Il problema non sono i russi, sei tu
Idea interessante: la disinformazione funziona perché siamo scemi
Roma. Di recente il New York Times ha pubblicato un op-ed dal titolo molto eloquente: “We’re With Stupid”. Ricordate quelle magliette con sopra scritto “Sono assieme a uno scemo”? Ecco il senso è quello, ma meno scherzoso. Il pezzo del New York Times sostiene che il problema delle fake news, della disinformazione e della distorsione della democrazia è che viviamo assieme a gente scema. “Sarebbe più facile dormire di notte se potessimo credere che siamo finiti in questo disastro della disinformazione soltanto perché agenti russi hanno disseminato messaggi provocatori che hanno raggiunto 126 milioni di persone su Facebook”. Invece, continua l’autore Timothy Egan, il problema non sono i russi: siamo noi. Ci facciamo ingannare perché molti americani non riescono proprio a svolgere le mansioni base che gli sono richieste come cittadini, scrive: una percentuale enorme della popolazione non riesce a distinguere i fatti dalla finzione. E una percentuale altrettanto enorme non ha la minima idea delle leggi base della propria nazione, quasi un americano su tre non sa nominare nemmeno un singolo settore del governo. Un americano su tre inoltre non riuscirebbe a passare il test con domande semplici sulla storia, la geografia e i valori americani che la legge americana richiede agli immigrati. Contiene domande come “Cosa è successo l’11 settembre 2001?” e il 97 per cento degli immigrati lo passa.
Quello che vale per l’America potrebbe tranquillamente valere anche da noi, dove tanto per fare un esempio l’impennata dell’antivaccinismo (che è una dottrina totalmente basata su una bufala già smentita) ha fatto scendere la percentuale italiana dei vaccinati contro il morbillo sotto a quella dell’India. La sensazione è che la disinformazione ci trova anche qui molto vulnerabili e assai desiderosi di farci abbindolare. Siamo il paese in cui è successo che dopo la puntata di “Gomorra” in cui Malammore ammazza una bambina la gente ha aggredito l’attore che lo impersonava: “Disgraziato! Che hai fatto?” (o era una fake news? Speriamo). Figurarsi il potere che avrebbe una deliberata campagna di disinformazione. Ma qui il tema, enorme, sta già diventando una pagliacciata nella sfida tra renziani e antirenziani. Come scrive il New York Times: “Se lo scopo della campagna russa, appoggiata qui da noi dai media della destra, era di far pensare alla gente che non esiste una verità conoscibile, allora i cattivi già hanno vinto”.
L'editoriale dell'elefantino