Una riunione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (foto LaPresse)

La Russia ha bloccato le indagini sugli attacchi chimici in Siria

Luca Gambardella

Mosca pone il veto al Consiglio di Sicurezza dell'Onu sulla proposta americana di prolungare le indagini sulle bombe al sarin e al cloro lanciate dal regime di Damasco

Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite la Russia ha posto il veto sulla proposta degli Stati Uniti di prolungare la missione che dal 2015 indaga su chi ha compiuto attacchi chimici in Siria e denominata Meccanismo investigativo congiunto. Il mandato della commissione di inchiesta delle Nazioni Unite e dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche scade venerdì e gli Stati Uniti avevano chiesto una proroga di un anno per continuare le indagini. Ma per la decima volta dal 2011 a oggi, Mosca ha posto il veto (anche la Bolivia ha votato no, mentre Egitto e Cina si sono astenuti).

 

A poche ore dalle dichiarazioni ottimistiche rilasciate dalla portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders – che aveva detto di ritenere possibile per Washington lavorare di comune accordo col presidente russo Vladimir Putin – ecco che il caso siriano conferma quanto le cose stiano diversamente. Prima del voto, anche il presidente americano Donald Trump aveva scritto su Twitter di aspettarsi un rinnovo della missione per prevenire nuovi attacchi chimici.

 

Nel caso della Siria, la commissione d'inchiesta dell'Onu accusa il regime siriano di essere il responsabile dei bombardamenti dello scorso aprile nel villaggio di Khan Sheikhoun. Secondo gli investigatori, il regime di Damasco aveva usato gas sarin contro migliaia di civili e anche negli ultimi mesi i ribelli hanno accusato l'esercito siriano di avere usato bombe al cloro. Accuse che la commissione di inchiesta non ha avuto il tempo di verificare, proprio per la fine del suo mandato.

 

La versione della Russia, che da anni sostiene Damasco, è che invece la commissione di inchiesta dell'Onu è schierata politicamente contro il presidente siriano Bashar el Assad e che i veri responsabili dell'attacco sono i ribelli. Una teoria mai provata da Mosca ma ribadita anche stanotte, dopo il voto al Consiglio di Sicurezza, dall'ambasciatore russo all'Onu Vasily Nebenzya: "La febbre anti-Damasco è la sola priorità reale per loro (i membri del Consiglio di Sicurezza, ndr) che hanno manipolato la commissione d'inchiesta per raggiungere i loro scopi". Mosca aveva presentato una seconda bozza al Palazzo di Vetro – in cui chiedeva di cambiare i membri della commissione di inchiesta – che però è stata ritirata dopo il voto negativo sulla proposta americana.

 

Per l'omologo statunitense di Nebenzya, l'ambasciatrice Nikki Haley, la realtà è che Mosca sta cercando di insabbiare il tentativo di trovare gli esecutori e soprattutto i mandanti degli attacchi chimici, permettendo così che questi possano verificarsi di nuovo. "La Russia ha ucciso il meccanismo investigativo. La Russia accetta l'uso di armi chimiche in Siria. Come possiamo fidarci del loro sostegno?", si è chiesta Haley.

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  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.