessa dello scorso 24 settembre quando la Cdu di Angela Merkel ha vinto le elezioni perdendo quasi il 9 per cento dei voti: il negoziato per varare la coalizione nero-giallo-verde sarà lungo. Due mesi dopo il voto, la cancelliera e i rappresentanti dei cristiano-sociali bavaresi, di Verdi e Liberali hanno concluso ieri sera la fase “esplorativa” del negoziato. Anche questa è una conseguenza diretta dello sbarco al Bundestag di 90 deputati di Alternative für Deutschland: AfD ha reso la Germania più simile agli altri paesi europei con i populisti in Parlamento, ma ha anche ridotto lo spazio di manovra di Merkel. In passato la Cdu ha dimostrato di sapersi rivolgere ora a destra ora a sinistra ma questa volta l’esercizio di stretching va in entrambe le direzioni. Nonostante la meta, l’agognata Jamaika-Koalition, sia chiara a tutti ormai da fine settembre, i tempi lunghi indicano che la distanza politica fra le forze in campo è difficile da colmare. La Csu esige una politica di immigrazione severa, respinta a priori dai Verdi. I Liberali vorrebbero meno tasse sulle imprese, che tutti gli altri vogliono continuare a mungere. Verdi e Liberali sono poi agli antipodi in materia di politica energetica. La stessa distribuzione dei ministeri è complicata, con i Liberali intenzionati a conquistare il ministero delle Finanze, parte delle cui competenze potrebbero però essere assegnate in chiave europea al braccio destro di Merkel, Peter Altmaier. Tornare al voto, dopo un necessario voto di fiducia andato a vuoto come prescritto dalla Costituzione, non farebbe che dare vigore ad AfD, una prospettiva che non piace a nessuno.
In attesa di sapere se dalla fase esplorativa si passerà a quelle negoziale, una delle forze in campo potrebbe affidarsi a una nuova guida. E’ il caso della Csu, il partito cristiano-sociale presente (e padrone) in Baviera. Il congresso della costola più conservatrice dei moderati tedeschi è in programma il 15 e 16 dicembre, giorni in cui la stella del leader Horst Seehofer potrebbe tramontare. Il 68enne già ministro dell’Agricoltura nel primo governo Merkel guida il partito e il Libero Stato di Baviera da quasi due lustri. Il ricco Land meridionale non è solo la casa della Csu ma è un suo feudo. Il suo problema è che fra un anno i bavaresi tornano a votare e la Csu vuole evitare il ripetersi del tonfo dello scorso settembre, quando il partito ha perso il 10,5 per cento dei voti precipitando dal 49 abbondante a un misero 38,8 dei consensi.
Se la sua poltrona scricchiola da fine settembre, Seehofer ha fatto finta di nulla, buttandosi nei negoziati per dare vita al Merkel-quater. A ricordargli invece che è l’ora di fare le valigie ha provveduto il congresso della JU-Csu, ossia dei giovani cristiano-sociali. Riunite a Erlangen, in Franconia, le nuove leve del partito hanno scaricato il Ministerpräsident, candidando alla successione a dicembre l’attuale ministro statale delle Finanze Markus Söder. Non è certo un caso che nel preparare la delegazione del partito incaricata di negoziare la Giamaica a Berlino, Seehofer si sia ben guardato dal coinvolgere Söder. Il piano del governatore uscente è chiaro: presentarsi al congresso come l’uomo che ha strappato concessioni ad Angela Merkel e farsi rieleggere alla testa del partito. Escluso a priori dai colloqui berlinesi – e per questo definito dallo Spiegel “Das Phantom” (il fantasma) – in apparenza Söder parte spiazzato. Tanto più che il ministro 50enne non si distingue politicamente dal suo predecessore. Eppure sono in molti a credere che un po’ di distanza dalla cancelliera gli possa solo giovare. Il voto di protesta per l’AfD ha molto spaventato i dirigenti cristiano-sociali, a partire dai giovani. Anche il capogruppo della Csu al Bundestag, Alexander Dobrindt, ha segnalato che qualcosa non va, e alla domanda di un giornalista se Seehofer abbia ancora un mandato pieno a negoziare con Merkel a nome del partito prima ha detto “certamente sì”, poi pensando al fantasma in attesa del congresso ha aggiunto “abbiamo visto tempi migliori”.
L'editoriale dell'elefantino