Emmanuel Macron, Angela Merkel e Mark Rutte (foto LaPresse)

La famiglia liberale europea alle prese con Macron

Luca Gambardella

Il premier olandese Rutte insorge contro il progetto di riforma del presidente francese: "L'Europa federale non è la risposta"

L'idea di Emmanuel Macron per un'Europa più integrata e riformata nei suoi meccanismi istituzionali e decisionali potrebbe trovare un ostacolo inatteso, quello dei liberali europei che pure, fino a poco tempo fa, erano considerati gli alleati naturali del presidente francese. Ieri, i 60 partiti membri dell'Alleanza dei democratici e dei liberali per l'Europa (Alde) si sono riuniti ad Amsterdam per un congresso ritenuto uno spartiacque, l'occasione solenne per rilanciare il partito al punto da superare le forze tradizionali dei socialisti e dei popolari europei. Per "conquistare l'Europa", questo è stato lo slogan del presidente del partito Hans van Baalen, occorre che la causa liberale si sposi con un partito in grado di essere protagonista sia in patria sia a Bruxelles. E l'identikit corrisponde al movimento del presidente francese, En Marche!: "Macron farà parte della nostra famiglia, abbiamo deciso di cooperare con lui", ha annunciato van Baalen ad Amsterdam, perché "vuole riformare la Francia e una Francia riformata significa un'Europa riformata". Il piano di van Baalen prevede "un'alleanza alla pari" tra i liberali europei e il partito centrista francese da sancire entro il 2019, prima del voto per il Parlamento europeo.

 

Nonostante le rassicurazioni del presidente dell'Alde sulla "cooperazione paritaria" da istaurare tra Alde e En Marche! ("Noi non mangeremo Macron e Macron non mangerà noi", ha sottolineato rassicurante van Baalen) parte dei liberali ha accolto con freddezza il progetto. Il capofila dei perplessi è stato il primo ministro olandese Mark Rutte, che ha scandito parole nette: "L'Europa federale non è la risposta". "L'integrazione fatta solo in nome dell'integrazione non farà che nuocere al sostegno dell'opinione pubblica verso l'Ue", ha aggiunto il premier che in Olanda è riuscito da poco nell'impresa di formare un governo di coalizione, un processo reso ancora più complicato proprio dall'ascesa degli anti europeisti. Se su alcuni punti Rutte è in linea con il discorso programmatico rivolto da Macron alla Sorbona lo scorso settembre, in particolare quelli sulla cooperazione europea per la lotta al terrorismo e l'accoglienza dei migranti, sono le questioni economiche e fiscali a impensierire parte dei membri dell'Alde. Sul futuro dell'unione monetaria, ha spiegato Rutte, "abbiamo bisogno di confrontarci su cosa esattamente voglia fare Macron", in particolare sulla questione più complicata di tutte, quella di un budget dedicato ai paesi dell'Unione economica e monetaria (Uem). Secondo il presidente francese "dovremmo trasferire parte della nostra ricchezza a quei paesi che non hanno fatto le riforme necessarie". "Sarei cauto se dovessi fare parte di un asse franco-tedesco", ha rilanciato il premier che, pur senza citare Macron in modo esplicito, ha contestato le "politiche simboliche" promosse dal presidente francese. "Prima di sviluppare nuove politiche, prima di mettere in piedi nuove agenzie (il presidente francese aveva proposto di creare un organo europeo dedicato all'innovazione e al commercio e di nominare un procuratore generale dell'Ue, ndr), prima di pensare a nuove norme e regolamenti, dobbiamo chiederci: a quali problemi risponde davvero tutto questo?".

 

 

Dalla parte del premier olandese si è schierato anche Christian Lindner, leader dei liberali tedeschi dell'Fdp, considerato l'anti-Macron per eccellenza, soprattutto per la sua visione economica dell'Ue tutta incentrata sull'austerità. "Sono in disaccordo con l'idea di un budget dedicato per l'Uem, non abbiamo bisogno di idee uguali che creano nuove competenze fiscali", ha ribadito il tedesco. Fino a qualche settimana fa, Lindner era impegnato nelle trattative per formare la coalizione del governo con i cristiano-democratici e i Verdi, e la prospettiva di un partito liberale alla guida della Germania aveva alimentato le aspettative dell'Alde. Ma ora, con la scelta di abbandonare il tavolo dei negoziati, il giovane leader è stato accolto al congresso di Amsterdam quasi come un guastafeste, per di più con tendenze ritenute velatamente nazionalistiche e anti europee. Anche ieri Lindner non ha mancato di ribadire che tra i motivi della rottura dei negoziati con Cdu e Verdi c'era proprio la divergenza di vedute sul futuro del motore franco-tedesco dell'Europa, quello teorizzato dal presidente francese e sostenuto da Angela Merkel. E così ieri, a chi gli chiedeva se Macron potesse rappresentare davvero il futuro dei liberali europei, il leader degli spagnoli di Ciudadanos, Albert Rivera, ha dovuto rispondere: "Questa è una domanda da cento milioni di euro".

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.