Vogliono l'indipendenza ma sono incapaci di fare un fotomontaggio
Nella foto del governo "in esilio" scompare un ministro, a metà
Roma. Nelle dittature, se rappresenti un problema politico, scompari. Non solo fisicamente, ma in senso lato. Nell’Unione sovietica di Stalin era frequente che gli ufficiali, gli oppositori, gli artisti scomodi, chiunque rappresentasse una minaccia venisse cancellato dalle foto ufficiali, dai ritratti, dai film. Una forma di riscrittura della storia utilizzata dai totalitarismi, che si volevano inizio e fine della storia, alla quale dedicavano quindi un’attenzione maniacale.
Stalin non inventò nulla di nuovo. La damnatio memoriae era una pena accessoria utilizzata dal diritto romano che comportava la scomparsa da effigi, statue, monete e in generale dalla memoria, appunto, della società. A Roma il prestigio sociale era un affare molto serio, Giulio Cesare divorziò da sua moglie Pompea soltanto perché toccata dal sospetto di adulterio, e pronunciò la famosa frase: “La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto”. Perdere il proprio posto nella storia, insomma, è una pena peggiore della morte.
Gli indipendentisti catalani hanno letto distrattamente la storia e l’hanno trasformata in farsa. Sabato è stato lanciato un sito che afferma di essere il portale del “governo legittimo della Catalogna”, cioè l’ex esecutivo regionale guidato da Carles Puigdemont, scappato in Belgio con altri ministri per non essere arrestato dalle autorità spagnole. L’homepage mostra una foto del vecchio governo al completo in cui manca soltanto un membro, Santi Vila, ex ministro dell’Impresa che aveva deciso di dimettersi poco prima della dichiarazione d’indipendenza. Damnatio memoriae? Sì, ma a metà: chi ha ritoccato la foto aveva dimenticato di eliminare, oltre al busto, anche le gambe di Vila. Così si notavano un paio di pantaloni beige in più, senza legittimo proprietario. Naturalmente l’immagine è stata corretta dopo poche ore, e ora apre il sito senza pantaloni di troppo.
Ma i catalani non sono i primi populisti che cercano di modificare a proprio piacimento il passato. Due settimane fa Francesca Frediani, consigliera della regione Piemonte del Movimento 5 stelle, ha cancellato da una foto di gruppo con Beppe Grillo la ex collega Stefania Batzella, che aveva lasciato il partito in polemica con i metodi di Rousseau: “Lo slogan ‘uno vale uno’, tra i principi fondanti del Movimento, sembra non trovare applicazione all’interno del gruppo”, ha dichiarato. Il fotomontaggio, va detto, era molto credibile, degno dei sovietici: la consigliera Batzella sembrava non essere mai stata all’interno della foto di gruppo.